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In Comune mutuo con derivati: Giannini nega, poi spuntano prove e 'ritratta'

Saltano fuori i certificati della centrale rischi di Banca d'Italia, che proverebbero la presenza del derivato. Vicesindaco: 'Unico caso di mutuo in cui può essere individuata una componente derivata, riguarda la rinegoziazione di un mutuo, ma ci ha fatto risparmiare'

In 'pancia' al comune di Bologna c'è stato un derivato dal novembre 1997 fino all'estinzione, il 31 dicembre dello scorso anno, 'nato' dalla rinegoziazione di un mutuo precedentemente stipulato. Un'operazione che ha consentito un risparmio superiore a 800mila euro. Palazzo D'Accursio ha risposto così al giornalista ed ex assessore, Antonio Amorosi, che ha puntato sul caso l'attenzione. Amorosi ha mostrato i certificati della centrale rischi di Banca d'Italia,  che proverebbero la presenza del derivato dal 2005 con le quote trimestrali di pagamento.

Una circostanza, questa, che fu smentita dalla vicesindaco Silvia Giannini, nella risposta scritta data a un'interpellanza di Salsi del 22 ottobre scorso. "Dopo aver effettuato le opportune verifiche presso settori di competenza - aveva spiegato Giannini - confermo quanto segue: Il comune di Bologna non ha derivati e non ne ha mai avuti proprio perché si ritiene che non siano uno strumento adatto ad una pubblica amministrazione".

Nella nota diffusa ieri dal comune - oltre a ribadire di non aver fatto uso di questo strumento finanziario nel periodo in cui ne era consentita l'attivazione tra il 2002 e il 2008 - viene spiegato che un "caso di contratto di mutuo in cui può essere individuata una componente derivata" c'è. Questo risale alla rinegoziazione di un mutuo di originaria 20.349.310.273 lire, (10.509.541,68 euro) sottoscritto con l'allora Banca Commerciale Italiana (ora Banca Intesa) il 6 novembre 1997. "Con tale rinegoziazione - ha spiegato il comune - furono mantenute inalterate durata del prestito e quote di capitale, mentre fu modificata la quota interessi portando il mutuo da un tasso fisso nominale annuo del 6,24% ad un tasso variabile euribor 6 mesi + spread 0,71%. Tale 0,71% era composto da uno 0,11% quale tasso debitore ed uno 0,60% riferito al canone di assicurazione (CAP) perché il tasso massimo di ogni rata non superasse il 5%". Da Palazzo D'Accursio hanno spiegato che questa operazione ha consentito un risparmio di 808.482,74 euro. La rinegoziazione dei mutui è l'unico caso in cui ancora oggi è possibile ricorrere ai derivati all'interno della pubblica amministrazione, perché non è considerata operazione rischiosa.

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