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Salute

BLQ Checkpoint a rischio chiusura: "Senza il supporto dell'Ausl non ha senso continuare"

L'annuncio dell'associazione Plus, tra i gestori del centro per la prevenzione delle malattie sessuali delle persone Lgbt+. L'azienda sanitaria rassicura: "Finanziamento confermato". E il Comune blinda il progetto: "Esperienza virtuosa"

Il BLQ Checkpoint a rischio chiusura. L’allarme arrivata dall’associazione Plus aps tra i firmatari della convenzione con Ausl e Comune che ha portato alla nascita del centro per la prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale a misura delle persone Lgbt+. A spiegarne le ragioni, il presidente dell’associazione Sandro Mattioli: “Una scelta sofferta ma necessaria, poiché non ha senso continuare senza una collaborazione fattiva da parte dell’azienda sanitaria”. Secondo Plus aps, infatti, "l’Ausl non ha ancora erogato la prima rata dei fondi previsti, né ha fornito alcuna spiegazione o comunicazione a riguardo”.

Le dichiarazioni di Ausl e Comune

L’Ausl a sua volta è subito intervenuta per rassicurare l’associazione che il 1° giugno ha confermato "il finanziamento in essere da anni” nonché “l’impegno e i supporto all’associazione che non è unicamente di natura economica ma anche fattivo”. Ad ogni modo, anche il Comune ha scelto di dire la sua sulla vicenda, per sottolineare l’importanza del centro e quindi blindare quella che l’assessore alla Sanità Luca Rizzo Nervo definisce una “esperienza imperdibile”. L’aspettativa del Comune, infatti, “che ribadiremo in tutti i contesti, compresi quelli di pianificazione come la conferenza socio sanitaria territoriale, è che quella esperienza virtuosa sia messa in condizione di operare efficacemente come è successo negli anni scorsi, confidando in una immediata soluzione da parte dell'azienda sanitaria", aggiunge Rizzo Nervo.

Plus: "Da due anni paghiamo noi i test per la sifilide"

BLQ Checkpoint esiste da oltre 8 anni ma, a sentire Plus, i problemi di collaborazione con l’Ausl non sono nuovi. "Nell'arco degli ultimi anni Plus si è scontrata più volte con un muro di disinteresse, da parte di un ente che sembra dare più attenzione alle procedure e alla burocrazia che alla prevenzione di Hiv e altre infezioni a trasmissione sessuale (Ist) e alla salute pubblica”, spiega Plus in una nota. "Sono ormai due anni - prosegue l’associazione - che Plus sta pagando con i propri fondi i test per la sifilide, che sarebbero a carico dell'Ausl, per poter continuare a fornire questo servizio, con una spesa di circa 5-6.000 euro annui e una richiesta di rimborso alla quale nessuno ha mai risposto".

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