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Salute

La dipendenza dal lavoro esiste, ecco quali sono i sintomi e i rischi

I "workaholic" sono più tristi e stressati anche mentre fanno il loro dovere, ed è un fenomeno che colpisce più frequentemente le donne

Chi è "malato" di lavoro non è molto diverso da un alcolista o un ludopatico. Proprio come altre dipendenze, infatti, anche quella da lavoro porta la persona a stare più male rispetto agli altri. Non solo in astinenza, ma anche mentre sta facendo ciò che più desidera (e cioè, appunto, lavorare). E questo aspetto è più marcato nelle donne rispetto agli uomini.

Ostilità, ansia e senso di colpa

Sono i "workaholic", cioè le persone dipendenti dal proprio lavoro, l'oggetto del nuovo studio realizzato dal docente Cristian Balducci, che insegna nel Dipartimento di Scienze per la qualità della vita dell campus di Rimini dell'Alma Mater di Bologna, in collaborazione con altri due ricercatori, Luca Menghini dell'Università di Trento e Paola Spagnoli dell'Università della Campania "Luigi Vanvitelli". Le persone affette da questa dipendenza tendono a lavorare troppo e in modo compulsivo, sviluppando una vera ossessione che ha forti ripercussioni sulla salute e sulle relazioni: ostilità e ansia, e senso di colpa quando non lavorano quando vorrebbero, sono i sentimenti negativi più comuni.

Umore peggiore

Anche durante l'orario di lavoro? È questo il quesito che si è posto il team guidato dall'Alma Mater, che ha raccolto così i dati da 139 lavoratori full-time analizzando l'umore e la percezione del carico di lavoro attraverso dei brevi questionari inviati durante tre giornate lavorative, dalle 9 alle 18, a un'app installata sui telefoni dei partecipanti. A quanto pare sì: "I dati raccolti mostrano che i lavoratori più 'workaholic' hanno un tono dell'umore mediamente peggiore rispetto agli altri - riferisce Balducci- quindi non sembra vero che le persone dipendenti dal lavoro traggono maggior piacere dall'attività lavorativa".

Differenze di genere

Questo perché l'euforia iniziale sembra cedere il passo alle emozioni negative, che rimangono mediamente per tutta la giornata a prescindere dal contesto o dal carico di lavoro. Si tratta dello stesso fenomeno che avviene anche in altri casi di dipendenza. Dallo studio emerge poi come la relazione tra dipendenza da lavoro e umore negativo sia più marcata nelle donne, che sarebbero dunque più vulnerabili al 'workaholism'. Secondo gli studiosi, questo potrebbe dipendere dal conflitto tra l'eccessivo investimento sul lavoro e "le pressioni esterne che derivano da aspettative di genere ancora molto radicate nella nostra cultura", aumentando il rischio di burnout e malattie cardiovascolari.

Disincentivare il clima tossico nelle aziende

Come altre dipendenze, anche il 'workaholism' ha effetti negativi sulle relazioni e sulla salute, fino ad arrivare a vere e proprie "malattie da superlavoro" e alla "morte da eccesso di lavoro", fenomeno che oggi "ha una casistica non trascurabile". Per questo, sollecita Balducci, "le organizzazioni devono mandare segnali chiari ai lavoratori su questo tema, evitando di incoraggiare un clima in cui lavorare anche fuori dall'orario lavorativo e nei fine settimana sia considerato la norma". Al contrario, sostiene lo scienziato dell'Alma Mater, "è necessario promuovere un ambiente che disincentivi un investimento eccessivo e disfunzionale nel lavoro, promuovendo politiche di disconnessione e specifiche attività di formazione".

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