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Le mostre di marzo da non perdere

Pittura, fotografia, maestri del Novecento e street-artist: una carrellata di mostre da vedere assolutamente

Marzo, un mese perfetto per andar per mostre e musei. La scelta è ampia e le esposizioni sono tutte da vedere...anche perché per alcune saranno le ultime settimane utili. 

Ecco le mostre da non perdere: 

"Arte al femminile” - artiste a Bologna nel Novecento

(fino all'11 giugno)

Dal 23 febbraio fino all'11 giugno 2023, a Casa Saraceni la mostra a cura di Angelo Mazza, con la collaborazione di Benedetta Basevi e Mirko Nottoli, “arte al femminile” - Artiste a Bologna nel Novecento, dalle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione. Da anni le mostre sulle donne artiste sono di moda. Ma per lo più insistono su alcune figure eccellenti che la critica ha da tempo riscoperto, sia dell’età antica sia dei tempi più vicini a noi. Mai sono state radunate, come in questa occasione, quasi sessanta opere appartenenti a oltre venti pittrici attive a Bologna nel corso del Novecento, artiste che contribuirono in misura significativa allo sviluppo dell’arte in Emilia e alla vitalità delle Accademie. Orari di apertura: da martedì a venerdì ore 15.00-18.00; sabato, domenica e festivi ore 10.00-18.00. Lunedì chiuso. Pasqua; Lunedì dell’Angelo; 25 aprile; 1 maggio; 2 giugno 2023: ore 10.00-18.00. Ingresso libero. 

MAST Photography Grant on Industry and Work 

(fino al 1°maggio)

Dal 25 gennaio all’1 maggio 2023 sono in mostra alla Fondazione MAST di Bologna i lavori dei cinque finalisti del MAST Photography Grant on Industry and Work – Farah Al Qasimi, Hicham Gardaf, Lebohang Kganye, Maria Mavropoulou e Salvatore Vitale –, tutti accomunati da un’attenzione particolare verso i mutamenti che interessano l’essenza stessa del lavoro. Farah Al Qasimi si focalizza sulla grande comunità araba di Dearborn (Michigan, USA), la seconda per grandezza negli Stati Uniti, e crea un amalgama tra gli scorci di vita autentici della città e la sua dimensione più patinata. Dearborn mostra un carattere ibrido che è espressione di due culture, quella araba e quella statunitense. Ambientato a Tangeri, in Marocco, il progetto In Praise of Slowness di Hicham Gardaf si concentra sul contrasto tra la parte prospera e in espansione della città, e il centro storico con il suo fascino antico. Nel suo lavoro riprende i venditori ambulanti che passano di casa in casa per portare la candeggina e poi raccolgono le bottiglie di plastica vuote. Un rituale che trova la sua ragione d’essere in un ambito sociale e culturale caratterizzato dalla deterritorializzazione capitalista. Orari di apertura ordinari: da martedì a domenica h 10–19 in occasione degli eventi serali h 10-22. 

"Aldo Mondino. Impertinenze a palazzo" 

Dopo il successo delle mostre Michelangelo Pistoletto. Dal rinascimento alla rinascita e Marino Marini. Cavalli e cavalieri a Palazzo, la Fondazione Palazzo Boncompagni organizza una nuova mostra, ancora dedicata a un maestro del Novecento, il torinese Aldo Mondino (Torino 1938-2005). Aldo Mondino, straordinario ed eclettico artista, ha operato dagli anni della Pop Art e dell’Arte Povera fino ai primi anni del nostro secolo con originalità e raffinata ironia, che non nascondono la drammaticità di certe immagini o la contraddittorietà ludica tra il titolo e il soggetto delle sue opere. L’artista gioca concettualmente con l'ambiguità del linguaggio e agendo sul significato letterale delle parole mescola le carte e crea "situazioni" paradossali ma credibili in termini di narrazione. Da questa caratteristica prende spunto il titolo della mostra Aldo Mondino. Impertinenze a Palazzo, organizzata dalla Fondazione Palazzo Boncompagni in collaborazione con l'Archivio Aldo Mondino. Orari di apertura ordinari: Accesso con biglietto mostra | ingresso gratuito su prenotazione numero limitato: www.palazzoboncompagni.it

“Fattori. L’umanità tradotta in pittura”

(fino al 1°maggio)

A Palazzo Fava la mostra “Fattori. L’umanità tradotta in pittura”, realizzata in collaborazione con l’Istituto Matteucci. Il percorso espositivo, a cura di Claudia Fulgheri, Elisabetta Matteucci e Francesca Panconi studiose e profonde conoscitrici della vasta produzione fattoriana, presenta una straordinaria selezione di oltre 70 opere della produzione del maestro indiscusso della macchia Giovanni Fattori, eccezionale precursore della modernità̀ del XX secolo.
Sono passati oltre 50 anni dall’ultima mostra presentata a Bologna sul grande maestro livornese: nel frattempo, parallelamente al progredire degli studi, l’interesse nei confronti dei Macchiaioli è andato sempre più crescendo, anche per le importanti rassegne che hanno visto al centro il movimento toscano. L’esposizione a Palazzo Fava vuole restituire, attraverso un excursus temporale e tematico nella poderosa produzione dell’autore, il suo sguardo al contempo innamorato e disincantato sull’esistenza, rivelandone l’inconsapevole poesia che, nonostante tutto, essa nasconde. In tale capacità di “liberare” l’essenza del transitorio, fissandola nei diversi generi pittorici coi quali egli si è confrontato, risiede la modernità di Fattori, intesa come capacità di cogliere l’immutabilità del sentimento umano, l’eternità dietro la contingenza. Orari: da martedì a domenica ore 10.00-19.00 (ultimo ingresso ore 18.00)

"Jago, Banksy, TvBoy e altre storie controcorrente"

(fino al 7 maggio)

A Palazzo Albergati di Bologna accoglie le opere più provocatorie, anticonformiste e rivoluzionarie del nostro tempo: la mostra Jago, Banksy, TvBoy e altre storie controcorrente propone un percorso espositivo che ruota intorno ai tre artisti più discussi ed amati degli ultimi anni. Una mostra che, attraverso l’esposizione di 60 capolavori, racconta alcune delle storie più estreme e trasgressive della public art italiana e internazionale, attraverso il dialogo tra il misterioso artista inglese e i più influenti artisti italiani del momento, offrendo un panorama esaustivo e provocatorio sull’arte dei nostri giorni.
Jago, Banksy e TvBoy hanno sovvertito le regole dell’arte, rifiutando di entrare a far parte di un sistema imbrigliato ed escludente; sono tre artisti hanno “creato un precedente” e fatto parlare della loro arte arrivando al cuore del grande pubblico.
Jago, Banksy, TvBoy e altre storie controcorrente si presenta, appunto, come una tripla monografica che mostra le opere più significative di ognuno di loro: dalla Girl with Baloon a Bomb Love di Banksy; Apparato circolatorio e Memoria di sé di Jago; la serie dei baci e quella degli eroi di TvBoy, oltre a pezzi iconici dell’artista come la coppia “modernizzata” che ha dato vita alla enorme opera che dà il benvenuto all’aeroporto di Roma Fiumicino oppure il Gino Strada con il cartello “stop war” comparso una notte di qualche mese fa sui muri di Milano.
A questi tre nuclei si uniscono poi molte opere di varie generazioni di artisti che da loro hanno preso ispirazione e spunto, o che semplicemente si inseriscono nel percorso “controcorrente” che li caratterizza: da Obey - in mostra con il celebre manifesto Hope, realizzato nel 2008 per sostenere la campagna presidenziale di Barak Obama - a Mr. Brainwash (di cui, tra gli altri, un esemplare della sua Mona Linesa), da Ravo e La ragazza con l’orecchino di perla a Laika e il suo celeberrimo Not this “game” fino a Pau con la sua serie delle Santa Suerte.
Circa 60 opere allestite in un percorso unico e sorprendente alla scoperta degli “enfants terribles” dell’arte, che non poteva che essere ospitata a Bologna, città della controcultura per eccellenza. Un dialogo – suddiviso in 4 sezioni – che porta il visitatore a cogliere le corrispondenze esistenti tra i diversi orientamenti nell'elaborazione delle tendenze legate all’arte e alla street art europea che, in questo momento, è un punto di riferimento internazionale.
La mostra, con il patrocinio del Comune di Bologna, è prodotta e organizzata da Arthemisia con la collaborazione di Piuma, Pop House Gallery e Apapaia.

Orario apertura
Tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00
La biglietteria chiude un’ora prima

"I pittori di Pompei"

(fino al 1°maggio)

Curata da Mario Grimaldi e prodotta da MondoMostre, l’esposizione è resa possibile da un accordo di collaborazione culturale e scientifica tra Comune di Bologna | Museo  Civico Archeologico e Museo Archeologico Nazionale di Napoli che prevede il prestito eccezionale di oltre 100 opere di epoca romana appartenenti alla collezione del museo partenopeo, in cui è conservata la più  grande pinacoteca dell’antichità al mondo. Il progetto espositivo pone al centro le figure dei pictores, ovvero gli artisti e gli artigiani che realizzarono gli apparati decorativi nelle case di Pompei, Ercolano e dell’area vesuviana, per contestualizzarne il ruolo e la condizione economica nella società del tempo, oltre a mettere in luce le tecniche, gli strumenti, i colori e i modelli. L’importantissimo patrimonio di immagini che questi autori ci hanno lasciato - splendidi affreschi dai colori ancora vivaci, spesso di grandi dimensioni - restituisce infatti il riflesso dei gusti e i valori di una committenza variegata e ci consente di comprendere meglio i meccanismi sottesi al sistema di produzione delle botteghe. Sono pochissime le informazioni giunte a noi sugli autori di queste straordinarie opere e quasi nessun nome ci è noto. Grazie alle numerose testimonianze pittoriche conservate dopo l’eruzione avvenuta nel 79 d.C. e portate alla luce dalle grandi campagne di scavi borbonici nel Settecento, le cittadine vesuviane costituiscono un osservatorio privilegiato per comprendere meglio l’organizzazione interna e l’operato delle officine pittoriche.

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