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Gianluca Notari

Collaboratore Cronaca

"Siamo pochini". Cronache da un Dall’Ara ‘alieno’

Storia di un solitario lunedì pomeriggio allo stadio Dall'Ara

Già fa strano andare allo stadio di lunedì. Se poi ci mettiamo la capienza ridotta a sole cinquemila persone, allora la situazione diventa davvero paradossale. E pensare che partite come Bologna-Napoli in passato hanno spesso fatto registrare il tutto esaurito al Dall’Ara. Ma questi ricordi, per adesso, sembrano lontanissimi nel tempo. 
La partita è andata come è andata: il Napoli è più forte, ma il Bologna ci ha provato proprio poco.

Bologna-Napoli, la cronaca del match

Ma come tutti i tifosi da stadio sanno, il risultato conta fino a un certo punto: la prossima partita il seggiolino sarà lo stesso, così come la voce e la passione. 

Transenne, motorini e tifosi

Ho la fortuna di abitare in via Andrea Costa, a neanche mezzo chilometro dall’ingresso dello stadio. Solitamente, in questo breve tragitto, incontro centinaia di tifosi che come me camminano a fatica sui marciapiedi invasi da motorini parcheggiati. Ma non mi lamento: l’appuntamento allo stadio scandisce una ritualità che tutti gli appassionati di calcio conoscono, e io non faccio eccezione. E le transenne: di solito ci sono transenne della polizia ovunque e automobilisti arrabbiati costretti a cambiare strada. Ma non solo: di solito ci sono anche famiglie, coppie e gruppi di amici. Ci sono tanto rosso e tanto blu, e spesso prima delle partite qualcuno si ritrova alla rotonda Fulvio Bernardini per gridare qualche coro di incitamento. 
È lo stadio, semplicemente. Con ogni pro e ogni suo contrario.

Cori e fumogeni: il tifo del Bologna è anche fuori al Dall'Ara | VIDEO

Ecco, provate ora ad immaginare la sensazione di straniamento di ieri. Nessun motorino sui marciapiedi, nessuna transenna a chiudere questa o quella strada. Qualche tifoso c'è, e anzi l'accoglienza all'arrivo del pullman è delle migliori: fumogeni, canti e bandiere. Ma siamo lontani dal solito numero di tifosi.

bologna fc napoli stadio 5-2

“Siamo a un’ora dalla partita e vedere così poca gente qui fuori allo stadio fa davvero strano” mi dice un ragazzo alto di nome Filippo. Lo so, gli rispondo, fa strano anche a me. “Siamo pochini” gli fa eco la signora Annarita, 58 anni e una passione che la porta a venire da Ravenna per tutte le partite casalinghe del Bologna: “Non potevo mancare oggi. Non vedo l’ora di vedere com’è dentro, spero di non sentirmi troppo sola”
Io troppo solo non mi ci sento, perché la tribuna dedicata alla stampa è piena come al solito. Ciò che mi domando, però, è come si possa sentire chi vive lo stadio come forma prima di divertimento.

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Mi chiedo se anche il calcio, come tante forme di aggregazione e intrattenimento, sia destinato alla stessa fruizione smart a cui abbiamo relegato la televisione, il cinema o l’arte. Mi chiedo, fuori da ogni logica di mercato, se abbia senso far giocare le partite in queste condizioni. Non ho una risposta, ovviamente, ma lo spettacolo deprimente di uno stadio forse me ne suggerisce una. “Il calcio è di chi lo ama” diceva uno spot di qualche anno fa. Ecco: io di tifosi, ieri, ne ho visti proprio pochi.

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