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Cronaca Santo Stefano / Viale Enrico Panzacchi

Ex-Staveco, niente cittadella Unibo? Avanza l'idea di un nuovo maxi-parcheggio

I consiglieri Carella, Facci e Tomassini hanno presentato la loro proposta per l'area su Viale Panzacchi: "Tante idee, ma nulla di concreto. Se la cittadella universitaria non si farà, almeno che si riqualifichi l'area, che è in progressiva fase di degrado"

"Dopo una serie di sopralluoghi pare che l'Università faccia un passo indietro rispetto al progetto del nuovo polo dell'Alma Mater nell'ex area Staveco e adesso vogliamo una conferma o una smentita dal rettore, che invitiamo alla prima commissione a Palazzo d'Accursio per parlarne".

Così Daniele Carella, Michele Facci e Lorenzo Tomassini della lista "Uniti si Vince" hanno affrontato questa mattina l'argomento, mostrato prima di tutto un video-reportage in cui si vedono le condizioni in cui versa l'area ex Staveco: "Un'area enorme e bellissima che negli ultimi decenni è stata oggetto di manifestazioni astratte di intenti, ma che poi è rimasta lì, inutilizzata e in progressiva fase di degrado. Merola, prima assessore all'urbanistica e poi sindaco, non ha mai fatto nulla e adesso è ora di concretizzare dei progetti che in breve tempo e con risorse limitate possano dare un servizio e far incassare dei soldi all'Amministrazione".

Sterpaglie, capannoni lasciati al loro destino e qualche materasso qua e là: "Siamo a poca distanza da Piazza Maggiore - spiega Tomassini - e con un doppio ingresso (dal viale e da via Castiglione) e un sistema a serpentina che crei un percorso interno al parcheggio e non sulla strada, si potrebbero risolvere problemi di traffico e di parcheggio. Il recupero potrebbe davvero essere fatto in poco tempo e con poche risorse, che verrebbero poi recuperate dai pagamenti delle soste: immaginiamo dei posti auto all'aperto e una regolamentazione  degli ingressi automatizzata e intelligente".

Un progetto non esclude l'altro, spiega Daniele Carella: "Non stiamo dicendo che il parcheggio debba sostituire il maxi-polo universitario, ma semplicemente che calcolando i tempi dell'eventuale realizzazione dell'opera (cinque, dieci, quindici anni?) si possa nel frattempo prevederne un utilizzo che simultaneamente riqualifichi l'area e sia un servizio, oltre che una risorsa. Il tutto in poche mosse e con una ripulita generale". 

Ma quanto è attendibile la rinuncia dell'Università? "Sono stati fatti dei rilievi con delle sonde e ufficiosamente sarebbe stato comunicato che il sottosuolo è troppo ricco di acqua per poter procedere - spiegano i tre in conferenza stampa - ma questo ce lo spiegheranno meglio. Riflettiamo in alternativa sulla possibilità per esempio di costruire qui la cittadella giudiziaria per cui adesso in via Farini vengono pagati fior di quattrini".

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