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Erika Bertossi

Collaboratrice cronaca ed eventi

Centro Storico

Il mio viaggio sotto il mare (dove ho capito che gli squali siamo noi)| LE IMMAGINI

Metti un palazzo del centro di Bologna e portalo a 20 mila leghe sotto i mari. Ecco come se ne esce

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Una zuppa può uccidere uno squalo più di quanto uno squalo possa uccidere un uomo (che non rientra nella sua dieta e neppure nei suoi gusti). Questo credo sia il messaggio più forte che mi sono portata a galla una volta riemersa dalle acque dell'oceano che per un po' trova casa in un palazzo storico di via San Felice, con la mostra "Squali e abissi" (se volete QUI c'è scritto tutto su date, orari e costi se interessa). Si parte con le fauci del più grande pesce macro-predatore del mare, che grazie a Steven Spielberg rientra negli incubi di tutti i nati nei primi anni Ottanta, per scoprire poco dopo (neanche il tempo di imparare che il suo fegato è leggerissimo) che c'è chi si ingozza di pinne di squalo (Asia a soprattutto Cina) accumulando, fra l'altro, una quantità di mercurio non proprio benefica. E se uno squalo attacca un uomo, la verità è che l'ha semplicemente scambiato per una foca o con qualche altra preda che è nel suo menù, soprattutto se si tratta di un surfista visto che la siluette del surf lo confonde. E quando si accorge di aver preso un granchio, che fa? Lo lascia lì. C'è quasi del sadismo invece nell'uomo che strappa le pinne agli squali per poi rigettarli in acqua facendoli morire sul fondale. 

Zuppa di pinne di squalo

Ma non è una mostra fatta per intristirci (in fondo all'articolo la foto più cruenta), anzi: si imparano un sacco di cose e non solo se si è in età scolare. Senza neppure uno schizzo d'acqua salata qui è possibile conoscere le incredibili forme di vita che si trovano negli abissi più profondi e che sono state plasmate dal buio assoluto e dal gelo delle acque più basse. E' proprio in questa profondità abissale che gli organismi utilizzano come loro unico strumento di comunicazione le luci chimiche che producono, andando a illuminare questi spazi inospitali e sconosciuti.

La sensazione è bellissima e gli esemplari riprodotti sono davvero realistici. Durante tutto il percorso sono presenti materiali educativi e documentari esclusivi sul legame tra questi animali e la cultura di molti popoli che vivono sul mare, come quella Maori, che hanno divinizzato gli squali tanto da ricoprire i propri corpi con amuleti e tatuaggi che li rappresentano, come offerta in onore degli dei del mare.

Squali e abissi: la mostra sotto il mare

“Sebbene gli squali siano animali molto antichi, comparsi sul pianeta più di 400 milioni da anni fa, essi sono in realtà animali poco resilienti a causa della loro biologia. Questo li rende animali vulnerabili e fragili di fronte agli effetti che i cambiamenti climatici hanno anche sui mari e sugli oceani, come l'aumento della temperatura, l’ipossigenazione e l'acidificazione delle acque”. - Professor Marcello Itri, Biologo Ambientale ed esperto di ecosistemi

La mostra in sintesi: si tratta di un viaggio sottomarino dove si possono incontrare incredibili forme gelatinose e scoprire più di 30 esemplari di squali: dal grande squalo bianco lungo 6 metri, allo squalo tigre, al martello, al volpe, al leucas, fino al più piccolo esistente, lo squalo pigmeo. Gli squali sono predatori che popolano i mari da 450 milioni di anni, ben prima della comparsa dei vertebrati e sono rimasti quasi immutati nel corso del tempo. La mostra, diciamolo, è ideale per selfie apparentemente pericolosissimi! 

Quali privati delle pinne

Resti di squali privati delle loro pinne. 

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