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Cronaca

PFAS: "Dalla infertilità, al cancro": gli effetti degli 'inquinanti eterni' nello studio Unibo

Si possono trovare in quasi tutti gli oggetti, addirittura nello smalto per unghie e nelle lenti a contatto. Numerosi i siti contaminati in Emilia-Romagna. Sono tornati di attualità gli effetti novici dei PFAS

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Si possono trovare in quasi tutti gli oggetti, addirittura nello smalto per unghie e nelle lenti a contatto. Sono tornati di attualità gli effetti novici dei PFAS (Perfluorinated Alkylated Substances), composti chimici utilizzati in numerosi campi per le loro capacità di resistenza e proprietà ignifughe. Sono infatti definiti "inquinanti eterni". 

Secondo Greenpeace "in Piemonte, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana sono state rilevate concentrazioni di Pfas a volte persino superiori a 500 ng/l. Una situazione allarmante, soprattutto alla luce del fatto che il limite accettabile stabilito dalla Direttiva Europea 2020/2184 è pari a 100 nanogrammi per litro (ng/l)". 

In Italia i siti più contaminati sarebbero 1.600, oltre 17mila in tutta Europa, secondo una stima di Wired. In Emilia-Romagna, da si concentrano soprattutto al nord, a Bologna, da Malalbergo a Calderara, e anche in città. 

Gli effetti dei PFAS sulla salute umana e sull’ambiente sono stati analizzati con un’analisi comparativa trascrizionale – pubblicata sulla rivista Toxics e realizzata da studiosi dell'Alma Mater e dell’Università di Padova – confermando che gli effetti dell'esposizione ai PFAS vengono conservati a livello molecolare sia in diversi tessuti che in diverse specie, e produce conseguenze sia nell’uomo che in altre specie animali.

“Dalla nostra analisi abbiamo identificato e riportato diversi geni che mostrano una risposta trascrizionale coerente ed evolutivamente conservata ai PFAS”, dice Federico Manuel Giorgi, professore al Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna, che ha coordinato lo studio. “Questi risultati mostrano per la prima volta che diverse molecole di PFAS influenzano vie ormonali e vie metaboliche, aumentando ad esempio i meccanismi di accumulo degli acidi grassi e indebolendo il sistema immunitario”.

I PFAS, composti chimici molto resistenti, ignifughi e idrorepellenti, sono utilizzati da oltre 60 anni in rivestimenti antiaderenti, schiumogeni antincendio, tessuti impermeabili, pesticidi, materiali per l’edilizia e prodotti per la pulizia e l’igiene personale. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD) fa rientrare all’interno di questa categoria 4.730 diverse molecole, rendendo questo gruppo la più estesa famiglia di inquinanti emergenti.

"A causa della loro alta stabilità molecolare - spiegano da Unibo - infatti, questi materiali finiscono per diffondersi ampiamente nell’ambiente, dove possono permanere per anni. In particolare, i PFAS si riversano in grandi quantità nei bacini idrici, da dove possono percorrere grandi distanze, entrando nell’ecosistema acquatico e risalendo la catena alimentare fino agli esseri umani. Tracce di queste sostanze sono state individuate nel latte materno, nella placenta, nel siero, nel liquido seminale e nei capelli", ma, nonostante queste evidenze, fino a luglio 2023 del non era stata realizzata un’analisi complessiva di tutti i dati raccolti sul tema. Gli studiosi hanno quindi raccolto 2.144 campioni di sette diverse specie animali per esaminare le risposte a livello molecolare dell’esposizione ai PFAS.

“Il nostro obiettivo – spiega Giorgi – era evidenziare gli effetti molecolari indotti dai PFAS non solo al livello dei singoli geni, ma anche su varie vie molecolari e tipologie cellulari. La nostra ricerca offre così una visione completa dei meccanismi molecolari alla base della tossicità dei PFAS, in modo da offrire dati solidi su cui basare le scelte necessarie per la salvaguardia della salute pubblica e dell'ambiente”.

"Effetti su fertilità, sistema immunitario e di tumori"

I risultati confermano gli effetti negativi sulla salute prodotti dall’esposizione ai PFAS: "Ad esempio, una forte regressione del metabolismo e del trasporto dei lipidi e di altri processi correlati allo sviluppo ovarico, alla produzione di estrogeni, all'ovulazione e al funzionamento fisiologico del sistema riproduttivo femminile. Tutti elementi che possono spiegare gli effetti dannosi dei PFAS sulla fertilità e sullo sviluppo fetale". 

I dati raccolti dagli scienziati mostrerebbero inoltre che l'esposizione ai PFAS produce una sovraregolazione del gene ID1, coinvolto nello sviluppo di vari tipi di cancro, tra cui leucemia, cancro al seno e al pancreas. I dati epidemiologici suggeriscono inoltre che un'elevata esposizione a questi materiali possa aumentare significativamente la mortalità di individui affetti da neoplasie maligne dei tessuti linfatici ed ematopoietici, come milza, fegato e midollo osseo.

Lo studio sembra  confermare l'effetto tossico dei PFAS sul sistema immunitario. I ricercatori hanno infatti messo in luce il meccanismo che potrebbe spiegare l'indebolimento delle reazioni immunitarie, della produzione di anticorpi e delle risposte alle vaccinazioni, osservato in particolare nei bambini esposti ai PFAS durante il periodo prenatale e postnatale. L'esposizione ai PFAS aumenta anche la concentrazione nel siero dei marcatori di stress infiammatorio e ossidativo e favorisce così lo sviluppo di malattie sistemiche, come il danno epatico e le malattie cardiovascolari, tra cui l'aterosclerosi e gli eventi tromboembolici.

È emerso anche che le molecole di PFAS sono collegate a un aumento dei livelli di diversi tipi di lipidi: un'evidenza che conferma come l'esposizione a queste sostanze aumenti la concentrazione di trigliceridi e colesterolo nel sangue.

“Questo studio è la più ampia analisi della risposta trascrizionale ai PFAS mai realizzata, con implicazioni significative per la comprensione dell'impatto dell'esposizione di queste sostanze sugli organismi viventi e sull'ambiente”, conclude Giorgi. “Riteniamo che i risultati ottenuti possano offrire una nuova prospettiva sulle risposte molecolari all'esposizione ai PFAS e ci auguriamo che possano fornire le basi per lo sviluppo di strategie di mitigazione degli effetti dannosi di queste sostanze”.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Toxics con il titolo “Cross-Species Transcriptomics Analysis Highlights Conserved Molecular Responses to Per- and Polyfluoroalkyl Substances”. Hanno partecipato Livia Beccacece, Filippo Costa e Federico Manuel Giorgi per l’Università di Bologna (Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie), insieme a Jennifer Paola Pascali dell’Università di Padova.
 

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