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Salute

Sensibilità al glutine di origine non celiaca: da Unibo il nuovo sistema di diagnosi

Chi soffre di questa condizione oggi gode di scarsa attenzione clinica, nonostante il numero di potenziali pazienti sia elevatissimo

Un innovativo metodo per la diagnosi della sensibilità al glutine non associabile alla celiachia è stato recentemente sviluppato da un team di ricercatori dell’Università di Bologna guidato da Giovanni Barbara del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, in collaborazione con il Policlinico di Sant’Orsola.

La sensibilità al glutine non associabile alla celiachia

Il termine tecnico è NCGS - Non-Celiac Gluten Sensitivity è una condizione caratterizzata da sintomi gastrointestinali ed extra-gastrointestinali, provocati dall’assunzione di glutine, senza però che vi sia una diagnosi di celiachia. Chi ne soffre manifesta i sintomi caratteristici della malattia celiaca e trae beneficio da una dieta priva di glutine, anche se gli accertamenti clinici escludono la presenza di celiachia o di allergia al glutine.

Diagnosi

Il nuovo metodo di diagnosi – tutelato con una domanda di brevetto la cui titolarità è congiunta tra l’Ateneo e il Policlinico di Sant’Orsola – si articola su due componenti: una soggettiva, che utilizza un questionario sintomatologico somministrato ai pazienti, e una oggettiva, basata su due esami sierologici di laboratorio che identificano dei marcatori specifici di malattia. “Il vantaggio principale del nuovo sistema - sottolinea Giovanni Barbara, docente dell’Università di Bologna che ha coordinato il progetto - è la sua capacità di formulare una diagnosi oggettiva, in contrapposizione all’attuale metodologia basata esclusivamente sui si ntomi riferiti dai pazienti”.

L’incrocio dei risultati, infatti, consente di individuare i pazienti colpiti da sensibilità al glutine non associabile alla celiachia, distinguendoli sia dai soggetti sani, sia da chi presenta altre patologie con sintomi simili, ad esempio la sindrome dell’intestino irritabile e stessa malattia celiaca.

In questo modo, il nuovo metodo – che potrebbe essere implementato anche con un'apposita app per smartphone – permette di legittimare una condizione che oggi gode di scarsa attenzione clinica, nonostante sia elevatissimo il numero di potenziali pazienti. Secondo alcune stime, infatti, la percentuale di popolazione colpita da sensibilità al glutine non associabile alla celiachia varia tra lo 0,6% e il 6%.

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