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Dozza, non ancora operativa la sezione nido del carcere: "Puntare su altre strutture esterne"

"Non si può non fare, non agire - è la sollecitazione della garante regionale dell'infanzia, Clede Maria Garavini- il testimone deve passare alla prossima amministazione del Comune di Bologna"

Inaugurata ma non ancora aperta la sezione nido del carcere della Dozza di Bologna, varata lo scorso luglio, e quindi non ancora operativa. "Nessuno si augura venga usata più di tanto, in realtà, ma manca ancora "un passaggio con le organizzazioni sindacali e la Polizia penitenziaria- spiega alla Dire la direttrice della casa circondariale Rocco D'Amato, Claudia Clementi- perchè gli spazi necessitano di un posto di servizio della Polizia ulteriore" e dedicato.La riunione è già convocata e le previsioni sono di poter "comunicare la partenza entro fine mese, per poi procedere a eventuali assegnazioni" delle sezioni a mamme con bambini fino ai tre anni- aggiunge Clementi,  in occasione della commissione in Comune che due giorni fa ha fatto il punto sulla questione. Come ribadito più volte anche durante l'inaugurazione degli spazi, nessuno tra garanti e rappresentanti delle istituzioni vede nelle due stanze, allestite comunque con tutti gli accorgimenti possibile, la giusta soluzione per la vita di mamme detenute con figli: bisognerebbe puntare su altre strutture esterne per evitare in ogni modo la presenza di bambini e bambine all'interno di quella penitenziaria, a partire dalle case-famiglia protette per detenute madri, in custodia cautelare o in espiazione di pena definitiva.

"Questa è la soluzione privilegiata -  ribadisce Marcello Marighelli, garante regionale delle persone private della libertà - che aggiunge "l''urgenza di ripartire territorialmente gli 1,5 milioni di euro previsti all'anno, per tre anni, appositamente. Si tratta di fondi previsti dalla legge di Bilancio 2021 che però, al momento, non sono ancora stati sbloccati". Antonio Ianniello, garante delle persone private della libertà del Comune di Bologna, chiede un'azione tempestiva per poter "sfruttare i 4,5 milioni di euro totali. L'autorità nazionale di garanzia per l'infanzia e l'adolescenza ha chiesto un aggiornamento al Governo", ma la tappa successiva sarà un impegno da parte delle istituzioni regionali e locali.

"Non si può non fare, non agire- è la sollecitazione della garante regionale dell'infanzia, Clede Maria Garavini- il testimone deve passare alla prossima amministazione del Comune di Bologna". Su questa priorità - prosegue la nota della Dire - si dice d'accordo anche il consigliere Pd Francesco Errani, che butta giù una serie di punti chiave: "Garantire ai minori l'accesso a scuola e a servizi territoriali e di quartiere, portare avanti una collaborazione con le associazioni e le realtà già attive sul territorio, come anche le strutture del privato sociale che possono mettersi a disposizione". La letteratura scientifica e le leggi tracciano la linea per soluzioni alternative alle sezioni nido, anche perchè "i casi di ricidiva di mamme con bambini in carcere non sono pochi- ricorda Marighelli- meglio puntare su strutture che possano mettere in contatto con i servizi sociali".

E poi ci sono i risvolti sulla crescita dei minori: "In un luogo come quello del carcere, con persone autoritarie che esercitano un potere sulle loro stesse madri e che in un certo modo violano la loro intimità, provoca una ferita all'immagine che il piccolo ha di sè e delle proprie possibilità", conclude Garavini. 

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