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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Etichette sul vino: "Occasione giusta per raccontare cos’è veramente e le differenze con gli altri alcolici"

L’alcol è classificato come sostanza cancerogena dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro già dal 1988. Ecco cosa ne pensava gli esperti del settore

“Un bicchiere di vino fa bene al cuore” è una frase che molte persone, specialmente dove il vino è ‘di casa’, si saranno sentite dire almeno una volta nella vita. La viticoltura in Europa è conosciuta da tempi antichissimi, già dall’VIII secolo prima dell’anno zero, ma è solo recentemente che i progressi tecnologici hanno permesso degli studi più approfonditi sulle sue proprietà. E molte di queste sono dannose.

I danni sulla salute dell’alcol

Già dal 1988, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha classificato l’alcol come agente cancerogeno. La correlazione si è ulteriormente rafforzata negli ultimi anni grazie a diversi studi che mostrano una chiara associazione tra alcolici e forme tumorali. Lo stesso sito del Ministero della Salute italiano scrive come non sia possibile, infatti, “identificare livelli di consumo che non comportino alcun rischio per la salute”. La conferma arriva anche da un articolo del sito di AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) intitolato “il falso mito dell’alcol come toccasana per il cuore”. Nell’articolo, vengono riportati i dati di uno studio dell’Anglia Ruskin University e dell’University College di Londra che dimostrano come l’abitudine dell’alcol sia causa di malattie cardiovascolari.

Il made in Italy e l’Europa

Proprio in questi giorni, a Bruxelles, si sa discutendo di introdurre delle avvertenze – similmente a quanto fatto per le sigarette – sui danni dell’alcol sulle bottiglie di vino. La proposta è arrivata dall’Irlanda ma il fronte degli oppositori si va via via allargando: oltre alle ‘capofila’ Italia, Francia e Spagna, secondo il quotidiano Avveniresarebbero contrarie alla normativa anche Portogallo, Danimarca, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria. Il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, che nei prossimi giorni incontrerà il suo omologo irlandese, Charlie McConalogue, ha detto: “Gli esporrò le nostre ragioni fiducioso di ritrovare i punti di condivisione e superare le diverse vedute. Lo aiuterò anche regalandogli una bottiglia di vino in modo che possa constatare che non abbiamo alcuna intenzione di danneggiargli la salute".

“Non accetteremo mai i sistemi di etichettatura degli alimenti, i quali producono effetti discriminatori verso le eccellenze alimentari, di cui noi siamo tra i produttori, alterando così il mercato e condizionando le persone, che vengono definite consumatori finali ma che noi riteniamo invece detentori della possibilità di scegliere tra prodotti di qualità, in nome di una informazione corretta e approfondita". Per Lollobrigida, l’urgenza è quella di proteggere "le economie e le imprese" legate alla produzione vinicola, difendendo “la capacità di discernimento che deve essere garantita alle persone e ai cittadini di Europa e del mondo ai quali offriamo, attraverso i nostri prodotti, non solo eccellenze ma anche potenziali fattori di benessere".

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I produttori bolognesi sono contrari

Nel più classico degli effetti a cascata, le decisioni prese dall’alto avrebbero poi effetti nell’economia dei produttori locali. Bologna e tutta la sua provincia, da questo punto di vista, rappresentano un’eccellenza in Italia e in Europa. Le aziende vinicole del territorio, interrogate sulla possibilità di introdurre le etichette con le avvertenze sui danni dell’alcol, dimostrano di avere già le idee ben chiare: “Riteniamo che sia una bestialità – dice Annalisa Rinaldi delle aziende vinicole Dalfiume Nobilvini e Villa Poggiolo di Castel San Pietro Terme, in provincia di Bologna –. In caso, ci adegueremmo alle normative europee, ma chiaramente non possiamo essere d’accordo. Sarebbe contrario all’italianità, al made in Italy e alle nostre tradizioni. Naturalmente non tocca a noi cambiare le sorti di questa decisione, c’è chi è preposto a farlo, però chiaramente riteniamo sia un errore delle istituzioni europee. E con questo non voglio dire che non esista un problema legato all’abuso. L’abuso, però, non viene eliminato con i divieti. Questa può essere l’occasione giusta per raccontare cos’è veramente il vino e raccontare le differenze tra il vino e altri alcolici, riuscendo magari a capire la qualità dei prodotti. Il consumatore che si ferma ad assaggiare è un consumatore più consapevole e che sarà più in grado di scegliere la giusta bottiglia”.
Contraria anche Antonella Breschi dell’azienda Palazzona di Maggio, a Ozzano dell’Emilia: “Noi siamo contrari. È una bugia che il vino faccia male, a meno che non se ne beva una quantità eccessiva. Ma questo vale per tutto quello che mangiamo e beviamo. Questa cosa è scandalosa. È una continua zappa sui piedi che l’Europa si dà”.

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