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Sinisa, l'esonero dal Bologna e i tifosi divisi

Un divorzio assai sentito. E commentato in queste ore dai sostenitori felsinei e in generale dagli appassionati del pallone. Il tecnico, il guerrieo, il calcio come ragione di vita e lotta. E le società sportive che sono, comunque, aziende

Non si tratta di solo sport. C'è tutta una storia di battaglie e resilienza, lacrime di dolore e  gioia. Passione, orgoglio, fede. Sinisa Mihajlovic significa un po' tutto questo . C'è il mister, tra successi e sconfitte, poi c'è l'uomo. E quello non si discute. E in questo caso si fa forse un po' fatica a discernerlo dal tecnico. Lo dimostrano i messaggi che inondano il web in queste ore calde che seguono l'annuncio del suo esonero. Addio ufficializzato ieri pomeriggio dalla società felsinea, attraverso le parole di Saputo e Bonucci, dalle quali trasuda tutta la pesantezza della decisione. Un po' un matrimonio che finisce.

Spaccato il parere dei tifosi rossoblu, e in generale degli appassionati di calcio, che continuano ad animare i social. Un addio assai sentito, comunque sia. Da un lato c'è chi concorda con la scelta della società, "che è pur sempre un'azienda" e deve guardare ai risultati (poco lusinghieri) e chi si attendeva addirittura dimissioni da parte di Sinisa "perchè si vedeva che non ce la fa più". Dall'altro lato della barricata c'è chi invece vede l'addio del Bologna come una mazzata in un momento di debolezza, chi arriva a bollare il gesto come "vergognoso". 

Univoca però è la percezione e l'ammirazione della forza, dedizione e ostinazione del Mihajlovic -guerriero contro la malattia che l'ha colpito. E il suo attaccamento al calcio. Ragione di vita,  linfa per la lotta contro la leucemia, che dopo una prima vittoria lo scorso marzo è ricomparsa.

Lo testimoniano commenti e post sentiti come quello di un sostenitore che postando uno scatto del mister sottolinea: "È la foto di un guerriero che avrebbe potuto dedicarsi SOLO alla faticosa e pericolosa guerra per salvare la vita e, invece, ha deciso di continuare a fare quella che è la sua passione di vita, ossia adesso allenare, dopo essere stato un calciatore iconico. Lo ha fatto da una asettica, fredda e sterile stanza di ospedale. Seguendo tutto anche quando la lotta per la vita, probabilmente, non gli lasciava energie..." E chi arriva a leggerlo come  foriero di un messaggio di forza e positività: "La vicenda umana e la malattia.  Affrontata a muso duro e con grande coraggio. Un esempio per tanti che combattono quella stessa terribile battaglia".

Tra i rossoblu che hanno  dedicato un saluto al mister c'è anche Patrick Zaki, lo studente di Alma Mater finito al centro della brutta vicenda giudiziaria in Egitto, sostenitore dei rossoblu, via social ha scritto: "Un grande allenatore, ti auguro tutto il meglio per i prossimi passi".
 

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