rotate-mobile
social

Il film di Bellocchio sul rapimento del piccolo Edgardo a Cannes

Venne prelevato a Bologna dalla polizia dello Stato pontificio e portato a Roma. Le riprese anche in Piazza Maggiore

Aveva 7 anni Edgardo Mortara era ebreo e la sera del 23 giugno 1858 la polizia dello Stato pontificio lo prelevò nella sua casa di Bologna, su ordine dell’inquisitore cittadino, affermando che Edgardo era stato battezzato all’insaputa dei genitori. E' la storia, che avrebbe già interessato in passato il regista Steven Spielberg, narrata nel film "Rapito" di Marco Bellocchio, 83 anni, in questi giorni al Festival di Cannes, dove l'anteprima mondiale, nella serata del 23 maggio, ha raccolto diversi minuti di applausi. 

Le riprese del film che inizialemente è stato intitolato "La Conversione", sono state fatte tra Roccabianca, in provincia di Prma, dove è stata ricostruita la Bologna di metà ottocento, Sabbioneta (Mn) e a gennaio del 2023 in esterna in Piazza Maggiore.

Le scenografie del film La Conversione di Marco Bellocchio

La storia di Edgardo

L’inquisitore di Bologna, il domenicano Pier Gaetano Feletti, era venuto a conoscenza che alcuni anni prima Anna, la giovane domestica cattolica dei Mortara, vedendo il piccolo Edgardo ammalato e credendolo in fin di vita, lo avrebbe battezzato, senza farne parola fino al 1858, quando arrivò alle orecchie di Faletti. Il bambino quindi era da considerarsi cristiano e avrebbe dovuto ricevere un’educazione cattolica. 

Edgardo fu fatto salire su una carrozza che partì immediatamente alla volta di Roma dove fu collocato presso la Casa dei catecumeni, l’istituzione concepita per ospitare ed educare coloro che, forzatamente o per scelta, si convertivano al cristianesimo.

La famiglia si attivò immediatamente, con il sostegno della comunità ebraica bolognese e romana, per riavere indietro Edgardo. I genitori si recarono ripetutamente a Roma riuscendo solo a fargli brevi visite sempre sotto la supervisione degli ecclesiastici che avevano assunto con molto zelo il compito di educare il piccolo Edgardo ai principi del cristianesimo. A Roma Edgardo godette di una particolare attenzione da parte di Pio IX che ne fece il suo “figlio adottivo”. 

La Chiesa, e Pio IX in particolare, fu irremovibile nell’affermare la correttezza dell’avvenuto battesimo e le necessarie conseguenze.

Le conseguenze. Il rapimento di Edgardo fu uno degli ultimi atti del governo pontificio a Bologna dove crollò meno di un anno dopo, il 12 giugno 1859. Fra i primi atti del nuovo regime vi fu l’abolizione dell’Inquisizione e l’arresto, all’inizio del 1860, dell’inquisitore. Padre Pier Gaetano Feletti venne processato, ma fu  assolto poiché il suo operato venne riconosciuto conforme alle leggi in vigore e alle istruzioni dei suoi superiori, tuttavia il suo processo fu una palese rappresentazione dell’avvenuto cambio di regime.
La vicenda assunse ben presto un rilievo internazionale coinvolgendo eminenti personalità della politica e della cultura internazionali, le opinioni pubbliche di vari paesi si mobilitarono e per le comunità ebraiche internazionali fu l’occasione di organizzarsi: in questo clima nacque l’Alliance israélite universelle, che divenne una delle più importanti organizzazioni per la difesa dei diritti degli ebrei. L’Alliance è ancora attiva, con sede a Parigi.

Mentre Bologna cambiava di regime e le opinioni pubbliche liberali di mezzo mondo protestavano per il “caso Mortara”, l’educazione cattolica di Edgardo continuava indisturbata a Roma ancora sottoposta al dominio pontificio. Nel 1870 la presa di Roma sembrò rimuovere anche questo ultimo ostacolo, ma Edgardo non volle ricongiungersi alla sua famiglia.
A sollecitarne il ritorno dai genitori si era presentato il fratello Riccardo che aveva partecipato alla presa di Porta Pia, ma Edgardo, che nel 1867 era entrato come novizio nei Canonici Regolari Lateranensi, rifiutò categoricamente di ricongiungersi alla famiglia. Non solo, per evitare ogni ulteriore pressione abbandonò segretamente Roma per trasferirsi in Tirolo, in territorio austriaco, e successivamente in Francia dove venne ordinato sacerdote adottando il nome di Pio in onore del papa che considerava suo “padre adottivo”.
Per il resto della sua lunga vita Edgardo si dedicò alla predicazione cercando in particolare, con ben poco successo, di convertire gli ebrei. Si schierò sempre in difesa dell’operato della Chiesa nei suoi confronti e di Pio IX in particolare, verso il quale mostrò sempre una totale devozione.
Nel 1907 Edgardo tornò sul tema del suo “rapimento” scrivendo alcuni articoli sui giornali in risposta a Raffaele De Cesare (1845-1928), che aveva dedicato un capitolo al “caso Mortara” in un suo libro: ne scaturì una polemica che riaccese i riflettori sul “caso Mortara”.
Ebbe con la famiglia d’origine contatti abbastanza sporadici e morì a Liegi nel 1940 poco prima dell’invasione nazista. (fonte: Biglioteche di Bologna)

Il nuovo film di Accorsi e il doc sul Pilastro tra le opere sostenute dal Fondo Audiovisivo Regionale

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il film di Bellocchio sul rapimento del piccolo Edgardo a Cannes

BolognaToday è in caricamento