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S.Orsola: "Mi hanno detto che era stabile, ma poi mio padre è morto"

Una figlia ha deciso di scrivere ai giornali per raccontare le sette interminabili ore che hanno preceduto il decesso del padre: "Non voglio fare causa a nessuno, ma vorrei delle risposte".

"Almeno da morto, vorrei che mio padre trovasse pace. E' da due giorni che mi sembra di scoppiare e come figlia sento di dover fare qualcosa per far sapere che al pronto soccorso ci siamo sentiti abbandonati per sette lunghe ore, fino a quando ci hanno detto che non ce l'aveva fatta". A raccontare le ultime ore del 79enne M.D. è la figlia Laura, che insieme alle sue due sorelle ha ricostruito quell'attesa "troppo lunga, viste le condizioni gravi di un paziente malato da tempo di leucemia", riportata nero su bianco anche in una segnalazione all'URP. 

L'ARRIVO IN AMBULANZA E LA LUNGA ATTESA. "Siamo arrivati al pronto soccorso con l'ambulanza alle ore 18:21 del 23\01\2017 poiché mio padre stava male. Gli è stato assegnato il codice verde nonostate la sua cartella clinica (già in possesso dei medici) nella quale si evincevano tutti i problemi di cui era affetto, tra cui leucemia, problemi alla vescica (varie infezioni alle vie urinarie) e glicemia senza controllo (molto alta o molto bassa: varie volte è stata chiamata l'ambulanza a casa per questo motivo). Dopo due ore di attesa sono andata a chiedere informazioni all'accettazion e  mi è stato risposto che la glicemia era stata controllata ed era nella norma e che c'era ancora molto tempo da aspettare".

"Alle 23 sono tornata all'accettazione per chiedere informazioni - continua Laura - mi è stato di nuovo risposto, in modo molto sgarbato, che i parametri di mio padre erano stabili. A quel punto ho chiesto di vederlo: mi hanno fatto entrare e mio padre era stato 'sistemato' nell'angolo di uno stanzone, senza coperta (tremava pesantemente un po' per la malattia e un po' per il freddo). Alle ore 00:24 è stato preso in carico da un medico che ha chiesto a mio padre il motivo per il quale era stato portato al pronto soccorso. Lui, confuso e ormai incosciente, ha detto: 'non lo so'. Alle ore 00:45 circa sono stata chiamata dalla dott.ssa: mi sono accorta che mio padre stava già molto male, faticava a respirare".

MI RIPETEVANO CHE I PARAMETRI ERANO STABILI, MA POI NON CE L'HA FATTA. "La dottoressa mi ha chiesto se mio padre avesse mai sofferto di insufficienza renale e se avesse avuto dei problemi respiratori. Domande superflue secondo me, se avesse letto la cartella clinica già consegnata a chi di dovere con l'arrivo in ospedale ormai sette ore prima. A quel punto mio padre stava già smettendo di respirare e per più volte, in modo brusco, mi è stato detto di uscire dalla stanza. Mio padre è stato portato in un'altra stanza per la rianimazione, ma è morto. Mi hanno detto che ha avuto un'insufficienza respiratoria. Tutto questo dopo che per tutta la sera mi è stato ripetuto più di una volta che i suoi parametri erano stabili. Se fossero intervenuti prima durante quelle sette ore, forse non sarebbe morto quella notte, anche se non gli restava molto tempo. Trattare così un paziente non può essere considerato professionale". 

La famiglia, che ha consegnato il racconto/report all'ufficio relazioni con il pubblico del Comune, precisa che non è intenzionata a fare causa proprio perchè la volontà è quella di lasciare in pace il padre e organizzare il funerale: "Gli hanno fatto l'autopsia ieri (il 25/01 ndr) e ora attendiamo l'esito dell'esame, anche se sappiamo già che è un arresto cardiaco. Vorremmo solo delle risposte e quelle che ci hanno fornito fino ad ora non ci hanno soddisfatto. Sapevamo che la malattia ce lo avrebbe portato via, ma non in questo modo, non con questa sensazione di essere stati abbandonati dalla sanità". 

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