Santo Stefano, la piazza che non era una piazza e le sue “sette chiese”
Curiosità e dintorni su uno dei luoghi simbolo della città di Bologna
Di sera, di giorno, di notte o al mattino: piazza Santo Stefano è sicuramente una delle piazze più belle di Bologna. Poco visibile se non subito prima di arrivarci, è di fatto il continuo di via Santo Stefano, tanto che la via continua con la stessa denominazione sia in un senso che nell’altro, in controtendenza rispetto alla discontinuità che le piazze solitamente danno alla toponomastica delle vie. Anticamente conosciuto come Trebbo dei Beccadelli – dove ‘trebbo’ sta per ‘riunione’ e Beccadelli è il nome della famiglia che ne possedeva le costruzioni tutte intorno – lo slargo di via Santo Stefano era famoso per la grande quercia che vi sorgeva al centro. Attorno al grande albero sembra ci fossero altri piccoli alberi, oltre a delle sedute dove i notabili della città si riunivano per discutere.
All’inizio del Trecento la piazza fu ingrandita con la demolizione di alcune case, a spese delle contrade e delle famiglie della zona, e il terreno venne selciato, apparendo probabilmente simile a come appare oggi. Nel 15 aprile del 1335 (o 1336) la grande quercia al centro dello slargo fu abbattuta da un certo ser Polo di mastro Schiavo Bualelli, in seguito alla cacciata dei Beccadelli invischiati nella guerra intestina tra le famiglie guelfe della città.
Santo Stefano e le 7 chiese, quello che non tutti sanno | VIDEO
Le sette chiese
Piazza Santo Stefano viene chiamata dai bolognesi anche piazza “delle sette chiese” perché sull’area si affaccia la Basilica santuario di Santo Stefano, detta anche “Complesso delle sette chiese”. La costruzione principale risale all’anno 100 d.C. ed era un tempio pagano dedicata alla dea egizia Iside. Su quella stessa costruzione si sono ‘accaniti’ nel tempo vescovi, re e imperatori, i quali hanno reso la struttura, nei secoli, di sorprendente complessità. Dalla piazza alla vista appaiono le facciate di tre delle chiese che compongono il complesso: chiesa del Crocifisso, chiesa del Sepolcro e chiesa dei santi Vitale e Agricola.
La chiesa del Crocifisso ha origine longobarda e risale all’VIII secolo dopo la conquista di Bologna da parte del re longobardo Liutprando. Quella del Sepolcro fu invece costruita nel V secolo dal vescovo di Bologna Petronio, rifacendosi alla Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
La chiesa dei santi Vitale e Agricola è invece la chiesa più antica del complesso: anch’essa fu fatta costruire nel V secolo, probabilmente per volere del vescovo di Milano Ambrogio.
C’è poi la Chiesa del Martyrium, detta anche chiesa del Calvario, c’è l’antica chiesa di San Giovanni Battista (diventata poi presbitero della chiesa del Crocifisso) e c’è l’antica chiesa de’ Confessi (cripta della chiesa del Crocifisso). C’è infine la settima chiesa, quella della Benda, oggi diventata parte del museo di Santo Stefano e reliquiario del plesso.
Svelato, allora, il perché del nome “sette chiese”? Sì e no: sebbene le chiese che si sono ‘sommate’ nel tempo siano effettivamente sette, sull’origine del nome ci sono ancora dei dubi. Si dice che il nome derivi dal progetto iniziale del vescovo Petronio, che era quello di realizzare sette chiese che rappresentassero i luoghi della passione di Cristo, mentre un’altra ipotesi spiega come la chiesa del Sepolcro, proprio quella voluta da Petronio, dovesse avere al suo interne sette piccole cappelle che si rifacessero, come detto, alla Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Sta di fatto che il complesso conta effettivamente sette chiese, ma sull’origine del nome non c’è una risposta sicura.