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Economia, l'Emilia-Romagna in ripresa. Crisi alle spalle | VIDEO

Produzione +20%. Bene meccanica ed edilizia, moda soffre ancora

L'Emilia-Romagna corre verso il pieno recupero dei livelli pre-crisi. Nel secondo trimestre del 2021 la crescita è superiore a quella di Lombardia e Veneto e l'anno si chiuderà con un aumento del Pil del 6% (superiore del +5,4% e +5,9% registrato dalle altre due regioni del Nord). Una performance che non basta a recuperare i livelli pre-pandemia, obiettivo che verrà centrato nel 2022: rispetto al 2019 il 2021 si chiuderà con un gap del 3,7%, ma il prossimo anno il Pil sarà superiore dello 0,4% a quello dell'anno precedente alla pandemia. Ma oltre ai numeri ci sono le previsioni degli imprenditori a certificare l'ottimismo che accompagna la congiuntura descritta nel report di Unioncamere, Confindustria e Intesa Sanpaolo.

L'indagine semestrale, realizzata da Confindustria su un campione di 400 aziende, evidenzia saldi tra ottimisti e pessimisti "mai registrati in precedenza". La metà degli imprenditori prevede un aumento della produzione nella seconda metà dell'anno, il 42% una stazionarietà, con un saldo ottimisti-pessimisti di 46 punti, più che doppio rispetto a quanto rilevato ad inizio anno. Positive ma più contenute le prospettive sugli ordini provenienti dall'estero, attesi in aumento dal 36% delle aziende con un saldo ottimisti-pessimisti pari a 27 punti.

Per quanto riguarda l'occupazione il 71% delle imprese non si attende variazioni entro fine anno, con un saldo ottimisti-pessimisti positivo e pari a 19 punti (era -12 a metà 2020). Il pieno recupero del mercato del lavoro, prevede Unioncamere, arriverà nel 2023. L'ottimismo coinvolge tutte le imprese a prescindere dalla dimensione: le grandi imprese esprimono pareri più favorevoli delle medio-piccole sulla domanda estera e l'occupazione. Le previsioni maggiormente positive riguardano per chimica-farmaceutica, gomma-plastica, costruzioni e servizi alle imprese. Per quanto riguarda l'occupazione, i segnali più positivi vengono dal metalmeccanico e dai servizi.

Di contro, il settore tessile è ancora in difficoltà. "Il clima di fiducia è molto positivo e superiore alle attese. Le previsioni di produzione, ordini interni ed esterni, occupazione sono tutte orientate alla crescita, al netto del settore tessile abbigliamento che resta in difficoltà. Non dobbiamo dimenticare che prima della pandemia il Paese cresceva poco e che i nodi strutturali e le sfide che abbiamo di fronte, a partire dalla gestione ponderata della transizione energetica, riforme e infrastrutture, sono ancora tutti da affrontare", ammonisce il presidente di Confindustria Emilia-Romagna, Pietro Ferrari.

"La solidità della ripresa presenta alcuni elementi critici: l'andamento dei contagi e la prospettiva, assolutamente da evitare, di nuove chiusure, gli effetti della scarsità di materie prime e componenti, il rischio di inflazione dovuto all'aumento dei costi energetici e dei prezzi delle materie prime", aggiunge. Al di là delle incognite, la congiuntura è positiva: il volume della produzione delle piccole e medie imprese dell'industria in senso stretto dell'Emilia-Romagna, rispetto allo stesso periodo del 2020, ha messo a segno un recupero eccezionale (+20,1%). Il valore delle vendite è cresciuto in modo evidente (+23,1%).

Il fatturato estero ha mostrato un andamento analogo (+23%). Degno di attenzione è il processo di acquisizione degli ordini, che, nel secondo trimestre ha mostrato una solida tendenza positiva (+21%). Il recupero dell'attività produttiva è comune a tutti i settori industriali, ma varia sensibilmente in intensità. In particolare, nonostante la ripresa dei risultati sui mercati esteri (fatturato +19,6%), il rimbalzo è più contenuto per l'industria alimentare (fatturato +11%). Situazione opposta per le industrie della moda che hanno sofferto: per questo settore, i livelli del 2019 restano lontanissimi, manca ancora un 20% di produzione per recuperare.

L'aggregato industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto, ha confermato l'inversione positiva per fatturato (+ 26,5%), produzione (+21,5%), ordini (+25,1%). Nel primo semestre 2021 le esportazioni di prodotti dell'industria manifatturiera sono risultate pari a quasi 34,4 miliardi e hanno fatto segnare una crescita del 24,4% rispetto allo stesso periodo del 2020. Nel 2020 gli occupati in Emilia-Romagna sono diminuiti di 59.000 unità (-2,9%), flessione che dovrebbe proseguire nel 2021, con un calo stimato di 16.000 addetti (-0,8%). Per l'inversione di tendenza si dovrà attendere il prossimo anno (+1,7%).

"Pur in un clima ancora in parte incerto e con incognite sul futuro, l'Emilia-Romagna pare avviata sulla strada per poter essere la prima regione a uscire dal tunnel, forte di un rapporto imprese-territorio che sta funzionando e conferma la vitalità di questo sistema economico", sottolinea il presidente regionale di Unioncamere, Alberto Zambianchi. "Digitale, formazione, ricomposizione delle filiere, presenza sui mercati esteri: attorno a questi aspetti, che stanno caratterizzando questa fase di ripresa post-pandemia, ruotano i fattori che determinano la competitività", avverte. Sul fronte del credito, invece, anche nel secondo trimestre è proseguito l'aumento dei prestiti alle imprese.

La dinamica è risultata più moderata (+2,3% a giugno) rispetto ai picchi eccezionali di fine 2020, inizio 2021. L'evoluzione dei prestiti alle imprese è determinata dall'andamento delle erogazioni con garanzia pubblica. I dati sulle operazioni garantite arrivate al Fondo centrale per le pmi mostrano che al 9 settembre dall'Emilia-Romagna sono arrivate oltre 220.000 domande al Fondo per un importo finanziato di 19,7 miliardi, un volume in aumento del 9,7% rispetto a tre mesi prima e quasi quadruplicato da inizio luglio 2020. In parallelo, la dinamica dei depositi delle imprese resta sostenuta, denotando una persistente elevata propensione alla liquidità. Da oltre un anno i depositi delle imprese registrano tassi di crescita a due cifre, +20,2% a giugno in Emilia-Romagna.

"Le imprese dell'Emilia-Romagna stanno tornando più velocemente del previsto ai livelli di fatturato pre-crisi. Anche i livelli dell'export crescono a livelli superiori anche a quelli del 2019. Questo trend si rafforza con il passare dei mesi in particolare per i settori dimostratisi più resilienti come biomedicale, farmaceutica e distribuzione di beni alimentari, ma anche per elettronica, costruzioni e sistema casa", osserva Cristina Balbo, direttrice regionale Emilia-Romagna e Marche di Intesa Sanpaolo. (Dire)

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