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Dagli scudetti con il Bologna ad Auschwitz: 79 anni senza Arpad Weisz

Il 31 gennaio del 1944 lo storico allenatore rossoblù perdeva la vita per mano nazista. Solo pochi giorni fa club e Comune lo avevano omaggiato per la Giornata della Memoria 

“Allenatore del Bologna FC, vincitore degli scudetti del 1936 e del 1937 e del Torneo Internazionale dell’EXPO di Parigi nel 1937. Fu deportato e ucciso nel campo di concentramento di Auschwitz”. Questa la targa allo stadio Dall’Ara che, con poche ed essenziali righe, celebra uno dei più grandi personaggi della storia del Bologna FC. Arpad Weisz, prima giocatore e poi allenatore ungherese, ha cambiato la storia del club rossoblù in particolare e del calcio italiano in generale, prima di cadere vittima delle leggi razziali in Italia del 1938. La curva sud del Dall’Ara, detta anche curva Madonna di San Luca, dal 2018 è intitolata a lui.

Chi era Arpad Weisz

Nato in Ungheria da una famiglia ebrea nel 1896, Arpad Weisz combatté per l’Impero austro-ungarico nella Prima guerra mondiale. Terminato il conflitto, cominciò la sua carriera da calciatore, prendendo parte anche alla spedizione – senza mai scendere in campo – dell’Ungheria dell’iconico allenatore Béla Guttmann al torneo olimpico di Parigi 1924. Senza grandi picchi, la sua carriera da calciatore professionista terminò nel 1926 per colpa di un grave infortunio al ginocchio.
Da giovanissimo inizia quindi a interessarsi al ruolo di allenatore: inizia da Alessandria, poi l’Inter (che sarebbe presto diventata Ambrosiana per darsi un tono più ‘italico’), dove vince il suo primo scudetto. Tuttora, è l’allenatore straniero più giovane ad aver vinto questo titolo in Italia. Dopo l’esperienza in nerazzurro si sposta a Bari, poi nuovamente Ambrosiana, Novara e infine Bologna.

I successi con il Bologna

Arpad Weisz diventa allenatore del Bologna di Renato Dall’Ara nel gennaio del 1935, subentrando a Lajos Kovacs, un altro ungherese. Quelli erano gli anni del dominio della Juventus, ma grazie ad una gestione oculata della rosa – utilizzando solo 14 giocatori per tutta la stagione – nella stagione 1935-1936 Weisz riuscì a vincere il terzo scudetto della storia bolognese. Scudetto che vinse anche l’anno dopo, nel 1937, e parallelamente si aggiudicò anche il prestigioso Torneo Internazionale dell’EXPO di Parigi nel 1937, superando in finale il Chelsea per 4-1.

Le leggi razziali

Il 1938 fu l’anno in cui, in Europa, tutto cominciò a precipitare. In Italia furono introdotte le Leggi razziali e Weisz, nonostante l’italianizzazione del nome in Veisz, fu costretto a lasciare il paese. Prima si rifugiò a Parigi, poi in Olanda, a Dordrecht, dove continuò ad allenare la squadra locale per due anni.
Nel 1942 la Germania nazista invase i Paesi Bassi: gli ebrei come Arpad e la sua famiglia furono costretti ad indossare una stella gialla sulla giacca. I figli Roberto e Clara furono espulsi da scuola e allo stesso Arpad fu impedito di lavorare. Il 2 agosto del 1942 la famiglia Weisz fu arrestata dalla Gestapo, la polizia segreta tedesca. La moglie Elena e i figli, dopo un breve periodo nel campo di Westerbork, furono condotti nelle camere a gas di Auschwitz. Arpad fu costretto ai lavori forzati a Cosel, in Polonia, per oltre quindici mesi. Il 31 gennaio del 1944, anche lui fu condotto nelle camere a gas di Auschwitz, dove trovò la morte a soli 47 anni.

Memoria

La stranezza nella storia di Arpad Weisz è che cadde nell’oblio. Per più di sessant’anni, Weisz fu solamente un ricordo sepolto nella memoria degli appassionati di calcio degli anni ’30. A riscoprire la sua figura fu il giornalista sportivo Matteo Marani, che nel 2007 scrisse il libro “Dallo scudetto ad Auschwitz: vita e morte di Arpad Weisz, allenatore ebreo”. 
Il 27 gennaio del 2009, Giornata della Memoria, il Comune di Bologna e il club inaugurarono una lapide a lui dedicata, apposta su uno dei muri portanti della Torre di Maratona dello stadio Dall’Ara. Sergio Cofferati, all’epoca sindaco, parlò di un “gesto di riparazione verso la storia e la memoria di un uomo la cui tragedia è caduta nell’oblio, forse anche a causa della nostra cattiva coscienza”.

Il sindaco e il club per la commemorazione di Arpad Weisz - Foto bolognafc.it-2

La scorsa domenica, 29 gennaio, l’attuale sindaco Matteo Lepore, con i dirigenti e il presidente del Bologna, Joey Saputo, e con il presidente della comunità ebraica cittadina Daniele De Paz, hanno omaggiato Weisz deponendo una corona di fiori sulla lapide. “Si vuole qui ricordare, nel luogo in cui operò, Arpad Weisz – recita l’incisione – allenatore tra i più grandi e innovatore del suo tempo”. 

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