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Cronaca

La musica nella fase tre, Federico Poggipollini: "Pochi soldi, meno live e musica meno raffinata. La ripresa molto in là"

Il chitarrista e cantautore "Capitan Fede" esce oggi con un'anticipazione del disco stoppato a causa del Coronavirus: "Lo dovevo ai fan. Frutto del periodo del lockdown, che per me è stato anche produttivo"

Il Coronavirus ha ritardato l'uscita del suo ultimo album, "Canzoni rubate" - prevista a maggio e ora riprogrammata per l'autunno 2020 - ma Federico Poggipollini ha trovato il modo per mantenere la promessa fatta a chi aspettava da tempo il nuovo disco facendo uscire oggi il singolo "Monna Lisa", la seconda anticipazione dopo "Il chiodo" degli Skiantos e grande omaggio a Ivan Graziani. 

"Disco posticipato a causa Covid, quel tempo l'ho usato per pensarlo diversamente"

"L'uscita del disco, che è di fatto un  percorso di rivisitazioni, è stata posticipata a causa del Covid e questo tempo mi è servito per ragionarlo diversamente - spiega il chitarrista e cantautore bolognese - e ho cercato di vedere il lato positivo delle cose e nel frattempo ho anche portato avanti una ricerca musicale. Da qui all'uscita ufficiale del disco, che per tutta una serie di ragioni dovrà aspettare ancora un po', mi piacerebbe tirare fuori una canzone al mese perchè non mi sembra bello fare aspettare ancora chi era in attesa del mio lavoro già da molto tempo. E' vero però anche che non immagino un album senza live. E mi piacerebbe che tornasse tutto come prima, con la possibilità di interagire al punto giusto. Sono pronto ad aspettare per avere dei momenti anche fisici"

"Non vedevo l'ora di suonare dopo tutto quel tempo. Pubblico rispettoso delle regole"

A proposito di live, partito il 30 giugno a Bologna il tuo mini-tour, che è stato ovviamente la prima esperienza live sottoposta alle restrizioni anti-Covid. Ci racconti come è andata? Per chi se lo è perso ci saranno altre due occasioni in città: un live l'11 luglio al Chiostro di San Martino e il 13 luglio al Teatro Comunale..."Sì, mi sono esibito per la prima volta dopo il lockdown e mi sono divertito moltissimo, ne avevo una gran voglia: ho suonato per due ore e mezza come un adolescente. Uno spettacolo che ho fatto e provato durante l'emergenza, partendo dalle richieste delle persone che mi scrivevano e mi chiedevano di eseguire brani vecchi del mio repertorio, che ho poi mescolato con delle cover per il pubblico del live. Direi che è andata molto bene, il concerto era all'aperto e gli spettatori divisi fra seduti a tavola e distribuiti nella zona collinare. Tutti mi pare abbiano rispettato i distanziamenti e l'uso della mascherina.". 

"Qualcosa è cambiato dopo il Covid, ma la magia che ho sempre portato ai concerti resta"

Il concerto deve molto a quello che è successo durante il lockdown? La musica, durante la reclusione, che ruolo ha giocato per te? Come ti ha aiutato e quale hai ascoltato con maggiore insistenza? "Durante la pandemia ho fatto molte cose e la musica è stata protagonista assoluta di questo periodo difficile, a partire dalle versioni inedite di alcune mie canzoni che ho eseguito come regalo alle persone che me le chiedevano attraverso la rete. In pratica facevo dei flash mob dal mio terrazzo, dopo aver recuperato in cantina tutte le mie chitarre. Da questi piccoli show sono nate delle nuove versioni, che mi hanno ispirato per questi mini-live

Ho fatto musica, ma ho anche ascoltato tanta musica. L'ultimo disco degli Strokes per esempio. E anche tanto Blues visto che ho avuto finalmente il tempo per dedicarmi a una ricerca musicale a cui pensavo da tempo e che è partita da brani che non hanno neppure l'autore e che appartengono al repertorio folk, alle radici del Blues". 

Dal punto di vista artistico, e se vuoi anche da quello personale, ti va di raccontarci come hai vissuto il periodo della pandemia, e dell'isolamento? Come vivi il rischio virus in questa fase tre? "Per un musicista non suonare dal vivo è un grande trauma. Ci sono cose più importanti, certo, ma questa per me è stata la mancanza più grande. Per il resto ero con le mie figlie e, come dicevo, la musica non è mai mancata. Come atteggiamento nei confronti del rischio devo dire che sono ancora attentissimo e che uso igienizzanti in modo quasi ossessivo. Mi dispiace molto dover rinunciare al contatto fisico, ma continuo a rispettare il distanziamento". 

"Tanti i lavoratori invisibili nel nostro campo, a loro andava forse un po' di attenzione in più"

Pensi che la categoria degli artisti sia stata in qualche modo trascurata dalle istituzioni? La crisi economica per il settore della musica e dello spettacolo è stata molto dura: a quali conseguenze porterà secondo te nelle fasi successive? "Siamo stati i primi a smettere di lavorare e gli ultimi a ricominciare, ma di fronte a un accadimento del genere, così grave e inatteso, non mi sento di dare giudizi. Però una cosa mi sento di dirla, e la mia voce si aggiunge a quella di altri colleghi: non ci siamo solo noi artisti, i lavoratori di questo settore sono moltissimi e molti invisibili. I camionisti, i costumisti, i tecnici, i servizi d'ordine...tutti messi da parte. 

Come è cambiata la musica dopo il Covid

Quali le conseguenze del Coronavirus nella musica? "Succede e succederà che ci saranno meno soldi, locali e promoter investiranno di meno. Ci sarà meno musica e quella che ci sarà, sarà meno raffinata. Una ripresa vera e propria del settore musicale la vedo solo molto più in là. Vedo però che una scrematura c'è stata e probabilmente come effetto Covid avremo anche una selezione naturale che farà sopravvivere gli artisti veri". 

La prima cosa che hai fatto dopo il lockdown e quella che farai più volentieri..."La prima cosa che ho fatto è stata andare al ristorante all'aperto. Mi piacerà molto riprendere un aereo e camminare liberamente in spiaggia". 

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