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Lunedì, 29 Aprile 2024

Gianluca Notari

Collaboratore Cronaca

Guida sbilenca per una maturità da ricordare... con il sorriso!

Dall'arte intramontabile del copiare al viaggio dei cento giorni 

Scrivere un articolo sulla maturità si sta rivelando più complicato di quanto credessi. La principale difficoltà, per me che sono ad un passo dai trent’anni, è stabilire un contatto con quel mondo. La scuola superiore per me è un ricordo lontano di dieci anni e più: non c’era il Covid, in Europa non c’era la guerra, vivevo in un’altra città ed era tutto un po’ più semplice. Ecco, questa è la seconda difficoltà che ho riscontrato: la retorica. Il pericolo di scadere nella retorica quando si parla della maturità è sempre dietro l’angolo: il viaggio dei cento giorni, i modi più strani per copiare, il salto nel vuoto che bisogna affrontare una volta finita la scuola.

Tornando al primo punto, in questi giorni ho provato a ristabilire un contatto con “l’universo scuola”: ho parlato con una mia amica insegnante, ho chiesto ad amici più giovani se avessero amici più giovani che conoscessero amici più giovani che frequentassero ancora il liceo, mi sono iscritto ad una manciata di gruppi Facebook sulla maturità del 2022. Già l’idea di utilizzare Facebook nel 2022 per intercettare degli adolescenti dovrebbe fare luce sulla fallacia dei miei tentativi. 

Però alcune cose le ho capite: leggendo articoli, blog dedicati agli insegnanti e post su qualche pagina online ho inteso che le sensazioni e le regole sociali che determinano il momento della maturità non sono poi così diverse rispetto a quando era toccato a me. 

La maturità: il viaggio dei cento giorni

Una delle cose che sembra rimanere uguale nel tempo nonostante guerre e pandemie è il viaggio dei cento giorni, ovvero un viaggio organizzato autonomamente dalla classe intera esattamente cento giorni prima dell’inizio della maturità. Questa pratica dai tratti ancestrali, che credo sia mutuata dagli spring break statunitensi, permane tutt’oggi come originario rito di passaggio che il maturando deve affrontare prima della fatidica prima prova. Ricordo che quando toccò a me alcuni si erano improvvisati buskers: in pratica andavano in giro per la città con scatole e cappelli da riempire con le offerte dei passanti, utilizzando in seguito quei pochi soldi come cassa comune per riuscire a salire su un volo delle 6.30 del mattino con direzione Spagna. Il viaggio dei cento giorni adesso è spesso affidato a dei network specializzati, come il famoso ScuolaZoo: divise fluorescenti, cappellini con la visiera piatta e via a conquistare il mondo. Il viaggio dei cento giorni è come il Fight Club di Chuck Palahniuk: ciò che succede in viaggio rimane segreto.

Maturità e l'arte intramontabile del copiare 

Un grandissimo must della maturità è il modo di copiare. Sebbene anche i più pigri siano soliti riscoprirsi grandi appassionati di fisica e letteratura all’affacciarsi delle prove scritte, il brivido della scorciatoia riesce ad ammaliare anche i più retti. Dai classici fogliettini nascosti nelle maniche o nelle tasche nei jeans agli amici fuori da scuola pronti a scrivere le traduzioni delle versioni di greco via Whatsapp, devo dire di esser rimasto un filo deluso nel constatare che l’arte del copiare faccia fatica a tenere il passo delle più avanzate tecnologie. Una tecnica all’avanguardia di cui ho trovato testimonianza online è quella di nascondere dei piccoli testi all’interno della mascherina. 

L’obbligo della mascherina per la maturità è però decaduto, anche se rimane consigliata, ma su questo aspetto rimango fiducioso sulla capacità adattiva dei più giovani.

scuola mascherina-2-2

La maturità, e poi?

Quello della maturità è senza dubbio l’aspetto limite del rito di passaggio, quello con maggiore tensione, la prova da superare. I riti di passaggio, dal punto di vista antropologico, si strutturano in tre momenti: inizio, limite e fine, la quale corrisponde alla nuova identità che lo studente assume. Al viaggio e all’esame si è accennato, ora rimane la parte finale, quella che riguarda il “dopo”, in cui lo studente acquisisce una nuova identità, lo status di chi ha raggiunto il diploma. I più lungimiranti avranno già delineato un percorso futuro, in tanti avranno ancora, e del tutto legittimamente, le idee confuse. Ma tutti loro, per la prima volta da quando ne hanno memoria, abbandoneranno il sistema scuola. La scuola accoglie i ragazzi e le ragazze all’età di cinque, sei anni, e li risputa fuori da uomini e donne fatti e finiti. Un’istituzione lunga tredici anni, per alcuni anche di più, anni in cui vengono formati i cittadini di domani. Questi prossimi anni si preannunciano difficili, anzi decisivi, per le sorti delle loro vite, a partire dalla gestione dei rapporti internazionali, della pandemia e della crisi climatica. I ragazzi e le ragazze che oggi vibrano di terrore pensando al foglio bianco della prima prova avranno, in futuro, i destini del mondo in mano. Che scelgano di studiare o di lavorare, che scelgano l’Italia o un altro paese, si accorgeranno presto di quanto bello, e solo bello, sia stato affrontare insieme l’esame di maturità. 

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