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Salute

Scoperta Unibo: tumore colon-retto, colpa dell'AKL. "Già disponibili farmaci inibitori"

I risultati dello studio aprono la strada per la prima volta a possibili terapie. In Emilia-Romagna, ogni anno, circa 3.000 persone si ammalano. A Bologna e in tutta la regione dal 2005 è attivo un programma di screening

Secondo le stime fornite dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), il tumore del colon-retto rappresenta il 10 per cento di tutti i tumori diagnosticati nel mondo, ed è terzo per incidenza dopo il cancro del seno femminile (11,7 per cento) e del polmone (11,4 per cento). In Italia, solo nel 2020 ne sono stati registrati quasi 50 mila nuovi casi, in Emilia-Romagna, ogni anno, circa 3.000 persone si ammalano. 

Ora, uno studio guidato dai ricercatori dell’Università di Bologna ha mostrato per la prima volta il ruolo per lo sviluppo della malattia di un recettore di membrana chiamato AKL: una proteina per la quale sono già disponibili farmaci inibitori. 

“I risultati ottenuti da questo studio aprono la strada per la prima volta all’applicazione clinica di un nuovo possibile target terapeutico per il cancro del colon-retto”, conferma Mattia Lauriola, professoressa al Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale dell’Università di Bologna che ha coordinato lo studio. “La portata di questa scoperta è poi resa ancora più significativa dal fatto che già oggi abbiamo a disposizione inibitori molto efficaci del recettore ALK”.

La ricerca internazionale guidata da studiosi dell’Università di Bologna e pubblicata sul Journal of Experimental & Clinical Cancer Research ha mostrato per la prima volta il ruolo centrale per lo sviluppo della malattia di un recettore di membrana chiamato AKL "proteina già nota per avere un ruolo oncogenico (atto a provocare o a favorire la formazione di tumori - ndr) el tumore al polmone", fanno sapere da Unibo. 

Farmacie aderenti Raccolta Screening colon-retto a Bologna 

La scoperta dei ricercatori dell'Alma Mater

Sono stati indentificati e classificati quattro diversi sottogruppi della malattia, basati su altrettanti sottotipi molecolari (CMS - Consensus Molecular Subtypes). La scoperta dei ricercatori dell’Alma Mater si applica ad uno di questi sottogruppi e riguarda la chinasi (enzima - ndr) del linfoma anaplastico (ALK - Anaplastic Lymphoma Kinase): "Una proteina espressa nel sistema nervoso centrale che ne regola la proliferazione, il differenziamento e la sopravvivenza. ALK è nota per avere un ruolo nello sviluppo di diversi tipi di tumore, tra cui quello ai polmoni e il neuroblastoma: la sua espressione diminuisce dopo la nascita, ed è poco presente negli adulti, rendendola quindi un target terapeutico ideale" spiega Unibo, fino ad oggi però il ruolo di questo recettore di membrana era però poco studiato in relazione al tumore del colon-retto ""uesta nuova ricerca ha ora mostrato che la sua espressione è in effetti un elemento determinante per la sopravvivenza dei pazienti di uno dei quattro sottotipi della malattia, quello noto come CMS1. In particolare, pazienti che presentano alti livelli di ALK nel tumore tendono ad avere una sopravvivenza ridotta".

“A partire da questi risultati, abbiamo investigato, con analisi in vitro e in vivo, i possibili benefici di terapie che inibiscono AKL, rilevando che in tutti i casi veniva rallentata la crescita della malattia per il sottotipo CMS1, mentre non si registravano effetti negli altri sottotipi”, spiega Lauriola. “Poiché sono già disponibili diversi farmaci inibitori di AKL, questa scoperta potrebbe portare allo sviluppo di terapie personalizzate, consentendo un passaggio rapido dalla sperimentazione alla fase clinica, con evidenti benefici per pazienti che oggi hanno ancora troppo poche opportunità di cura”.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Journal of Experimental & Clinical Cancer Research con il titolo “The autocrine loop of ALK receptor and ALKAL2 ligand is an actionable target in consensus molecular subtype 1 colon cancer”. I risultati sono stati ottenuti dopo quattro anni di intenso lavoro che hanno visto la collaborazione di una rete internazionale coordinata da Mattia Lauriola, professoressa al Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale dell’Università di Bologna, e dalle ricercatrici Martina Mazzeschi e Michela Sgarzi (prime autrici dello studio), iscritte al terzo anno di dottorato in Oncologia, Ematologia e Patologia.

Per l’Alma Mater hanno partecipato anche: Donatella Romanello, Valerio Gelfo, Alessandra Morselli, Noemi Laprovitera, Cinzia Girone, Manuela Ferracin, Andrea Ardizzoni, Michelangelo Fiorentino e Gabriele D’Uva. Hanno collaborato inoltre patologi dell’Ospedale Maggiore di Bologna, oncologi dell'IRCCS Policlinico di Sant’Orsola, ricercatori del CNR, bioinformatici della Semmelweis University di Budapest (Ungheria) e studiosi dell’Istituto di Biomedicine dell’Università of Gothenburg (Svezia).

Farmacie aderenti Raccolta Screening colon-retto a Bologna 

Cosa fa l'Ausl Bologna

Nell'Azienda USL di Bologna dal marzo 2005, in tutta la regione, è attivo il programma di screening per la prevenzione e la diagnosi precoce del tumore del colon-retto e ha fatto registrare un -30% di mortalità. Tutta la popolazione maschile e femminile residente o domiciliata nel territorio dell’Azienda USL di Bologna, di età compresa tra i 50 ed i 69 anni, viene invitata ad eseguire un test gratuito, per la ricerca del sangue occulto nelle feci (FOBT), con cadenza biennale.

Presentando la lettera di invito, la tessera sanitaria e un documento d'identità, alle farmacie del territorio aziendale che hanno aderito al programma di screening, è possibile ricevere il kit per l’esecuzione dell'esame.
Il cittadino, una volta raccolto il campione di feci, dovrà portarlo nel più breve tempo possibile (e comunque non oltre le 48 ore dalla raccolta) nelle farmacie che hanno aderito.

Se l’esito del test darà risultato negativo (cioè in assenza di sangue occulto nelle feci), il referto arriverà per posta al domicilio e verrà pubblicato anche sul Fascicolo Sanitario. 

Se il campione consegnato non sarà adeguato, cioè non analizzabile, la persona riceverà una nuova lettera invito per ripetere l'esame.

In caso di esito positivo (presenza di sangue nelle feci), la persona sarà richiamata telefonicamente dal personale sanitario del Centro Screening per proporre un appuntamento per un colloquio con personale infermieristico delle unità operative di Gastroenterologia situate negli Ospedali Bellaria, Bentivoglio, San Giovanni in Persiceto e S.Orsola-Malpighi. In queste sedi verranno fornite tutte le informazioni necessarie e verrà programmato il percorso di approfondimento diagnostico ed eventualmente fissato l’appuntamento per la colonscopia presso il Policlinico Sant'Orsola-Malpighi, gli ospedali Bellaria, di San Giovanni in Persiceto, di Poretta e di Bentivoglio. 

Gli accertamenti di approfondimento eseguiti nell’ambito del programma di screening, sono gratuiti. Come per il test di base, non occorre l'impegnativa del medico curante.

Cosa deve fare chi presenta i sintomi

Occorre segnalare al medico curante eventuali sintomi o segni (alterazioni dell’ attività intestinale – diarrea e/o stipsi persistenti , dolore addominale o anale, emissione di feci con sangue e/o muco, perdita di peso senza motivo, ecc.) indicanti un non regolare funzionamento dell’intestino, anche se insorti solo poco tempo dopo l’esecuzione di accertamenti risultati negativi. 

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