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Cronaca

"Richiesta residenza negata per i profughi ucraini senza permesso elettronico"

Il caso sollevato dal coordinamento migranti

L'Ufficio Anagrafe del Quartiere Santo Stefano di Bologna "continua a negare le richieste di residenza delle donne che sono scappate dalla guerra in Ucraina se non sono in possesso del permesso di soggiorno elettronico (Pse)".

A denunciarlo è il Coordinamento Migranti bolognese, secondo cui "oltre a dover sopportare la violenza della guerra e i problemi della migrazione, nonostante siano state 'accolte', le profughe ucraine si ritrovano a lottare per i documenti e si sentono ancora dire che la loro pratica non può essere avviata presentando soltanto il 'cedolino', cioè la ricevuta di richiesta di un permesso che spetta loro per legge e il cui ritardo nella consegna è responsabilità soltanto di Prefettura e Questura".

In una nota, l'associazione ricorda che "alla fine di luglio, durante l'incontro del Coordinamento Migranti con il Comune, la questione era stata sottoposta alla vicesindaca Emily Clancy e all'assessore Luca Rizzo Nervo, che si erano impegnati a verificare quanto stava accadendo e trovare una soluzione". Eppure, attaccano dal Coordinamento Migranti, "dinanzi al documento che, in seguito all'insistenza delle operatrici, l'Asp Città di Bologna ha prodotto per spiegare in punta di diritto al personale degli uffici dell'Anagrafe che è possibile avere la residenza con il solo 'cedolino', l'Ufficio del Quartiere continua a negare la richiesta di prima iscrizione anagrafica".

E come se non bastasse, insiste l'associazione, "alle richieste di chiarimento l'Ufficio rifiuta le proprie responsabilità, invitando a rivolgersi all'Ufficio Atti migratori del Comune". Per il Coordinamento, insomma, "le profughe si trovano a subire veri e propri atti discriminatori: pratiche amministrative arbitrarie che si sommano a quelle per cui alle madri ucraine con figli minori vengono richiesti dati, contatti e indirizzi di residenza dei padri o il documento di divorzio che non sempre possono esibire", e dopo essere "scampate alla guerra ora subiscono le trappole della burocrazia del Comune di Bologna". Da qui la richiesta che "l'assessore competente agisca immediatamente, perché dalla residenza dipende una serie di servizi pubblici, dalla scuola alla sanità, oltre che la futura possibilità di accedere alla cittadinanza". (Ama/ Dire)

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