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Le mostre di novembre da non perdere

Tanti generi per tutti i gusti: ecco una carrellata di mostre che occuperanno il mese di novembre

Le mostre di novembre a Bologna? Tante e tutte bellissime in luoghi bellissimi. Ecco una piccola panoramica per orientarsi attraverso i vari generi artistici. 

I concerti di novembre da non perdere

Vicino/lontano. Viaggio alla scoperta del patrimonio culturale e naturale dell’immigrazione in Italia

Apre al pubblico giovedì 9 novembre Vicino/lontano. Viaggio alla scoperta del patrimonio culturale e naturale dell’immigrazione in Italia, la mostra fotografica organizzata in occasione del 20° Anniversario della Convenzione UNESCO per la salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale e ospitata dal Comune di Bologna fino al 29 novembre 2023, presso Palazzo d’Accursio, nella Sala Manica Lunga, con ingresso gratuito.

La mostra è promossa dalla Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO e dal Dipartimento delle Arti - Università di Bologna nell’ambito del progetto congiunto “Arti e performance a vent’anni dalla Convenzione per la salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale”, riconosciuto dall’UNESCO tra gli eventi ufficialmente associati al ventennale della Convenzione, e insieme alle altre attività del progetto, ha ricevuto il patrocinio del Comune di Bologna.

Ideata in collaborazione con l’Azienda Speciale Palaexpo di Roma e il Centro Studi sul Mediterraneo del CNR, Vicino/lontano presenta oltre trecento scatti realizzati da fotografi provenienti dai Paesi con il maggior flusso migratorio verso l’Italia. Gli autori hanno raccontato attraverso le immagini il patrimonio culturale e naturale dei loro paesi d’origine, costruendo un dialogo con le fotografie istituzionali dei siti del Patrimonio Mondiale e del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO.

Tutte le fotografie sono state selezionate secondo cinque tematiche: 1) Insediamenti umani e movimenti dei popoli; 2) Spiritualità; 3) Feste, celebrazioni, artigianato, cibo ed espressioni artistiche; 4) Ambiente naturale, geo e biodiversità; 5) Ritratti.

Scopo della mostra è favorire il confronto e la reciproca conoscenza tra migranti e cittadini italiani ricordando che la Dichiarazione sulla Diversità Culturale dell’UNESCO afferma che “nelle nostre società sempre più diverse è essenziale assicurare un’armoniosa interazione tra persone e gruppi con identità culturali plurali, varie e dinamiche, così come la loro volontà di vivere insieme”.

Il Progetto “Arti e performance a vent’anni dalla Convenzione per la salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale”, al quale collaborano anche il Servizio II – Ufficio UNESCO del Segretariato Generale del Ministero della Cultura, il Comune di Bologna e la Fondazione per l’Innovazione Urbana di Bologna, prevede, oltre alla realizzazione della mostra Vicino/lontano, la pubblicazione di un dossier speciale della rivista «Antropologia e Teatro» e il convegno “Vent’anni di patrimonio culturale immateriale UNESCO”, che si terrà il 13 e 14 dicembre a Bologna presso l’Oratorio di San Filippo Neri nell’ambito della stagione DAMSLab/La Soffitta. Al convegno si accompagneranno tre momenti performativi incentrati su pratiche tutelate dalla Convenzione UNESCO per la salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale: una rappresentazione di teatro nō, un concerto di Canto polifonico a cuncordu sardo e uno spettacolo di opera dei pupi siciliani.

8-29 novembre 2023. Orari: dal lunedì al sabato dalle 7.30 alle 18.30, la domenica dalle 9 alle 18.30. Ingresso gratuito. L’ingresso è consentito fino a un’ora prima della chiusura.

Concetto Pozzati XXL a Palazzo Fava

Fino all’11 febbraio 2024 a Palazzo Fava la mostra Concetto Pozzati XXL, la prima mostra antologica dell’artista realizzata in una sede museale dopo la sua scomparsa, a cura di Maura Pozzati, critica d’arte e docente, curatrice e direttrice dell’Archivio Concetto Pozzati. Circa cinquanta opere provenienti dall'Archivio Concetto Pozzati – alcune inedite o non più esposte da tempo – tra dipinti di grande formato, lavori tridimensionali e su carta, come la monumentale installazione Dopo il tutto (1980) costituita da 301 disegni, compongono una rassegna organica e affascinante, che contribuisce a gettare una luce sulla produzione più significativa e meno nota dell’autore. Pozzati aveva lungamente sognato di realizzare proprio a Bologna una mostra di opere di grandi dimensioni. Genus Bononiae e l’Archivio Concetto Pozzati realizzano il desiderio dell’artista, rendendo omaggio, con questa mostra, alla sua vasta produzione pittorica, grafica, intellettuale e umana.

La rassegna restituisce per la prima volta un’immagine completa di Concetto Pozzati: non solo un artista visivo ma un intellettuale a tutto tondo. Per diversi anni insegnò Pittura presso l’Accademia di Bologna dopo le docenze a Firenze e Venezia e la direzione dell’Accademia di Urbino. Fu teorico, critico, scrisse sull’arte e curò rassegne di arte contemporanea in Italia e all’estero, diventando direttore artistico della Casa del Mantegna nel 1998. Fu un collezionista appassionato, ammirando il lavoro di altri artisti e incoraggiando generazioni di emergenti. Si impegnò attivamente in politica, coprendo il ruolo di Assessore alla Cultura del Comune di Bologna dal 1993 al 1996. Del suo lavoro hanno scritto i maggiori critici d’arte del secondo Novecento e di oggi, come Giulio Carlo Argan, Guido Ballo, Giuliano Briganti, Filiberto Menna, Lea Vergine, Alberto Boatto, Giorgio Cortenova, Enrico Crispolti, Tommaso Trini, Renato Barilli, Flavio Caroli… e tanti altri.

Concetto Pozzati XXL delinea un percorso non cronologico, ma suddiviso per temi, suggerendo un dialogo intimo tra i quadri del pittore, gli affreschi e gli elementi architettonici e decorativi di Palazzo Fava. Le opere scelte per questa esposizione, allestite nelle 6 sale del Piano Nobile e nelle stanze del Piano Galleria, attraversano e ben illustrano le fasi principali della carriera dell’artista, a partire dal clima informale della fine degli anni ’50, passando per le opere iconiche della metà degli anni ’60, riconducibili al periodo “Pop”, fino alla produzione degli anni ’70 – la meno conosciuta – che risentì del clima concettuale e sperimentatore del tempo, per giungere alla pittura densa e carnosa degli anni ’80, ’90 e 2000, che registra l’interesse dell’artista per gli oggetti del quotidiano e d’affezione, fino all’ultima folgorante serie, Vulvare, del 2016.

Reality or Not di Cecil B. Evans al MAMbo

Reality or Not di Cecil B. Evans, a cura di Lorenzo Balbi e Francesco Zanot, è una videoinstallazione che racconta la storia di un gruppo di studenti che prendono parte a un esperimento radicale finalizzato ad appropriarsi della realtà che li circonda e a modificarla in modo indipendente. Ultimo capitolo di una ricerca che Evans dedica fin dall’inizio della sua carriera alla trasformazione del concetto stesso di realtà in una società sempre più affollata dalla presenza di mondi digitali alternativi, l’opera mette in discussione la possibilità di distinguere tra reale e virtuale nel contemporaneo e si interroga sulle ricadute psicologiche e cognitive di questa commistione.

Cécile B. Evans (1983), artista di origine americana e belga, vive e lavora a La Plaine Saint Denis. Le sue opere esplorano il valore dell’emozione e della ribellione alle sovrastrutture ideologiche, fisiche e tecnologiche.
Ha lavorato per la Tate Liverpool (Regno Unito), la Tramway (Regno Unito), le Serpentine Galleries (Regno Unito), il Castello di Rivoli (Italia), il Museum Abteiberg (Germania) e il Centre Pompidou (Francia); ha esposto i suoi lavori alla Whitechapel Gallery (Regno Unito), alla Haus der Kunst (Germania), alla Renaissance Society di Chicago (Stati Uniti) e alla Mito Art Tower (Giappone). I film di Evans sono stati proiettati in festival come il New York Film Festival e il Rotterdam International. Le sue opere sono conservate in collezioni pubbliche, tra cui il MoMA di New York (USA), il Whitney Museum (USA), il Centre Pompidou (FR), il Louisiana Museum of Modern Art (DK) e il National Museum of Modern and Contemporary Art Seoul (SK).

Guercino e i suoi allievi 

Le Collezioni Comunali d’Arte dedicano una mostra al pittore Giovanni Francesco Barbieri, noto come il Guercino, e ai suoi allievi. La mostra è incentrata sul passaggio dalle cosiddette ‘teste di carattere’ al ritratto vero e proprio. Cosa sono le ‘teste di carattere’? Sono volti tipici da utilizzare in diversi generi di composizioni, religiose o profane, che gli artisti del passato realizzavano a partire dallo studio dal vero di un modello per astrarre alcune pose ed espressioni.

Anche il Guercino (Cento, 1591 – Bologna, 1666) ha creato ‘teste di carattere’. Lo sono i personaggi nella Trinità e la Lucrezia, opere autografe in mostra. Rientrano nel genere anche i volti di Salomè e di San Giovanni nel San Giovanni Battista in carcere tentato da Salomè, presente in mostra in una copia seicentesca conservata alle Collezioni Comunali d’Arte.
Le opere degli allievi del Guercino, i fratelli Cesare e Benedetto Gennari, appartengono invece al genere del ritratto. Rispetto alle ‘teste di carattere’, questi ritratti barocchi non sono più tipi, ma soggetti specifici, grazie ai dettagli dell’abbigliamento e delle acconciature e la collocazione in uno spazio temporale preciso.

Guercino è molto apprezzato in vita, ma la sua fama continua anche nel secolo successivo. In esposizione anche alcune repliche dei suoi dipinti, come il San Girolamo penitente, attribuito al suo stretto collaboratore Bartolomeo Gennari, e le copie settecentesche della Vestizione di san Guglielmo e della Flora.

L’esposizione si inserisce nel programma di eventi organizzati in occasione della riapertura al pubblico, dopo il terremoto del 2012, della Pinacoteca Civica di Cento e del riallestimento delle opere del Guercino, e nell’ambito degli itinerari guerciniani promossi da Comune di Bologna, Città metropolitana di Bologna, Comune di Cento e Regione Emilia-Romagna.

Lippo di Dalmasio

Il Museo Civico Medievale dedica una mostra a Lippo di Dalmasio, artista attivo a cavallo tra Trecento e Quattrocento fra Bologna e la Toscana. Attraverso dipinti, sculture e manoscritti miniati la mostra ricostruisce l'attività del pittore dalla formazione in terra toscana alle commissioni più prestigiose nella Bologna di fine Trecento. Nonostante l'immagine stereotipata di pittore devoto di Madonne col Bambino, dovuta allanarrazione della Controriforma, l'arte di Lippo di Dalmasio è variegata: l'artista è attivo nel cantiere di San Petronio, realizza importanti opere pubbliche, riveste incarichi prestigiosi. La mostra è a cura di Massimo Medica e Fabio Massaccesi. Dal 18 novembre 2023 al 17 marzo 2024. 

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