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Cronaca

Emilia-Romagna anno 2070: tanti anziani, pochi bimbi e crisi adulti in età da lavoro

Le proiezioni dei due statistici: "Senza le migrazioni siamo finiti". Stimata una perdita di 390.000 abitanti in 50 anni

"Senza le migrazioni siamo finiti". Non ci girano intorno gli statistici Gianluigi Bovini e Franco Chiarini che questa mattina nella sede della Cisl metropolitana hanno presentato una nuova ricerca realizzata elaborando le ultime previsioni Istat sul destino della popolazione e la sua sostenibilità socioeconomica. Un ulteriore campanelllo di allarme, ma la tendenza è chiara: l'Italia è entrata in un "inverno demografico" che non risparmia neanche l'Emilia-Romagna, per quanto sia una delle regioni che "tiene di più" a livello nazionale.

Nell'arco dei prossimi 50 anni l'intera Emilia-Romagna rischia di essere come già oggi si presentano l'Appennino o la bassa ferrarese. Cioè con un numero di anziani triplo rispetto ai bambini e una forte riduzione delle persone in età lavorativa. In più, "bisogna aumentare del 30% il sistema produttivo oppure il nostro welfare sarà compromesso": l'invito è rivolto ai "decisori politici regionali".

Facendo il rapporto tra i 5-19enni e i 50-64enni, spiega Chiarini, "nei prossimi 15 anni si avranno 60 ingressi nel mondo del lavoro ogni 100 uscite, con uno scarto del 40%". Le situazioni peggiori saranno in montagna (50%) e nella pianura ferrarese (45%). La popolazione in età lavorativa, dunque, avrà "una forte contrazione. Si svuota il bacino- sottolinea lo statistico- si crea una lacuna che può essere compensata solo con adeguati movimenti migratori. Già oggi le professionalità non si trovano, quindi serviranno nuovi ingressi e anche qualificati".

"Sparirà una popolazione grande quanto Bologna"

Ma non è tutto. Al 2070 in Emilia-Romagna si stimano poco più di quattro milioni di persone, con una perdita di 390.000 abitanti in 50 anni. E' come se sparisse una città come Bologna. La speranza di vita potrebbe arrivare a 86 anni per gli uomini e 89 anni per le donne, di conseguenza gli over 80 saranno 600.000 e ci saranno 300 anziani ogni 100 bambini. Inoltre, ogni 100 lavoratori ci saranno 80 inattivi. "Bisogna aumentare la produttività del sistema di almeno il 30% o il nostro welfare sarà compromesso- avverte Bovini- non ci saranno più le risorse per sostenerlo"

Secondo i due statistici di Bologna, insomma, "è arrivato il tempo di aprire un ragionamento. Serve uno scatto di reni della politica regionale, bisogna rileggere le attuali politiche alla luce di questi numeri. Chi non ha saputo leggere i numeri 30 anni fa ha sbagliato la politica del numero chiuso a Medicina e oggi siamo senza medici", cita come esempio Bovini.

"C'è un forte rischio di spopolamento di intere aree- avverte Chiarini- già oggi l'80% della popolazione vive lungo la via Emilia, dove l'asse più forte è tra Bologna e Parma". Al 2030 le uniche due province a crescere saranno proprio Parma e Bologna (+2%), mentre il ferrarese perderà il 5% di abitanti. In Emilia-Romagna la popolazione cresce "grazie soprattutto alla componente straniera", il cui aumento è diffuso in tutte le zone della regione.

Lo spopolamento delle aree interne: "8 su 10 lungo la via Emilia"

La popolazione italiana, invece, "cresce solo lungo la via Emilia e nell'area metropolitana di Bologna". Al 2030 ci sarà un calo significativo della popolazione italiana nel suo complesso, che scenderà a 58 milioni. "La tendenza è già in atto", avvertono gli statistici. Le uniche regioni in controtendenza saranno l'Emilia-Romagna e il Trentino. Gli italiani diventeranno poi 54 milioni al 2050 e 47,6 milioni al 2070, quando anche l'Emilia-Romagna avrà un calo di abitanti dell'8,3% e sarà comunque una delle regioni a resistere meglio (il Meridione rischia di perdere un terzo della popolazione). "Il nostro futuro demografico è legato alla nostra capacità di accogliere i flussi migratori, sia interni che dall'estero- insiste Bovini- se non lo capiamo siamo finiti. Già oggi restiamo a galla solo grazie al movimento migratorio".

 Al 2030 in Emilia-Romagna ci saranno circa 7.600 persone in più, ma solo perché "il saldo migratorio positivo compensa il saldo naturale negativo". Tra l'altro è atteso anche un calo delle migrazioni interne, perché "il bacino dei giovani meridionali si sta prosciugando a causa dello spopolamento". A livello regionale, nella fascia 0-14 anni al 2030 si stimano 90.000 bambini in meno, così come altre 90.000 persone mancheranno all'appello nella fascia 30-64 anni. In compenso ci saranno 101.000 anziani in più fra 65 e 79 anni e 36.000 in più con oltre 80 anni. "E' la generazione del 'baby boom' degli anni '60", sottolinea Bovini.

Ad oggi il rapporto è di 188 aziani ogni 100 bambini, al 2030 saranno 250. "E' lo stesso rapporto che già oggi si trova in Appennino e nella pianura ferrarese", segnalano gli statistici. Il calo delle nascite è il problema principale. Prima del Covid in Emilia-Romagna si contavano 66 bambini nati ogni 100 decessi, mentre con la pandemia il tasso è sceso a 50 su 100. Nel 2021 la media regionale è di 1,26 figli per donna, quella bolognese è 1,23. Si tratta comunque di valori superiori alla media nazionale, ma "inferiori ai due figli per donna che servirebbero per mantenere l'equilibrio", avverte Chiarini.

Inoltre, è inferiore anche "al numero di figli desiderati" dalle coppie stesse. A questo si aggiunge il fatto che "il numero di potenziali madri oggi è particolarmente basso", a causa del forte calo di nascite tra gli anni '80 e '90. Dopo la pandemia si prevede un lieve rialzo delle nascite e un calo dei decessi in Emilia-Romagna. Al 2030 si arriverà a una media di 1,32 figli per donna. Poi i decessi torneranno a salire, ma la speranza di vita dovrebbe arrivare a 83 anni per gli uomini e 86 per le donne.

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