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La lotta per la Liberazione, 1943-1945: i monumenti nella Città Metropolitana

In diversi luoghi della Città Metropolitana sono sparse lapidi, ricordi e memorie

La lotta per la Liberazione dal nazi-fascismo nel territorio di Bologna è stata particolarmente dura e incisiva. In diversi luoghi della Città Metropolitana sono sparse lapidi, ricordi e memorie. Ecco i più significativi. 

Sacrario Piazza Nettuno

Nacque per iniziativa spontanea della cittadinanza, che fin dalla mattina del 21 aprile 1945, giorno della Liberazione di Bologna, iniziò a depositare fiori e santini ricordo sul muro di Palazzo d'Accursio che era stato anche teatro di  fucilazioni di partigiani e antifascisti ad opera dei tedeschi e delle Brigate nere.

Oggi il Sacrario raccoglie più di 2000 formelle con i ritratti o i nomi dei caduti e 16 di maggiori dimensioni che riproducono foto dell'epoca.

Certosa: Monumento-Ossario ai partigiani caduti

Inaugurato il 31 ottobre 1959, fu voluto dal Giuseppe Dozza, il sindaco della liberazione di Bologna, che lo affidò a Piero Bottoni, esponente di spicco del Razionalismo. L'opera in cemento e metallo è stata modellata come un tronco di cono con una base sotterranea alla quale si accede con due scale. Lungo un muro circolare sono sistemati 500 loculi contenenti i nomi dei partigiani. Al centro una vasca contenete acqua e cinque figure che si proiettano dal basso verso l'alto. Lungo il cono altre statue ed infine le ultime figure all'esterno dell'imbuto che simboleggiano l'ascensione al cielo. Sul perimetro esterno, in alto, la frase che si ripete quattro volte e che può essere letta da qualsiasi punto "liberi salgono nel cielo della gloria".

Memoriale di Sabbiuno

Eretto a memoria della strage del dicembre del 1944 che vide la fucilazione di decine di antifascisti bolognesi a opera dei militari tedeschi. Collocato sul crinale tra Reno e Savena, un'aula a fianco del monumento ospita una mostra fotografica ed uno spazio dedicato ad attività didattiche per le scuole.

53 massi, su ognuno dei quali è inciso il nome di un trucidato, più un cinquantaquattresimo per ricordare i quarantasette caduti ignoti. Poi, un muro curvo di cemento a vista, alto come una spalla, che rappresenta lo schieramento dei soldati tedeschi: dentro le feritoie, ancorate con supporti cromati e mitragliatrici fuse.

Villa Spada: Monumento alle Cadute partigiane

Il monumento, dedicato alle 128 donne partigiane della provincia di Bologna cadute nel corso della lotta di liberazione, è ospitato all'interno del Parco di Villa Spada. Realizzato nel 1975 dagli architetti del gruppo "Città nuova", autori anche del memoriale di Sabbiuno. 
Il monumento è costituito da un muro di due metri che segue la salita del terreno per circa cinquanta metri e che nella sua parte terminale scompare per divenire lo schienale di una gradinata, ordine superiore di un piccolo anfiteatro rivolto verso la città. Nella stessa area erano state poste statue in cartapesta appoggiate ad una griglia di ferro, realizzate dagli studenti del Liceo artistico con i calchi dei loro corpi. La scelta di materiali deteriorabili era legata all'obiettivo di costruire un monumento da rinnovare nel tempo come la memoria della Resistenza e la partecipazione condivisa al ricordo delle lotte antifascista e partigiana. Nel muro sono collocati 128 mattoni ognuno dei quali riporta il nome di una partigiana caduta inciso direttamente dai ragazzi delle scuole elementari e medie, mentre gli studenti del Liceo artistico F. Arcangeli di Bologna hanno provveduto a decorare le parti rimanenti con affreschi, disegni e composizioni varie. 

Il monumento, uno dei più importanti della Resistenza, frutto del lavoro volontario e coordinato di tanti e gestito dal Comitato per le Onoranze ai Caduti, è stato realizzato nel 1974 su progetto del gruppo "Città nuova", autore anche del Monumento alle Cadute partigiane di Villa Spada.

Memoriale della Shoah

Inaugurato il 27 gennaio 2016 nella nuova piazza realizzata tra via Carracci e il ponte Matteotti, all'ingresso della stazione dell’Alta Velocità. 

Il Memoriale è frutto del progetto di Onorato di Manno, Andrea Tanci, Gianluca Sist, Lorenzo Catena e Chiara Cucina, vincitori del Concorso internazionale voluto dalla Comunità ebraica di Bologna. La giuria che ha esaminato i progetti concorrenti era presieduta da Peter Eisenman, autore del memoriale dell’Olocausto a Berlino.
Due blocchi di acciaio alti 10 metri si fronteggiano convergendo l’uno verso l’altro fino a delimitare una fessura larga appena da far passare una persona. Ai lati, orbite vuote sovrastano il percorso ripetendosi in maniera ossessiva in tutte le direzioni. Rappresentano le celle dei deportati; il vuoto lasciato da chi le occupava.
Ma esiste un’altra faccia del Memoriale: una facciata liscia – dove il perimetro delle celle si indovina solo attraverso lievi sporgenze – pensato espressamente per riflettere suoni, luci e immagini. Il monumento è pensato come un magnete: vuole attirare le persone, farle riflettere, discutere, pensare su quanto è accaduto nella storia: sulla Shoah e sui nomi che lo sterminio ha assunto nelle diverse lingue e culture cha ha cercato di estinguere. 
Le cavità cubiche che si ripetono morbose convergono sul visitatore trasmettendo il malessere che raffigurano. Anche la scelta del materiale – l’acciaio cor-ten che si corrode all’aria aperta – suggerisce l‘oppressione di ciò che rappresenta. Nei blocchi, però, la profondità spaziale assume il ruolo del tempo: sulla faccia interna ciò che è avvenuto, sulla faccia esterna, l’oggi. 
Il Memoriale non è un punto di arrivo, ma la scintilla di un processo culturale e di vita capace di catalizzare interesse, quesiti e una continua riflessione nella città.

(Fonte: Storia e Memoria di Bologna) 

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