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Cronaca

Alla Dozza 823 detenuti: "Violazioni alla Convenzione dei diritti dell'uomo, Bologna rischia la condanna"

+ 325 persone. Uil Pa: "Non sono garantiti i diritti previsti dalla Costituzione, tutti i giorni si spera in una scarcerazione per poter dare un posto letto, costretti a stare nelle camere per 20 ore ed è cambiata la tipologia del detenuto". Due incendi in tre giorni

165% è la percentuale di sovraffollamento del carcere Rocco D'Amato, meglio noto ai bolognesi come "della Dozza". Il dato è superiore a quello, già drammatico, italiano (+117%). Negli istituti penitenziari del paese sono rinchiuse 60.116 (al 30 novembre 2023). 

L'ennesimo allarme arriva da una missiva agli enti di riferimento di Domenico Maldarizzi del sindacato di Polizia Penitenziaria Uil Pa Domenico Maldarizzi che definisce "spropositato" i detenuti attualmente rinchiusi alla Dozza, 823, a fronte di una capienza di 498, nonostante due sezioni presso il Reparto Infermeria siano inagibili, una situazione che influisce "sulle condizioni di vita dei detenuti, con conseguenze drammatiche che ricadono sul personale di polizia penitenziaria". 

Il sindacato chiede interventi e blocco degli ingressi dei nuovi giunti o delle assegnazioni da altri Istituti in quanto, aggiunge "la gravissima violazione si configura nel caso di specie: in primis viene violata sistematicamente la CEDU (Convenzione europea dei diritti dell'uomo), con conseguente condanna certa in capo all’amministrazione
penitenziaria in caso di reclamo ex art. 35 ter O.P.". 

Due incendi in tre giorni 

Negli ultimi giorni sono stati appiccati due incendi, al terzo piano e, solo ieri sera, all'1C, primo piano del Reparto Giudiziario: un detenuto è stato ricoverato al Centro grandi ustionati, a Cesena, un altro ha riportato un'intossicazione da fumo come diversi diversi poliziotti che si sono recati al pronto soccorso. 

Perchè oltre alle celle sovraffollate, vi sono "condizioni di lavoro che risultano gravosissime soprattutto presso il primo piano del Reparto Giudiziario, laddove la sezione 1C - a seguito della riorganizzazione dei circuiti - è
diventata sezione 'Accoglienza' per detenuti nuovi giunti" osserva Maldarizzi che fa riferimento alle disposizioni scritte nella circolare GDAP del 18.07.2022:  “La permanenza in dette sezioni dovrà essere la più breve possibile e comunque strettamente ed esclusivamente legata ai tempi di attesa necessari per le operazioni di immatricolazione le quali indicativamente non devono superare le 24 h e potrà essere di durata maggiore solo per coloro che sono al primo ingresso in carcere e dovrà essere sostenuta da una adeguata osservazione e proposta di supporto psicologico, nonché da valutazioni di ordine sanitario”. 

I diritti non garantiti "esasperano gli animi"

A  Bologna "sia i soggetti trasferiti da altri Istituti che i nuovi giunti permangono per mesi, a causa della mancanza di posti in altre sezioni che ad oggi sono tutte al massimo della capienza tollerabile, e dunque per l’impossibilità di dare corso alle dimissioni dal polo accoglienza e all’ammissione a vita comune".

Il sindacalista spiega che i detenuti in questo modo "non possano fruire né del regime ordinario, che prevede la permanenza fuori dalla camera per 8 ore, né tanto meno del regime a trattamento avanzato, con l’inevitabile conseguenza che gli stessi permangono nella camera detentiva per 20 ore, senza possibilità di fruire di alcuna attività trattamentale o rieducativa, se non le ore d’aria". 
Quindi "non poter garantire ai detenuti i basilari diritti previsti oltre che dalla Carta Costituzionale anche dalla normativa penitenziaria (partecipazione alle attività ricreative e trattamentali, possibilità di frequentare corsi scolastici, diritto ad essere inseriti nelle graduatorie lavorative, diritto a permanere fuori dalla camera per almeno 8 ore), si traduce inevitabilmente in aggressioni fisiche e verbali ai danni del personale di polizia penitenziaria, rifiuto di rientrare nelle proprie camere per le più svariate ragioni, problemi di convivenza di ogni tipo".

Privazioni e costrizione e di “chiusura, senza soluzione di continuità in cui si trovano a vivere coloro che sono ristretti all'1C" che "esaspera gli animi non solo dei detenuti ma anche di coloro che quotidianamente sono costretti a gestire una situazione diventata ormai intollerabile: basterebbe verificare il numero di eventi critici che giornalmente si verificano all’interno di quella sezione per comprendere ciò di cui stiamo discorrendo", insiste il sindacalista. 

Anche un semplice diverbio tra detenuti ristretti nella stessa camera "crea problemi che appaiono insormontabili per il personale di polizia, che non ha neanche la possibilità di effettuare un 'cambio cella'; e preso atto che gli
interventi deflattivi rappresentano 'una goccia nel mare', tutti i giorni si spera nella scarcerazione di qualche detenuto per avere quantomeno la certezza di poter 'dare un posto letto' al prossimo nuovo giunto o di poter risolvere una semplice situazione di incompatibilità tra due detenuti che sono allocati nella stessa camera".

"E' cambiata la tipologia del detenuto"

Alla difficile gestione dell'ordinario si aggiunge un cambiamento nella tipologia del detenuto. Alla Dozza, riferisce Maldarizzi , sono ospitati prevalentemente persone extracomunitarie "che non hanno nulla da perdere, tossicodipendenti privi di ogni tipo di riferimento sul territorio, e soggetti affetti da problematiche psichiatriche" con la Polizia penitenziaria, che “combatte una guerra ad armi impari, con la speranza che non venga appiccato un incendio, che non riceva uno sputo o peggio ancora che non venga aggredito". 

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