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Cronaca

Sicurezza in piscina: “Tanti bimbi lasciati incustoditi. Ecco le precauzioni salva-vita"

Il Direttore della Società Nazionale di Salvamento di Bologna Piero Campestri chiarisce rischi e spiega come evitare brutti incidenti e tragedie in acqua

Estate, voglia di fresco e di giochi nell'acqua, di tuffi e di un posto al sole. La corsa verso il mare e verso le piscine si infittisce nei fine settimana: la soglia di attenzione deve però stare alta per evitare spiacevoli incidenti. Piero Campestri, Responsabile Qualità e Sicurezza del gruppo SOGESE e Direttore della Società Nazionale di Salvamento di Bologna spiega per filo e per segno come riconoscere una situazione insicura, cosa fare per nuotare in sicurezza e come comportarsi con i bambini. Ma anche quali sono le regole da rispettare e da far rispettare. 

Sicurezza nelle piscine: quali le regole generali a tutela dei bagnanti?

«Oltre alle regole ormai conosciute di igiene, la tutela della sicurezza dei bagnanti nelle piscine ad uso pubblico è garantita da ulteriori normative che prevedono alcuni impegni del gestore fondamentali:

1. la presenza di personale di salvataggio regolarmente abilitato in relazione alla dimensione della piscina. Il gestore deve garantire sempre il servizio di almeno un bagnino deputato a sorvegliare i bagnanti. I bagnini diventano 2 per specchi d’acqua superiori ai 400 mq e nel caso di piscine di grandissime dimensioni va aggiunto un ulteriore bagnino ogni 500 mq di superficie. Nella sostanza non dovrebbero esserci specchi d’acqua non sorvegliati da almeno un bagnino addetto, il quale dovrebbe essere attivo sul bordo piscina per scongiurare eventuali sinistri. Purtroppo, la normativa un po vacante in alcuni contesti, permette ad alcuni gestori di piccoli specchi d'acqua privati di non disporre del personale di salvataggio.

2. la presenza di un DAE (defibrillatore semiautomatico esterno) e di personale adeguatamente formato per far fronte all’insorgenza di incidenti cardiaci che possano richiedere una prima rianimazione supportiva.

3. la presenza di personale formato al primo soccorso e la disponibilità di un punto di primo soccorso dotato dei presidi necessari».

Una casistica generale cosa ci dice sugli incidenti in piscina? Quanti e quali i più frequenti?

«In Italia i dati sulla mortalità per annegamento sono periodicamente pubblicati dall’ISTAT e dal Ministero della Salute e pur rappresentando una preziosa fonte d’informazione, sfortunatamente non forniscono dettagli sulla tipologia degli ambienti idrici nei quali si sono verificati i casi di annegamento (acque controllate o acque libere, laghi, fiumi, acque marine, piscine, ecc). I dati riferiscono come i tassi di ricovero ospedaliero per semi-annegamento presentano un picco per i minori di 14 anni (18,6 casi per milione di ab./anno), un minimo tra i 30 e i 49 anni (3,8 casi per milione di ab./anno) per poi risalire nel caso delle persone anziane (9,5 casi per milione di ab./anno).

Fatta questa articolata premessa è logico pensare che il bagnino debba prestare particolare attenzione a due fasce di età: quella dei bambini, dove per ragioni di statura, l’annegamento può essere favorito dall’acqua alta e quella degli anziani dove nella maggior parte dei casi il sinistro è favorito da deficit cardiaci. I dati suddetti sono supportati da una casistica verificata anche nelle piscine del gruppo SOGESE che vedono in primis interventi del bagnino per agire un salvataggio verso bambini piccoli lasciati incustoditi dal genitore o verso persone di età avanzata che vanno in defict cardiaco a causa dello sforzo fisico compiuto in piscina o per il caldo eccessivo.

Queste sono sicuramente le due fasce alle quali prestare maggiore attenzione. Le raccomandazioni sono verso i genitori di sorvegliare i propri figli e verso gli anziani di utilizzare il movimento in piscina sotto controllo medico.

Per quanto riguarda incidenti in piscina che non riguardano gli annegamenti possiamo citare una pressoché quotidiana attività di primo soccorso da parte del personale soprattutto su giovani e adolescenti che hanno incidenti traumatici dovuti al non rispetto delle regole di comportamento in piscina (tuffi, spintoni, corse a bordo piscina ecc… sono comportamenti sempre più spesso segnalati dal bagnino ma ai quali sembra impossibile farvi fronte a sufficienza anche con una attività di prevenzione ben articolata)».

Bambini e bagnini: di chi è la responsabilità dei minori nelle strutture private? In quali vasche hanno accesso e in quali eventualmente no? Differenze per fasce di età? «Un argomento scottante. Il bagnino non è un genitore e neppure un accompagnatore al quale affidare la sicurezza del proprio figlio. Una sentenza di cassazione del 2013 recita con chiarezza la funzione del bagnino: “il bagnino tiene una condotta diligente tenendosi pronto ad intervenire per scongiurare sia pericoli evidenti che subdoli.” Il bagnino vigila lo specchio d’acqua ed interviene in caso di necessità; ma al genitore/accompagnatore di un bambino (intendiamo un minore di anni 14) spetta il dovere di sorveglianza e accudimento. Sono piuttosto eclatanti i casi in cui un genitore agisce un eccesso di fiducia lasciando il bambino a balneare da solo od in compagnia di soli coetanei. Il bagnino per contro, soprattutto in situazione di grande affollamento, ha dei tempi di reazione al presunto annegamento che sono del tutto naturali: molto spesso è difficile distinguere un atteggiamento di gioco da una ricerca di aiuto o da un inizio di annegamento. Per questo motivo accade molto spesso (pochi ne sono a conoscenza) che il primo contatto con il bagnante in difficoltà avvenga da parte di un altro bagnante a lui vicino e che avverte con maggiore facilità una situazione di pericolo. Ne emerge che la principale forma di attenuazione del rischio da parte del bagnino è fare prevenzione, ovvero redarguire quei comportamenti ritenuti pericolosi o incoscienti, ma la nostra esperienza ci dice che nonostante una forte attività preventiva, in alcuni contesti risulta molto difficoltoso far rispettare le regole. Regole peraltro obbligatoriamente riportate per iscritto in tutte le piscine e reiterate, un po ovunque, attraverso cartelli e immagini evocative. Il gruppo SOGESE è da tempo attivo con una cartellonistica che invita i genitori a sorvegliare i propri figli, invita i clienti a non adoperarsi in acrobazie e giochi pericolosi, invita i clienti a tenersi sotto controllo medico.

Infine  bene rammentare che non vi sono divieti di balneazione rispetto ad età del bagnante in relazione alle dimensioni o alle profondità delle piscine. E’ lecito contemplare che un bambino o un adulto, se è un buon nuotatore, possa balneare anche in piscine più profonde rispetto alla sua statura, per cui imporre dei divieti risulta molto difficile. Diverso è negli acquaparchi dove per determinate attrazioni, su indicazione del costruttore, il fruitore ha accesso all’attrazione solo se ha una determinata età, peso o altezza fisica. Tutto ciò per la sua sicurezza».

Un elenco di regole/buone pratiche per vivere la piscina serenamente?

«Trascurando per un attimo le conosciute regole da spiaggia come il bagno lontano dai pasti o la progressiva immersione in acqua quando fa molto caldo, la nostra esperienza vede quattro precauzioni particolari:

1. Il primo consiglio è di affidarsi ad eventuali servizi di trainer e animazione che il gruppo SOGESE (e non solo) fornisce in quanto offre spazi e personale riservato alle tue esigenze di nuoto, di svago o di gioco.

2. Sorveglia i tuoi figli e informati della profondità della piscina prima di farli immergere.

3. Scegli la struttura che si addice alle tue necessità. Dalla dimensione alla profondità delle piscine, alla presenza di aree giochi per i bambini che possano essere da sostitutivo in alcuni momenti alla balneazione, al target i clienti tipico di quell’impianto sportivo.

4. Segnala al personale eventuali deficit ambientali che puoi riconoscere o segnala la presenza di persone che hanno comportamenti che possono minare alla sicurezza generale dei bagnanti. Questa attenzione permetterà al personale di dotarsi delle precauzioni per poter intervenire (rammentando che il bagnino non è un pubblico ufficiale e ha solo potere di reprimenda di comportamenti inadeguati; eventuali altre azioni possono essere condotte solo da personale di polizia).

Come ci si accorge se una struttura non è sicura? «La prima evidenza è data dall’assenza del servizio di salvataggio. Il bagnino deve essere a bordo piscina adeguatamente vestito e riconoscibile. Deve essere attivo e vigile. Secondariamente possiamo valutare l’assenza dei dovuti regolamenti comportamentali e in generale una struttura poco presidiata sotto il profilo manutentivo e organizzativo».


 

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