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Lunedì, 29 Aprile 2024
Effetto pandemia

Covid e disturbi psicologici, Gallo (Ausl): "Aumentati i disturbi dell'adattamento. Serve un piano a lunga scadenza"

INTERVISTA Gabriella Gallo, Direttore dell'Unità Operativa Complessa della Psicologia Territoriale - Dipartimento di Salute Mentale: "La richiesta è aumentata del 30/40% e subentra quindi un problema di gestione"

Gabriella Gallo, Direttore dell'Unità Operativa Complessa della Psicologia Territoriale - Dipartimento di Salute Mentale dell'Ausl di Bologna fa il punto sui possibili effetti del virus e in generale della pandemia, a livello psicologico. Lo sappiamo ormai bene che oggi sono maggiormente diffuse alcune problematiche legate ad ansia e disturbi del sonno. Come riconoscerle e come affrontarle? Quali strumenti abbiamo per combatterli e chi è più a rischio?  

Quali sono i risvolti psicologici che possiamo associare al covid (contratto) e alla pandemia in generale? 

"La premessa fondamentale è che non esistono ancora dei dati scientifici sui disturbi psicologici del cosiddetto Long Covid. Anche a livello delle ripercussioni fisiche in realtà si possono fare ancora soltanto delle correlazioni, per cui la cautela è la strada giusta da percorrere. Detto questo di elementi ne abbiamo, visto che lavoriamo ininterrottamente da inizio pandemia per capire cosa succede alla popolazione. Il ragionamento si fonda su quello che abbiamo rilevato negli ultimi mesi del 2021 attraverso una sperimentazione sui disturbi emotivi comuni". 

Cosa è emerso da tali sperimentazioni? 

"Che c'è un aumento dei disturbi dell'adattamento. Si tratta di una serie di sintomatologie come ansie e paure, affaticamenti e alterazioni dell'umore, difficoltà nel sonno che si riallacciano alla capacità di adattamento (appunto) a un evento della realtà con il quale bisogna convivere. Sono i medici di famiglia a raccogliere queste esperienze, che non vanno in specialistica psichiatrica, ma diamo risposte in trattamento breve. Non si tratta ancora di un servizio, ma di una sperimentazione". 

Stiamo parlando di adulti, giusto? 

"Esatto. Sappiamo che la popolazione generale ha una sofferenza di base e lo vediamo nelle relazioni con le persone. Fra le varie paure però c'è anche quella per i propri bambini e ragazzi che stanno male perché, diciamolo, l'emergenza vera è quella degli adolescenti e dei giovani. Delle persone insomma che sono state colte dalla pandemia mentre stavano crescendo. E qui, oltre che i disturbi descritti emerge anche il dato sui disturbi del comportamento (esternalizzati) e quelle che alla fine non sono altro che richieste di aiuto. Ai loro genitori va garantito un sostegno e noi stiamo cercando di agire proprio su questi livelli. Sottolineo che ci troviamo di fronte a bambini di 10/11 anni che hanno bisogno di un ricovero". 

A proposito di richieste di aiuto: la pandemia ha in qualche modo disinibito il ricorso a un supporto psicologico?  

"Tutti i dati che abbiamo a disposizione fanno emergere un minore pregiudizio nel rivolgersi agli psicologi. Il punto è che la richiesta è aumentata del 30/40% e subentra quindi un problema di gestione. Una buona notizia arriva dal Decreto Sostegni Bis, che con una delibera ha confermato dei fondi per delle ore di psicologia (libera professione) per venire in soccorso ai settori che hanno un incremento delle richieste. La parte dei minori è chiaramente quella maggiormente attenzionata". 

Un passo avanti...

"Sì, ma risulta ovvio che non possiamo risolvere una situazione così complessa con azioni a breve termine come per esempio il bonus psicologo. E' necessario pensare a un piano a lunga scadenza. Almeno triennale. Vorrei sottolineare che non è solo la Sanità che si deve occupare di questa cosa, ma l'intera comunità. Non può la Sanità da sola dare una risposta a tutti questi bisogni". 

Un messaggio positivo per chiudere con una vena di ottimismo questa chiacchierata?

"Visto che la vita ci pone di fronte a momenti critici e complessi davanti ai quali abbiamo bisogno di tutte le nostre risorse, cerchiamo noi stessi di promuove la nostra salute sia fisica che psicologica. Il mio consiglio è di non aspettare di stare male, ma cercare costantemente, a partire dalle piccole azioni quotidiane, la stabilità emotiva e fisica per affrontare le situazioni più difficili che ci possono colpire improvvisamente, così come abbiamo visto accadere con il covid. L'obiettivo deve essere la ricostruzione di una rete relazionale, che è di fatto un importante 'dispositivo di protezione' tanto individuale, quanto sociale". 
 

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