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Cronaca

Collot: "Io, vittima di stupro", plauso vicesindaca: "Solidarietà, grazie per la sua forza di raccontarlo"

Il racconto-choc della ex candidata sindaca: "Ma a vergognarmi non devo essere io, e glielo ho detto in faccia"

E' arrivata in serata la solidarietà della vicesindaca Emily Clancy a Marta Collot. La 29enne ex candidata sindaco che durante una iniziativa sul tema della violenza di genere -e di un processo per stalking che la vede come parte lesa- ha pubblicamente raccontato di essere lei stessa stata vittima di una violenza sessuale, episodio di cronaca risalente a tre anni fa in via Parri, per il quale è stato condannato a otto anni un italobrasiliano trentenne, Orianderson Venturi.

Una sentenza, ha dettagliato l'esponente di Potere al popolo ed ex candidata sindaca, arrivata "dopo le mobilitazioni nel quartiere, dopo presidi sotto al Tribunale, dopo che grazie al mio avvocato siamo riusciti a portare la voce della 'vittima' in aula, dove ho potuto dire in faccia al mio stupratore ciò che penso: che ha approfittato del suo vantaggio fisico, ma che non mi sono mai piegata".

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Ora, la vicesindaca di Bologna con delega alle Pari opportunità e alla Lotta alla violenza e alla tratta sulle donne e sui minori ha espresso totale solidarietà.

La vicesindaca: "Grazie a Marta, parlarne crea forza collettiva"

"'Lo stupratore non è un malato, è figlio sano del patriarcato', hanno gridato tante volte negli ultimi anni, a ragione -dichiara Clancy- le femministe di Non Una Di Meno. La mia più profonda solidarietà a Marta Collot, che ha dovuto vivere sulla propria pelle ripetutamente il volto più orrendo e ignobile di una società patriarcale: la violenza di genere, la supremazia violenta dell'uomo sulla donna nelle forme dello stalking e dello stupro. La ringrazio per la forza di aver denunciato quanto le è accaduto e di non aver perso la tenace volontà di continuare a cercare giustizia nelle aule del Tribunale".

Nel mondo, continua la vicesindaca, "almeno una donna su tre ha subito violenza, fisica o sessuale, e troppo spesso leggiamo di uomini maltrattanti giustificati e normalizzati nei loro comportamenti, mentre quelli delle donne vengono dissezionati sotto a una lente d'ingrandimento, quando non sfociano in processi di victim blaming, dai media e anche nelle aule di giustizia".
Conclude Clancy: "È anche grazie a gesti come questo, di collettivizzazione del proprio vissuto di violenza, che si dà la forza ad altre donne di farsi avanti e domandare giustizia per ciò che è loro accaduto".

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