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Cronaca San Vitale / Via Tommaso Martelli

Villa Pallavicini, sfratto rimandato: per ora gli inquilini restano lì

Intervento delle forze dell'ordine all'alba, ma i residenti strappano un accordo: sfratto rimandato al primo febbraio. Ma come si è arrivati fino a questo punto?

«È una ex residenza secentesca costruita dalla famiglia bolognese degli Alamandini nella prima metà del XVII secolo. La Villa fu acquistata dal maresciallo genovese Gian Luca Pallavicini al servizio degli imperatori austriaci. Nel 1770 vi soggiornò per alcuni mesi l’allora quattordicenne Wolfgang Amadeus Mozart, ospite del conte Pallavicini; più di recente è stata sede della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Alma Mater di Bologna». È con queste poche righe che, sul sito della società Invimit, viene descritta Villa Gandolfi Pallavicini, residenza seicentesca che sorge nella periferia est di Bologna, in via Tommaso Martelli. Invimit SGR Spa è una società partecipata da Inail e, attraverso il suo fondo immobiliare i3-Università, ha appaltato la gestione della residenza di via Martelli a EFEI Italia per assegnazione diretta. EFEI, sul proprio sito, si definisce come Ente Paritetico Bilaterale Nazionale per la Formazione. Attiva dal 1993, è una realtà facente parte degli OPP (Organismi Paritetici Provinciali), specializzata in corsi di formazione e sicurezza sul lavoro ed è accreditata, tra gli altri, al Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture.

EFEI prende quindi in appalto da Invimit parte della struttura: l’accordo prevede la gestione della cosiddetta foresteria (ovvero stanze usate come alloggi temporanei, ndr). Il fondo i3-Università, come scritto sul sito di Invimit, si occupa di investire «principalmente in beni immobili destinati ad edilizia universitaria, anche per uso residenziale, con l'obiettivo principale di creare valore sugli immobili attraverso l'ottimizzazione della redditività̀ del portafoglio locabile e la valorizzazione o la riconversione attraverso interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria per gli immobili non appetibili ed usufruibili nello stato in cui si trovano». Infatti, l’accordo tra Invimit ed EFEI Italia prevede inizialmente che la porzione di immobile sia destinata «a centro studi con annessa foresteria». Per questo, «EFEI Italia ha destinato alcuni locali posti al piano terra come sede del Centro Studi Avanzati per la Sicurezza sul Lavoro “A. Macagno”  e le rimanenti stanze del piano terra e tutte quelle del piano primo ad uso foresteria».

Dopo un anno dalla presa in gestione da parte di EFEI, il vincolo per l’utilizzo della foresteria come luogo di accoglienza destinato esclusivamente a studenti e docenti cade. Diventa a tutti gli effetti una sorta di residence con stanze affittabili tra le 300 e le 400 euro al mese, utenze incluse. A Villa Pallavicini ci abitano studenti, anche dell’Università di Bologna, che lo utilizza come uno studentato. Peccato, però, che di lì a poco scoppia la pandemia di Covid-19: il mercato immobiliare si congela ed EFEI fatica ad affittare le stanze. L’immobile non rende e la struttura, inoltre, ha bisogno di interventi di ristrutturazione e di pulizie straordinarie. Lavori che però nessuno avrebbe pagato, secondo quanto riferiscono sia i residenti che i vertici di EFEI.

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La gestione di Villa Pallavicini

La struttura, secondo quanto riferiscono gli inquilini, alcuni lì presenti già da prima della pandemia, presentava diverse urgenze di interventi. Non c’era, ad esempio, un contratto con Hera per la gestione dei rifiuti, tanto che ad occuparsene (raccogliere l’immondizia, differenziarla, chiamare i camion per portarla via) sarebbe stato uno dei residenti. Lo stesso residente che si occupa, per un breve periodo, delle pulizie. Prima di lui era stata assunta una donna ma, sempre secondo quanto riferiscono gli inquilini di Villa Pallavicini, se n’è presto andata perché la paga non arrivava. L’inquilino, allora, si assume l’incarico di fare le pulizie delle stanze e di occuparsi del giardino della struttura. Anche in questo caso, come riferisce lo stesso residente, la paga  non arriva. Si giunge però ad accordo: i lavori in cambio dell’affitto, più la promessa di un compenso futuro che, sostiene, non sarebbe mai arrivato.

Questione affitti  

Dall’inizio del 2023 la storia si fa complicata. Gli inquilini capiscono che c’è qualcosa che non va quando ai cancelli di Villa Pallavicini si presenta un ufficiale giudiziario che comunica la notifica di sfratto. C’è un contenzioso giudiziario tra EFEI e Invimit. Raggiunto al telefono, un alto rappresentante di EFEI dice di aver ricevuto un “altolà” da Invimit: la società di Inail gli avrebbe detto di avviare le procedure per far lasciare la residenza agli attuali residenti. Contemporaneamente, è la stessa EFEI a citare in causa Invimit perché, secondo il rappresentante, la struttura necessitava di lavori di manutenzione che la stessa Invimit avrebbe dovuto fare e che non avrebbe mai fatto. In pratica, per EFEI, sarebbero venute meno le condizioni necessarie a rendere il posto appetibile e, quindi, ‘affittabile’. Lo stesso rappresentante di EFEI afferma di aver comunicato ai residenti di Villa Pallavicini di non pagare più l’affitto, e che questi non avrebbero più pagato da “un anno, un anno e mezzo”. Carte alla mano, risulta però il pagamento degli affitti da parte di alcuni dei residenti fino a gennaio 2023. 

Attivisti di PLAT con i residenti di Villa PallaviciniSfratto

Promesse non mantenute e contratti di locazione che rischiano di diventare carta straccia: sarebbe questa la situazione in cui si sono ritrovati i venti e più residenti di Villa Pallavicini. I rappresentanti di Invimit, che non hanno voluto commentare la vicenda, avrebbero negato ai residenti la possibilità di rimanere lì alloggiati anche a fronte del pagamento di un’indennità. Agli stessi abitanti di Villa Pallavicini è stato quindi comunicato, da parte di un ufficiale giudiziario, lo sgombero coatto. In forma di protesta, una rappresentanza degli inquilini, accompagnati da un gruppo di attivisti della piattaforma di intervento sociale Plat, nella mattina di martedì scorso si sono dati appuntamento davanti alla sede territoriale del Ministero dell’Economia in piazza VIII Agosto. La promessa è quella di scongiurare lo sfratto odierno, anche a costo di resistere fisicamente.

La conclusione di questa storia non è ancora scritta, e non è certo da ricercare in questo articolo. Di certo c’è che in mezzo, come sempre, ci finiscono i più fragili. I residenti della struttura sono per la maggior parte migranti, italiani e non. Ci sono alcuni nuclei familiari, altri sono singole persone senza lavoro o con un’occupazione precaria. Il ricco mercato immobiliare bolognese non permette loro di trovare soluzioni abitative rapide e alla loro portata e rimanere senza un tetto sopra la testa li taglierebbe fuori dal già difficile mondo del lavoro. 

Aggiornamento ore 10.45

Per il momento, la storia ha una conclusione. All'alba di questa mattina, diverse camionette di Polizia e Carabinieri si sono presentate ai cancelli di Villa Pallavicini per eseguire l'istanza di sfratto. I residenti, insieme agli attivisti della piattaforma Plat e al sindacato Si Cobas, hanno però fatto resistenza, chiudendo gli accessi. Dopo un lungo dialogo con l'ufficiale giudiziario, che ha visto anche la partecipazione di una legale in rappresentanza degli inquilini di via Martelli, si è giunti ad una mediazione: la Procura ha ripreso possesso di alcune stanze sfitte, che sono state requisite e chiuse. I residenti di Villa Pallavicini, però, hanno ottenuto il diritto di rimanere nella struttura almeno fino al 1° febbraio 2024. 

(ultimo aggiornamenton ore 10.30 esito operazione sfratto)

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