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Cronaca Via del Gomito

Nelle carceri dell’Emilia-Romagna ci sono ancora tanti problemi

A dirlo è l’associazione Antigone: sovraffollamento, carenza di personale e cattive condizioni degli ambienti

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I problemi nelle carceri dell’Emilia-Romagna sono ancora tanti. Sovraffollamento, carenza di personale nella polizia penitenziaria e negli organi sanitari, ma anche le cattive condizioni degli ambienti: questi sono i problemi più grandi che emergono dal rapporto di Antigone, un’associazione attiva dagli anni Ottanta e che si occupa di diritti e di garanzie nel sistema penale. Il rapporto è stato stilato dopo le visite svolte nei penitenziari della regione nel corso del 2023. Rispetto al 2022, “la composizione socio-anagrafica della popolazione detenuta non fa registrare variazioni di rilievo: le donne sono 151 (153 alla fine del 2022) e le persone straniere 1.694 (pari al 47,4% del totale con una flessione dell'1,3% dal 31 dicembre 2022 al 31 dicembre 2023)", mentre risulta "appena più consistente, in una tendenza consolidata di medio periodo, la crescita percentuale dei detenuti con posizione giuridica di 'definitivi', che con un +2.5% sono arrivati al 78% del totale della popolazione reclusa negli istituti di pena emiliano-romagnoli (2.782 persone)". In generale, dai dati del ministero della Giustizia emerge "un incremento delle persone detenute nel 2023 che sfiora il 5% (da 3.407 a 3.572)". Per quanto riguarda il tasso di sovraffollamento, in Emilia-Romagna è "al 120%, contro il 117,5% del tasso nazionale medio". Un dato, comunque, più basso rispetto a regioni come Puglia (152%), Veneto (133,5%) e Lombardia (132%) e che "risente di criteri di definizione della capienza regolamentare dei singoli istituti non sempre omogenei". Tre, in particolare, le strutture pesantemente sovraffollate: si tratta di Bologna (163,5%), Ferrara (156,5%) e Modena (137%), mentre altri istituti "si collocano in pari con la capienza prevista o perfino al di sotto di questa soglia (Piacenza, Reggio Emilia, Castelfranco Emilia)”.

L’associazione scrive come, nonostante la circolare del 18 luglio 2022 con cui “il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria ha tentato di istituzionalizzare la riorganizzazione del comparto della media sicurezza in senso disciplinare, che ospita l'ampia maggioranza dei detenuti anche in Emilia-Romagna e che sarebbe ora differenziato sulla base di una graduazione tra detenuti considerati più o meno meritevoli di trattamento”, in alcune carceri, come Reggio Emilia e Bologna, stanno “virando verso un irrigidimento delle condizioni di detenzione”. Proprio la Dozza, segnala Antigone, è tra gli istituti che desta maggiore preoccupazione: il carcere di Bologna ospita 810 persone su una capienza regolamentare di 500 posti, comportando una “situazione strutturale” che “desta preoccupazione". In questo rientrano "i consueti problemi all'impianto di riscaldamento, con l'acqua calda che nelle ultime settimane ha funzionato a singhiozzo oppure è mancata totalmente", una temperatura "particolarmente rigida negli spazi detentivi visitati, molti dei quali sono in cattive condizioni, anche nelle sezioni risistemate di recente". Tra i problemi più gravi, Antigone cita "il fatto che tutte le docce comuni sono umide e con i muri gravemente ammuffiti", la presenza di "topi e scarafaggi segnalata in diverse sezioni", la scarsa qualità del vitto e l'impossibilità di usufruire di lavatrici lamentate dai detenuti. In generale, si legge nel report, "abbiamo riscontrato una situazione particolarmente disomogenea tra le sezioni: il clima appare più disteso in alcuni reparti a 'trattamento avanzato', mentre una situazione decisamente più problematica si percepisce in alcuni spazi destinati al 'trattamento ordinario', con diverse celle che appaiono completamente buie e silenziose".

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