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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Amianto, 150 casi di tumore all'anno: attenzione su appalti smaltimento

Sindacati e associazione esposti mettono l'accento sul subappalto al massimo ribasso: il rschio è quello della sicurezza sul lavoro

Sono stabili i 150 casi di tumori legati all'esposizione amianto in Emilia-Romagna, ma l'attenzione di sindacati e associazione esposti è diretta al futuro. Lo smaltimento e la bonifica delle lastre killer, finite sui tetti di centinaia di fabbricati da 50 anni è da mettere sotto la lente, soprattutto in vista della nuova legge sulla urbanistica, che offre forti incentivi per chi demolisce e ricostruisce senza 'mangiare' ulteriore suolo.

Questi gli argomenti questa mattina nel corso di un convegno nella sede Iiple (l'istituto professionale per edili, ndr) a Bologna, organizzato dal sindacato regionale insieme alla categoria degli edili (Fillea-Cgil) e all'Afeva, l'associazione dei familiari e vittime dell'amianto.

Amianto e appalti: no a smaltimento a massimo ribasso

Con la legge urbanistica dell'Emilia-Romagna che "incentiva il riuso" nei prossimi anni si andranno "sempre più ad abbattere edifici vecchi, con dentro l'amianto" mette in guardia il segretario regionale Fiom Luigi Giove. Per questo "bisogna pretendere maggiore sicurezza e no appalti al massimo ribasso".

La Cgil ha infatti lanciato una nuova iniziativa, stampando migliaia di depliant, in diverse lingue, da distribuire nei cantieri per informare e sensibilizzare i lavoratori dal rischio amianto. Secondo Giove, "oggi paradossalmente serve più informazione che in passato.

Perché se lo Sblocca cantieri consente il massimo ribasso e il sub-appalto più che in precedenza, è un problema che si scarica sulla sicurezza dei lavoratori". In Emilia-Romagna "tanto è stato fatto- aggiunge il leader Cgil- ma tanto resta ancora da fare. Anche sulla gestione dei rifiuti, che è un passaggio significativo, perché essendo costosa è uno dei canali dove più si può infiltrare la criminalità, soprattutto quella organizzata", ammonisce Giove.

Amianto e discariche: 'In ritardo la mappa dei siti inquinati'

L'Emilia-Romagna ha ancora molti passi avanti da fare per risolvere il problema amianto tra discariche, mappatura dei siti inquinati e cure sanitarie. A sostenerlo è il presidente dell'Afeva, Andrea Caselli, l'associazione che a livello regionale riunisce familiari e vittime dell'asbesto, impegnando già da ora la nuova Giunta che verrà, dopo le elezioni del prossimo 26 gennaio.

"Dopo le elezioni -precisa Caselli- con la nuova Giunta ci sarà da fare un piano 2.0 che produca miglioramenti e correttivi. Alcuni temi finora non sono stati trattati in maniera esaustiva". Ad esempio, critica Caselli, "il tema delle discariche finora è stato trattato in modo troppo blando. Sono state fornite indicazioni tecniche per individuare i luoghi, ma finora non ci sono stati esiti. Dovrebbe essere l'istituzione pubblica a implementare le discariche di amianto, il tema dello smaltimento va affrontato con maggiore decisione". Anche sulla mappatura dei luoghi da bonificare, continua il presidente Afeva, "bisogna fare un passo ulteriore: finora è stata realizzata solo in parte. Sono i Comuni che devono farsene carico, anche nei confronti dei privati. Invece spesso i sindaci hanno paura a pestare i piedi a qualcuno. Serve una sorta di imposizione". (San/ Dire)

Amianto e tumori: stabili i casi, ma non calano

Da tre anni a questa parte in Emilia-Romagna non aumentano più i casi di tumore causato dall'esposizione all'amianto, stabili nel numero di 150. Ma neanche c'è una diminuzione. Secondo i dati del registro mesoteliomi della Regione Emilia-Romagna, in Italia si continuano a registrare ogni anno oltre 1.500 casi di mesotelioma maligno, legati al lungo tempo di latenza peculiare per questa malattia (fino a 30 anni).

In Emilia-Romagna, al 30 giugno di quest'anno, risultano archiviati nel registro regionale 3.311 casi di mesotelioma, di cui 2.812 incidenti dal 1996 in cittadini residenti in Emilia-Romagna alla data della diagnosi. Tra questi, 2.406 sono stati ritenuti casi certi (85,6%), mentre sono 149 quelli probabili e 257 i possibili.

Il trend è stato in costante aumento negli ultimi 20 anni, dai 73 casi del 1996 ai 159 del 2016. Ma da circa tre anni a questa parte si sta assistendo un andamento stazionario, con una media di circa 151 casi ogni anno. "Da un lato è una buona notizia- commenta Caselli- ma dall'altra non lo è, perché vuol dire che la gente continua ad ammalarsi. Dobbiamo fare in modo che questo numero inizi a calare", afferma, impedendo nuove esposizioni. (San/Dire)

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