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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Terapia del dolore, nuova procedura per ridurre la sofferenza: "Così è migliorata la mia qualità di vita"

La testimonianza di Rina, paziente del Bellaria, dove è stato attivato un impianto per la neurostimolazione per pazienti che soffrono di dolori cronici

Nuove possibilità di cura all’Ospedale Bellaria: da poco, il Centro di Terapia del Dolore ha infatti introdotto una nuova procedura per impiantare dei sottili dispositivi, larghi poco più di un capello, da inserire vicino al midollo spinale o ad alcune terminazioni nervose. Il dispositivo, denominato “elettrocatetere”, viene infine stimolato da un generatore di impulsi posizionato sotto la cute. In questo modo, i pazienti che soffrono di dolore cronico possono ridurre in modo significativo la percezione del dolore, anche per patologie per cui altre metodiche sono risultate finora inefficaci. 

Per presentare la novità l’Ospedale Bellaria ha organizzato una conferenza stampa a cui hanno partecipato il direttore generale dell’Ausl di Bologna Paolo Bordon, la direttrice UOC Anestesia, Terapia Intensiva Nord e Terapia del Dolore Stefania Taddei e il responsabile del programma aziendale Terapia del Dolore Emanuele Piraccini.

"Lotta di civiltà sul tema del dolore"

“Aumentiamo l’offerta sul territorio e nei centri specialistici come il Bellaria – ha detto Bordon a margine dell’incontro – con degli impianti di neurostimolazione e agendo in una rete. Oggi, possiamo dimostrare che numeri alla mano, l’attività sulla terapia del dolore è raddoppiata dal 2019 ad adesso. Questa è anche una lotta di civiltà su un tema, quello del dolore, che nonostante una legge nazionale è ancora troppo sottovalutata. L’impegno dei nostri professionisti va quindi nella direzione giusta, con la presa in carico e con il miglioramento di un problema, perché tale è. Per farlo usiamo tutte le tecniche, prendendo in carico su tutto il territorio metropolitano, facendo rete con istituti e ambulatori specifici. I pazienti a cui si rivolge questa nuova tecnologia sono quelli che hanno problemi legati al dolore che si traduce in peggiore qualità della vita e in cronicità. Questi sono temi di conquista sociale: miglioriamo la vita di persone che fanno fatica a svolgere attività quotidiane in maniera ordinaria. Le cose oggi si possono fare meglio grazie all’evoluzione e alle competenze dei nostri specialisti, ma anche agendo in una logica collaborativa tra ambulatori sul territorio, migliorando il dialogo con la medicina in generale e collaborando con professionisti”.

Proprio la logica della rete è, per la direttrice Taddei, un “obiettivo di vita raggiunto. Sono orgogliosa del lavoro fatto e della rete che siamo riusciti a creare su tutto il territorio metropolitano, come gli istituti di Vergato, Bentivoglio e Bazzano. Diminuire il dolore dei pazienti significa dare loro capacità di vita e sociali, oltre che agire sulla depressione che spesso questo tipo di patologie comportano. Il nostro lavoro si estende oltre all’intervento, lavorando sulla formazione in convegni e congressi sul tema e con la collaborazione con moltissimi tipi di professionalità”.

A spiegare nel dettaglio come il dispositivo funziona c’è il dottor Piraccini: “Il sistema prevede due tempi chirurgici. Nel primo momento viene posizionato un dispositivo elettrico poco più grande di un capello al di fuori del midollo spinale. Una volta verificato che sia nella giusta posizione, si fanno dei test elettrici per verificare che il territorio coperto dallo stimolo elettrico sia lo stesso dove il paziente ha dolore. Questo piccolo catetere fuoriesce dalla cute, collegato ad un generatore elettrico di corrente esterno. Dopo circa un mese si valuta il risultato: se il risultato è soddisfacente, con una netta riduzione del dolore e successivo miglioramento della qualità di vita, nel secondo tempo chirurgico il paziente viene nuovamente ricoverato e il generatore di impulsi viene impiantato sottopelle. Alla fine, il paziente avrà un catetere elettrico che passa sotto la cute, a cui sarà collegato il generatore elettrico. Una volta fatto questo, il generatore è permanente: il paziente non deve fare più nulla, se non ricaricare il generatore come qualsiasi dispositivo elettrico”.

Immagine rx dell'elettrocatetere

La testimonianza di Rina

Il dottor Piraccini spiega che gli stimolatori esistono da quarant’anni, ma che naturalmente nel tempo le tecnologie si sono evolute. Il Bellaria è il primo istituto ad utilizzarli per la prima volta in Emilia-Romagna e i pazienti curati sono già tre: ad ora il metodo garantisce una riuscita più che ottima, come dimostrato dalla storia della signora Rina. Rina è una signora di 77 anni di Castel Maggiore, nel bolognese, ed è stata la prima a cui l’Ospedale ha applicato il dispositivo: “Era da tanto che stavo male, ma già dal giorno dopo in cui mi è stato impiantato lo stimolatore sono stata subito meglio. Ho subito fatto dei passi che normalmente non facevo, visto che solitamente usavo il deambulatore. Mia figlia mi ha detto che anche a livello umorale sono cambiata molto. Io sono stata contentissima. Adesso farò il secondo intervento, ma  sto già molto meglio. Ringrazio tutti i dottori perché è dal 2010 che soffrivo di mal di schiena. La mia qualità della vita è migliorata, nonostante abbia fatto l’intervento solamente lo scorso 30 gennaio. Ora sto molto meglio e il dolore alla schiena non c’è più: vorrei fare un monumento a tutti i dottori”.
Come detto, per ora i pazienti trattati con il dispositivo sono stati tre, ma le intenzioni dell’Ausl, una volta che il metodo sarà andato a regime, sono quelle di applicarlo a circa cinquanta persone all’anno. 

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