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Cronaca

Sanità, 'forte allungamento delle liste d'attesa': anche 660 giorni per una colonoscopia

E' l'allarme lanciato dai sindacati, che snocciolano alcuni esempi: attesa tra i 12 e i 18 mesi per una protesi all'anca, 318 giorni per una risonanza all'addome in tutti i distretti, 171 nella Pianura ovest per un holter

Si rialza la tensione tra sindacati e aziende sanitarie di Bologna. Dopo la rottura delle relazioni sindacali sancita nei mesi scorsi ed i successivi tentativi di riavvicinamento, la tregua è già saltata: Cgil, Cisl e Uil, insieme alle rispettive sigle di categoria, sono di nuovo sul piede di guerra e si preparano a proclamare lo stato di agitazione.

L'elenco delle difficoltà segnalate sul fronte degli organici è lungo e, sottolineano i sindacati, questo si ripercuote direttamente sull'utenza: va registrato, infatti, un' "allungamento abbastanza forte" delle liste d'attesa. Un allarme "suffragato dai dati", sottolinea Antonella Raspadori della segreteria della Cgil.

Per quanto riguarda gli interventi chirurgici, i sindacati citano l'attesa tra i 12 ed i 18 mesi per la protesi all'anca, ma anche la cataratta desta preoccupazione: "Due esempi di interventi non di emergenza ma molto invalidanti", sottolinea Raspadori, aggiungendo che per i prossimi mesi si temono "ulteriori allungamenti".

Non va meglio per le prestazioni specialistiche, dove emergono situazioni "da verificare con la massima urgenza", manda a dire Raspadori: 661 giorni per una colonscopia a Bologna, 318 giorni per una risonanza all'addome in tutti i distretti, 104 giorni a Bologna e 171 nella Pianura ovest per un holter. Si aggiunge qualche segnalazione proveniente dai cittadini, come quella raccolta da Massimo Bernardi della Fp-Cgil riguardante una richiesta di risonanza al massiccio facciale richiesta al poliambulatorio Beroaldo: "Lista chiusa", è la risposta ricevuta.
Nel complesso, è una "situazione assolutamente intollerabile", dichiara Raspadori: per questo i sindacati, anche attraverso un documento congiunto, chiedono di sospendere la libera professione fino al ripristino dei tempi stabiliti dalle delibere regionali.

Le criticità rilevate dai sindacati, intanto, sono ad ampio raggio ed interessano tutte e tre le Aziende sanitarie del territorio. L'ospedale di San Giovanni in Persiceto, ad esempio, dovrebbe diventare un polo importante per la riabilitazione ma "la carenza di organico rende impossibile la riorganizzazione", afferma Raspadori. A Bentivoglio, invece, si compiono "scelte incoerenti", continua la sindacalista: da un lato si riduce il servizio di pediatria e dall'altro si investe per ampliare l'ostetricia. Poi c'è Porretta: chiuso (tra le polemiche) il punto nascita, "non è ancora stato discusso e realizzato" il progetto per l'assistenza territoriale a mamme e neonati. Al Maggiore di Bologna, invece, la scelta del trauma center si scontra con "l'esiguità di spazi e di personale", continua Raspadori: ad aprile fu firmato un accordo per l'assunzione di 70 persone, 50 subito e 20 entro settembre, ma ad oggi le assunzioni sono 41 e del pacchetto successivo non si è neanche iniziato a discutere. Sempre ad aprile risale un accordo anche al Sant'Orsola, in questo caso per 30 nuovi contratti: numero insufficiente, dicono i sindacati, visto che solo a luglio sono andati via (tra mobilità e pensionamenti) ben 18 dipendenti. Inoltre, il Sant'Orsola avrebbe la possibilità di coprire il 25% del turnover ma si è fermato al 22%. Infine, dopo il 30 settembre si rischia un "buco" di 70-80 persone perchè assunte con contratti interinali: situazione a rischio "collasso", avverte Mario Iavazzi della Fp. Resta il Rizzoli, che i sindacati chiamano in causa relativamente alle liste d'attesa: lì si possono effettuare più operazioin "privilegiando l'intervento pubblico", recita il documento.

Alla luce di questa situazione, le segreterie confederali e le sigle di categorie vogliono risposte nel mese di settembre. Altrimenti, verrà proclamato lo stato di agitazione con diverse forme di protesta: dalla sospensione dello straordinario ai presidi davanti alla Prefettura. Gli accordi raggiunti dopo la rottura delle relazioni "non hanno tenuto", allarga le braccia Alberto Schincaglia della segreteria Cisl: prova della "affidabilità scarsa, se non quasi inesistente, delle direzioni" aziandali. "Si sta giocando sul forte ricambio di sindaci" avvenuto con le elezioni, aggiunge Schincaglia, oltre che sulla "vacanza politica" che caratterizza una Conferenza territoriale sociale e sanitaria in attesa di capire cosa succederà con la Città metropolitana. Conferenza copresieduta da Luca Rizzo Nervo, assessore alla Sanità del Comune di Bologna, che Schincaglia sollecita a "svolgere con forza il ruolo a cui è chiamato". Dopo la rottura dei mesi scorsi le Aziende si erano impegnate a mantenere un''informazione costante "ma tutto questo sta mancando", aggiunge Massimo Aufieri della Uil-Fpl: i sindacati vengono a sapere dei proveddimenti presi "a situazioni già in atto o che stanno per decollare". In questo contesto, servono "iniziative forti per cercare di salvare la sanità a Bologna", dichiara Aufieri. Anche perchè "le aziende, dove vogliono- fa notare Bernardi della Fp- spendono": ad esempio per i radiologi impiegati come guardia medica "365 giorni all'anno" per una spesa di 300.000 euro, a cui si aggiunge un esborso simile per le pronte disponibilità. Altra distorsione, per concludere, è rappresentata dal fatto che "la Regione continua a tenere in servizio persone in pensione per incarichi dirigenziali", segnala Schincaglia: "Una cosa ingiustificabile sul piano etico e morale". Un esempio? "Tutto il vertice del Rizzoli", chiosa il sindacalista.

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