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La protesta dei medici in piazza Maggiore: "Più borse di specializzazione" | VIDEO

Flash-mob, con tanto di camici e imbuti per terra, e un minuto di silenzio in ricordo dei colleghi morti durante l'emergenza sanitaria

Studentesse e studenti, medici neoabilitati, camici grigi, medici in formazione specialistica e corsisti di medicina generale: tutti insieme in piazza per dire 'no' al cosiddetto 'imbuto formativo'. Un centinaio circa, disposti in fila e a distanza di sicurezza, i giovani medici che stamattina in piazza Maggiore si sono trovati a manifestare per una riforma dell'accesso alla specializzazione, con il flash-mob "Uniti per il Sistema sanitario nazionale" promosso dal coordinamento "Medici in mobilitazione permanente".

Nel mirino dei giovani dottori, infatti, c'è il sistema di selezione che esclude circa "un medico su due" dal proseguimento del proprio percorso formativo, generando di fatto i cosiddetti "camici grigi": medici neolaureati che sono rimasti esclusi dalle scuole di specializzazione e dal corso di medicina generale per carenza di posti. "L'imbuto rappresenta uno scoglio per migliaia e migliaia di medici - spiega Manuel Colangelo, del Coordinamento di protesta che racchiude varie associazioni di categoria - si chiama 'imbuto formativo' perché c'è una selezione e circa un medico su due non riesce a entrare. Questa situazione è paradossale perché abbiamo una carenza di medici specialisti ormai strutturale e adesso noi ci troviamo a subire questa conseguenza, ma soprattutto la subiscono i pazienti".

Una situazione che riguarda circa "25.000" medici iscritti al prossimo test per l'accesso alle scuole di specializzazione e "per adesso i posti disponibili sono fissati a 13-14.000: sono più di 10.000 medici che non riusciranno a entrare. E questo li condannerà a trovarsi dei lavoretti in giro senza completare il proprio percorso di formazione", è la previsione di Colangelo. E sebbene in Emilia-Romagna la situazione sia "migliore rispetto ad altre, perché si sono attivate delle reti in cui anche gli ospedali non universitari sono inserite - prosegue il giovane medico - crediamo che non ci debbano essere differenze tra regione e regione. Oggi la sanità è una competenza regionale però questo a volte genera delle disuguaglianze inaccettabili", spiegano i camici bianchi in protesta.

In piazza, i manifestanti hanno dato il via al flash-mob, con tanto di camici e imbuti per terra, rispettando un minuto di silenzio in ricordo dei colleghi morti durante l'emergenza sanitaria. "Siamo qui anche per ricordare i morti di questa pandemia - spiega Cristina Specchi - durante l'emergenza sanitaria tanti specializzandi si sono trovati in corsia senza tutele, a fare le ore di lavoro non retribuito in modo aggiunto ed esporsi completamente a quelli che sono i rischi portati avanti da questo virus. Specializzandi come medici sono stati fortemente colpiti dalla cosa, molti sono anche morti".

La protesta è proseguita poi con le loro testimonianze e rivendicazioni, che non sono state interrotte neppure dalla pioggia che si è abbattuta su piazza Maggiore a metà della mobilitazione, che è stata chiusa togliendosi simbolicamente il camice. "Non ci fermiamo, non ci ferma la pioggia e non ci fermerà nessun altro. Continueremo a mobilitarci sia online che nelle piazze (oggi 21 in tutta Italia, ndr) fino a che non otterremo tutto - prosegue Specchi - la data di oggi non sarà un punto di arrivo ma un punto di partenza finché non otteniamo le rivendicazioni che vogliamo, che sono l'abolizione completa dell'imbuto formativo. Vogliamo la riforma e la rotazione della specializzazione e vogliamo anche tutele per i medici di medicina generale e un contratto collettivo nazionale". Per questo la protesta proseguirà il 29 maggio, quando "nelle maggiori piazze italiane lasceremo un camice e una scatola di farmaci vuota, oggetti simbolo di una Sanità abbandonata a se stessa. Vogliamo essere i protagonisti del nostro Servizio sanitario. Vogliamo fare il nostro lavoro da specialisti e non da medici precari". (Dire)

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