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Categorie protette: chi sono e cosa fanno, viaggio nel loro inserimento lavorativo

Sono spesso persone che hanno dovuto fare i conti con una malattia piuttosto che con un incidente. Figure sempre più ricercate: dall'industria, al settore farmaceutico piuttosto che nel commerciale

Uomini, tra i 31 e i 40 anni, spesso impiegati nei reparti di produzione, industria e logistica. È questo l'identikit che meglio rappresenta la risorsa media che Adecco ha accompagnato, per conto di svariate aziende, nell'inserimento lavorativo in quanto categoria protetta. I dati sono relativi agli ultimi 5 anni (2015 - 2019); 9.608 sono le persone avviate a livello nazionale.

Le categorie protette sono persone tutelate dalla legge 68 del 12 marzo 1999 intitolata “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”. Si parla quindi di invalidi civili con un'invalidità pari o superiore al 46%, invalidi del lavoro con un'invalidità pari o superiore al 34%; non vedenti (tra i quali rientrano anche coloro che abbiano un residuo visivo non superiore a 1/10 in entrambi gli occhi), non udenti, invalidi di guerra, invalidi civili di guerra e invalidi di servizio; orfani e coniugi superstiti di coloro che siano deceduti per causa di guerra, lavoro e servizio svolto nelle pubbliche amministrazioni e delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata. E ancora, i figli e i coniugi di grandi invalidi per causa di guerra, lavoro e servizio e i profughi italiani rimpatriati.

Come spiega Valentina Pezzoni, People Advisor Adecco nella zona di Bergamo: "Il profilo maggiormente richiesto è la persona con un'invalidità civile superiore al 46%". Risorse che vengono richieste in aziende con più di 15 dipendenti. La legge 68/99 determina infatti l’obbligo per le imprese (dai 15 ai 35 dipendenti) di assumere un disabile, due per quelle attività che hanno dai 36 ai 50 dipendenti; infine, per le imprese con oltre 50 dipendenti, devono riservare il 7% dei posti a favore dei disabili più l’1% a favore dei familiari degli invalidi e dei profughi rimpatriati.

"Per quella che è stata la nostra esperienza, abbiamo inserito nel mondo del lavoro persone che hanno avuto un tumore, piuttosto che diabetici o vittime di incidente - sottolinea la People Advisor Adecco - o ancora persone che hanno avuto dei trascorsi o patologie psichiche". Uomini e donne ai quali è stata data una seconda possibilità, dopo che la vita ha riservato loro momenti di grande difficoltà.

Dal 2015 al 2019 le categorie protette avviate da Adecco, per oltre il 90 per cento dei casi, sono state invalidi civili maschi (58%). Il titolo di studio maggiormente richiesto è stato il diploma mentre la fascia d'età maggiormente impiegata è stata quella tra i 31- 40 anni, di pochissimo superiore a quella che va dai 41-50 anni. 

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"Il lavoro che come Adecco cerchiamo di fare - spiega Pezzoni - è di indirizzare le aziende affinché ci sia un reale inserimento lavorativo". La categoria protetta è una persona che necessita di affiancamento e tutoraggio, lavoro che viene condiviso poi anche con gli altri dipendenti affinché si crei un clima di confronto e condivisione.

"Quando riceviamo il mandato dall’azienda di cercare queste figure - racconta Pezzoni - il nostro lavoro va in due direzioni: cercare di capire la realtà aziendale e fare un lavoro in ottica predittiva, creando relazioni con le coop sociali del territorio e lavorando in sinergia con loro".

Ma come vengono inserite queste persone dal punto di vista contrattuale? "Esistono due opzioni - precisa Pezzoni - la prima, e forse meno conosciuta, è quella che offre alla risorsa un contratto a tempo indeteminato. In questo contesto il datore di lavoro è Adecco e il dipendente lavora per l'impresa che ha affidato il mandato ad Adecco". La seconda è il contratto a tempo determinato o indeterminato, in capo direttamente all'azienda.

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