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Cronaca Marzabotto

Lutto nella chiesa in Appennino: morto don Arrigo Chieregatti

Da tempo era malato e ospitato preso la casa del Clero

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Chi lo conosceva lo ricorda (anche) come "prete scomodo" e al tempo stesso "testimone di apertura ed ecumenismo nella Chiesa bolognese". Così era don Arrigo Chieregatti, uno dei decani della chiesa di Bologna (il 18 novembre aveva compiuto 90 anni), parroco di Pioppe di Salvaro, sull'appennino: è morto oggi dopo un periodo passato alla Casa del Clero di Bologna.

Era malato "a causa di una grave patologia", ed è stato "una delle figure più importanti della Chiesa Bolognese", dice Alessandro Alberani, ex segretario della Cisl di Bologna oggi responsabile della Logistica etica all'Interporto di Bologna che conobbe don Arrigo a metà degli anni 70.

"Don Arrigo- scrive Alberani in una nota- è stata una delle figure più importanti della Chiesa Bolognese, un prete scomodo mandato dai vertici di via Altabella in esilio nella montagna bolognese dov'è divenuto un faro per la Chiesa aperta alla società, alle altre religioni, alla cooperazione, alle diversita', al mondo del lavoro. Molti preti conservatori quando si parlava di Don Chieregatti lo apostrofavano come il comunista, l'islamico, il modernista, l'originale".

Su Facebook non manca il pensiero di un altro uomo di chiesa spesso definito 'scomodo': Padre Benito Fusco ("Don Arrigo Chieregatti è andato nel respiro di Dio"). Due giorni fa sull'Osservatore Romano si leggeva un articolo dal titolo: "I novant'anni di un prete apripista". Don Arrigo, riprende Alberani, "aveva un curriculum di altissimo profilo ed è stato sempre fedele alla sua fede". Studi in teologia alla Cattolica di Milano, pedagogista e psicologo, assistente diocesano della Fuci, direttore della rivista Jesus Caritas, l'amicizia con l'Abbe Pierre, impegnato nella cooperazione internazionale in particolare nella guerra di Bosnia, professore all'Università di Bologna e di Phom Phen in Cambogia.

Tante vite in una sola per don Arrigo, "ma soprattutto sempre vicino ai più fragili: disabilità, campi nomadi, stranieri, malati di mente: è lunga la lista del suo impegno per gli altri come le iniziative innovative come le prime case appartamento a Bologna per i più fragili. Poi- ricorda ancora Alberani- grande promotore di un'apertura alle altre religioni: il suo Ashram a Malfolle divenne un punto ecumenico mondiale per presenza di grandi testimoni e per elaborazione di un pensiero largo".

Alberani lo conobbe (a Casalecchio) in occasione di un "impegno reciproco nei campi nomadi e nella disabilità. Sono poi diventato un suo amico e seguace e insieme abbiamo organizzato convegni, corsi di formazione, viaggi nel deserto, in Israele, in India. Ma era la sua umantà disponibilitàil segno piùgrande Sempre disponibile per tutti, una parola di conforto a chi credeva fosse cristiano o ateo o di altra religione per lui era uguale. Non lasciava mai solo nessuno". Ora "lascia un grande vuoto ma la sua lezione e' stata un grande esempio"

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