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Gianluca Notari

Collaboratore Cronaca

Il cronista e la Città 30

Quando i politici incontrano la politica, il cronista è un uomo stanco

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Ieri è stata giornata di commissioni, con diverse sessioni che si sono susseguite dalla mattina al pomeriggio. Consiglieri intervenuti: decine. Ore trascorse: diverse. Notizie: zero. Tutti gli ordini del giorno vertevano, più o meno celatamente, sulla Città 30. L’intera giornata è stata un rincorrersi di accuse e contro accuse sulla bontà o meno della delibera che tremare gli automobilisti fa (la citazione è liberamente ispirata ad un famoso slogan dei tifosi del Bologna).

Se da una parte, diciamo da destra, si insiste sull’insensatezza del provvedimento, e sulla necessità di un referendum consultivo, dall’altra, diciamo da sinistra, si citano gli esempi delle altre città che, in giro per l’Italia e per l’Europa, hanno già adottato – totalmente o parzialmente – lo strumento della Città 30. C’è Simona Larghetti, eccezionalmente seduta su una sedia e non sulla sella di una bicicletta, che fieramente ricorda la sua militanza da attivista per una mobilità green e sostenibile, citando i volantini per sensibilizzare i cittadini sui benefici della riduzione dei limiti di velocità stampati e distribuiti già dieci anni fa. C’è il consigliere - nonché ex assessore - Claudio Mazzanti, che nel tempo dei canonici cinque minuti di intervento mette in fila tutti i recenti insuccessi degli alfieri della destra cittadina nelle battaglie perse a suon di referendum, di cause civili, di elezioni.

Di contro c’è chi invita la maggioranza a guardare in casa propria, come il consigliere Francesco Sassone, accusando la giunta di fare inutile sfoggio di una certa spocchiosità, basata su una presunta altezzosità morale che certo cozza con chi si professa democratico e inclusivo. C’è chi, come Nicola Stanzani, crede che in fondo, se la Città 30 era già nel programma di mandato, non sarebbe poi un grande problema sentire nuovamente il polso dei cittadini votanti. Una sorta di Midterm elections al profumo di ragù. E poi c’è chi propone, firma, azzuffa e rilancia, organizza e pensa, crede, spera e fa: i gemelli diversi Matteo Di Benedetto e Stefano Cavedagna. Lega e Fratelli d’Italia, dove il primo lancia l’idea del referendum e l’altro organizza la raccolta firme, lo yin e lo yin (sì, senza lo yang), i Bulgarelli e Nielsen della destra cittadina, divisi ma più che mai uniti nella lotta alla Città 30.

Chi come me è già confuso, alla fine delle molte ore passate ad ascoltare il meglio della politica cittadina tra attacchi, rimbrotti, false cortesie e riferimenti ai tempi passati che personalmente ho faticato a cogliere – mi scusi consigliere Mazzanti – ecco, dicevo, chi come me è già confuso non può far altro che uscirne ancora più stanco, straniato e con una lieve emicrania che mi accompagnerà per il resto della giornata. Quasi quasi esco a prendere un caffè. Però a piedi.

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