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Lunedì, 29 Aprile 2024

Migranti in protesta: “Il Governo ci discrimina, ma noi vogliamo renderci utili” | VIDEO

Mesi passati senza alcun riconoscimento giuridico, falle nel sistema di accoglienza che rendono impossibile snellire i tempi delle pratiche. E le condizioni dei Cas rimangono critiche

Dal Cas di via Mattei a quello di Ozzano, alla fine non cambia poi molto. È questa la denuncia del Coordinamento Migranti che, insieme all’Assemblea dei migranti del Cas Mattei, ha portato questa mattina nel cuore di Bologna, sotto i portici di Palazzo d’Accursio. Le condizioni denunciate sono ormai tristemente note: mesi e mesi senza che nessuno chiami i migranti a raccontare la propria storia o a prendere le loro impronte, lasciandoli così privi di qualsivoglia riconoscimento giuridico necessario per frequentare una scuola, per lavorare o per iniziare un qualsiasi percorso di integrazione con la società. Le condizioni in cui queste persone vengono fatte rimanere, poi, sono delle peggiori, e denunciate a più riprese anche dalle istituzioni: cibo scarso e scadente, letti di fortuna, container o peggio tende all’interno delle quali piove, oltre alla mancanza strutturale del pocket money per le spese personali.

Dal Mattei a Ozzano

Questa già precaria situazione si ripete in tutti i Cas regionali in cui i migranti sono stati smistati, come ad esempio ad Ozzano: “Il Cas di Ozzano ripercorre lo stesso modello di quello di via Mattei – dice Lorenzo Delfino, portavoce del Coordinamento Migranti –. Si vive nei container, dove piove dentro. Non è una vita decente. Tutti i migranti trasferiti dal Mattei, ovunque siano andati, hanno creato assemblee dei migranti e ovunque si stanno facendo sentire. In un solo anno le risposte negative per i permessi di soggiorno sono passate dal 60% all’80% a Bologna. La Regione e la questura dicono che è un problema amministrativo, ma vogliono solo prendere tempo. Cosa devono aspettare i migranti? Il problema è politico, regionale e nazionale. Cosa devono aspettare? Un Cpr? Di essere spediti in Albania? Questo è un problema che non può essere ridotto a un problema amministrativo. Le amministrazioni che si dicono vicine ai migranti dovrebbero svegliarsi, non nascondere la polvere sotto al tappeto mentre il Governo si comporta in modo violento con i migranti. Una circolare dopo il decreto Cutro rende impossibile trasformare la richiesta di permesso di soggiorno in permesso di lavoro. E non parliamo neanche di una legge, ma di un decreto. Quelli che sono qui da tempo e che provano a fare e ricongiungimenti familiari sono impossibilitato a farlo. Tutte le ambasciate in giro per il mondo bloccano i visti, non permettendo alle persone di raggiungere i propri cari in Italia. L’Assemblea dei migranti del Mattei, insieme ai migranti di tutte le altre città, andrà avanti con le lotte fino a che non arriveranno delle risposte” conclude Delfino.

“Vogliamo lavorare”

A raccontare le difficili condizioni in cui sono costretti a vivere i migranti è direttamente uno di loro: “Senza documenti non possiamo andare a scuola, non possiamo lavorare e non possiamo iniziare un percorso di integrazione. Siamo qui da mesi: è tanto tempo, soprattutto senza un riconoscimento. L’unica soluzione che trovano è quella di spostarci da una parte all’altra, ma questa non è una soluzione. Soldi e cibo non bastano: noi vogliamo renderci utili, ma per farlo ci servono i documenti. È come trovarsi in una prigione a cielo aperto dove l’unica cosa che possiamo fare è aspettare. Noi non ce la facciamo più a stare in dei campi senza far niente. Per questo vogliamo continuare a lottare. Questo sistema lascia pensare che i migranti siano un peso per la società, ma noi non vogliamo essere un peso, vogliamo renderci utili alla società. Alcuni di noi dopo cinque mesi non hanno neanche depositato le impronte. Che sia Bologna, Piacenza, Rimini: le decisioni del governo sono sempre discriminanti. Siamo qui, quindi, per essere visti e per ribadire ancora una volta che vogliamo renderci utili al paese che ci sta ospitando”.

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