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Ranking QS: l’Unibo si conferma nella top 200 mondiale

Nella nuova edizione della classifica internazionale, l’Alma Mater si posiziona ancora una volta nel miglior 1% fra gli oltre 26 mila atenei al mondo. Dal 2014 l’Ateneo ha migliorato la propria performance scalando 21 posizioni nella classifica

L’Università di Bologna passa dal 13° al 12° posto delle migliori università censite da QS, grazie a una crescita complessiva che la porta a migliorare costantemente i propri risultati. Si posiziona 167° al mondo nonostante si registri un consistente aumento delle università prese in considerazione dal ranking (quest’anno sono 1422; 124 in più dell’anno precedente).

In Italia l’ateneo si colloca al 2° posto; 67° in Europa e 73° a livello mondiale per Reputazione Accademica. In particolare, rispetto a quest’ultimo indicatore, che è il più rilevante della classifica (compone il 40% della valutazione finale) ed è basato sulle valutazioni di oltre 151.000 accademici, l’Ateneo guadagna il primo posto in Italia e il 20° in Europa.

Benché i ranking internazionali offrano una visione parziale, questi risultati sono motivo di grande soddisfazione, soprattutto se si considerano i parametri utilizzati per stilare la graduatoria, che favoriscono le università con un basso numero di studenti per docente.

«L’Alma Mater», commenta il Rettore Giovanni Molari, «si confronta e compete con le migliori Università del mondo senza rinunciare alla sua natura di grande Università aperta e inclusiva». «Garantire alti livelli qualitativi e reputazionali», prosegue il Rettore, «e contemporaneamente rispettare la nostra identità di mega-Ateneo pubblico è uno dei nostri vanti. Dobbiamo questi e altri risultati all’impegno generoso di migliaia di colleghe e colleghi che si riconoscono nei valori dell’Alma Mater e lavorano quotidianamente per tradurli in azioni concrete».

Il QS World University Rankings è una delle più note classifiche universitarie mondiali, consultata ogni anno da decine di milioni di studenti. Il ranking si basa sulle opinioni di 151.000 docenti, accademici e ricercatori e di 99.000 manager e direttori delle risorse umane, e comprende l’analisi di 16,4 milioni di pubblicazioni scientifiche, di 117,8 milioni di citazioni e i dati sulla distribuzione di 23 milioni di studenti e di circa 2 milioni di docenti e ricercatori.

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