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Economia

Profumerie Douglas, altri 22 negozi da chiudere: 346 posti di lavoro a rischio

Sarebbero 346 i posti di lavoro a rischio dopo la decisione della chiusura di un centinaio di negozi

346 posti di lavoro a rischio a seguito dell'annuncio da parte di Douglas della chiusura di un centinaio di negozi, su un totale di 128. Nell'incontro di ieri Fisascat-Cisl, Filcams-Cgil, e Uiltucs-Uil hanno preso visione della lista di punti vendita dismettere entro il 2022.

Il management ha spiegato che, i negozi sono stati scelti guardando l'andamento dell'ultimo biennio di ciascun punto vendita, accentuato dall'emergenza Covid 19. Ma, riferiscono i sindacati "è stato messo l'accento anche sul tema degli approvvigionamenti, sulla necessità di maggiore liquidità per favorire l'e-commerce nonchè sull'impatto dei canoni di locazione: tutte cose che hanno inciso sulle scelte di Douglas in Italia. Che comunque ha rassicurato su soluzioni che vadano incontro alle richieste sindacali per il mantenimento occupazionale. Tanto da aver già sottoscritto accordi di riservatezza con sei diversi operatori del settore interessati a subentrare in alcuni spazi".

Secondo i piani 17 punti vendita sarebbero da chiudere entro il prossimo 31 marzo in Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Emilia-Romagna, Sicilia e Sardegna

I sindacati però non sono tranquilli: "Manca ancora il piano industriale di Douglas che è un elemento centrale di questa discussione. Parlare solo della chiusura di così tanti punti vendita è inaccettabile e il lavoro che stiamo facendo serve a far cambiare idea all'azienda", spiega alla 'Dire', Ilaria Mattioli della Filcams. E ora si cercherà di convincere Douglas passando dal tavolo al ministero dello Sviluppo economico.

Al prossimo incontro, invece, il 16 marzo Douglas dovrebbe presentare un piano commerciale e definire l'intero perimetro della annunciata ristrutturazione. Secondo i piani 17 punti vendita sarebbero da chiudere entro il prossimo 31 marzo in Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Emilia-Romagna, Sicilia e Sardegna.

"Abbiamo chiesto di sviluppare e illustrare un piano industriale di ampio respiro e serio che dia valore al capitale umano, che è il vero valore aggiunto a maggior ragione per un'azienda che offre prodotti e servizi per la cura della persona, postulato sulla salvaguardia occupazionale", afferma la segretaria nazionale della Fisascat, Aurora Blanca, auspicando che "le istanze presentate dalle confederazioni in merito al blocco dei licenziamenti trovino rapidamente un positivo riscontro".

La Fisascat ha chiesto a Douglas un report su eventuali posizioni vacanti e la lista dei siti dove l'azienda ha già comunicato alle diverse proprietà l'indisponibilità alla rinegoziazione dei canoni di locazione. E insiste per "rendere più cogenti le clausole di salvaguardia occupazionale vigenti". Anche al tavolo con il ministero dello Sviluppo economico dovrà "essere portato il piano industriale e lì chiederemo uno sforzo comune perchè Douglas cambi idea. Peraltro al momento non c'è chiarezza nemmeno sui punti vendita che potrebbero essere oggetto di cessione nè su quali sarebbero i competitor di Douglas che potrebbero essere interessati. Insomma - conclude Mattioli - mancano troppo passaggi, non si capisce cosa abbiano in mente, quando invece è indispensabile avere il perimetro completo di quel che accadrà". E questo invece serve perchè è da qui che si deve ragionare per "migliorare l'esperienza di vendita", rinegoziare i contratti di affitto, favorire l'accompagnamento alla pensione o la riqualificazione professional... "L'e-commerce- avverte Blanca- può supportare tale esperienza ma non può sostituirla".

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