Scioperi e rette scolastiche: chi ci guadagna?
Sono una lavoratrice e mamma di un bimbo di 2 anni che frequenta il nido nel quartiere Saragozza. Io, come moltissime mamme, almeno due volte al mese ricevo comunicazione dalla scuola che questa sarà chiusa per sciopero, assemblea sindacale o altro che implica che la scuola non erogherà servizio. Questo si traduce in : una mamma o un papà che devono fare i salti mortali per occuparsi del proprio figlio, assentandosi dal lavoro , oppure sperando che una baby sitter sporadica sia disponibile, spendendo una cifra di circa 60/70 euro. Questa cifra si somma alla retta scolastica, che per il giorno di disservizio, sarà comunque dovuta al comune, una retta non proprio economica che si attesta intorno alle 400 euro mensili. Non entro del merito delle motivazioni o meno degli scioperi perchè non ho conoscenza nè competenza. Tuttavia, da genitore, mi sento presa in giro dal comune, che non sconta i giorni in cui il servizio non erogato, e puntualmente a fine mese richiede il pagamento per intero della retta come se avessimo usufruito di tutti i giorni regolarmente, mentre quel giorni di sciopero non sarà pagato al personale. In questo gioco di potere, ci sono parti che guadagnano due volte ( il comune, non pagando il personale ma ricevendo i soldi dalle famiglie), e parti che perdono due volte ( le famiglie, che pagano il nido, e la baby sitter, per quei giorni che sono sempre più numerosi) Si parla sempre più spesso della crisi delle nascite in Italia, ma come si possono fare figli se si devono affrontare rette assurde e per giunta pagarle anche quando si è costretti a pagare baby sitter o assentarsi dal lavoro? Le famiglie si devono arrangiare...sino a quando non ci saranno più figli da mandare a scuola, e ci si domanda ancora il perchè..