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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Lizzano in Belvedere

Sci e Covid, l'appello dal Corno alle Scale: "Fateci aprire o l'Appennino muore"

L'INTERVISTA a Clarisse Roda della Scuola Sci Corno alle Scale, in alta quota da quasi cinquant'anni

Skipass limitati, mascherine, corsi individuali, noleggi stagionali. La ricetta per aprire gli impianti in sicurezza c'è, ma per tirare un sospiro di sollievo si attende la decisione del governo, che, salvo ripensamenti, ha già espresso il no alle vacanze sulla neve.

Per un settore già da tempo messo a dura prova dal cambiamento climatico e dal conseguente affievolirsi della stagione invernale, la cosiddetta stagione bianca, se dovesse essere confermata l'ipotesi di chiusura, la stazione del Corno alle Scale e tutto l'indotto rischierebbero un colpo di grazia all'economia non indifferente.

Su in cima, dove inizia a vedersi un po' di neve, gli operatori si preparano e da giorni sparano un po' di neve artificiale. Le temperature sono ideali e, sebbene sia un salto nel buio, si fa di tutto per essere pronti, come ci spiega Clarisse Roda della Scuola Sci Corno alle Scale, sulle montagne bolognesi dal 1971.

Qual è la situazione ad oggi?

"È dura, veramente grigia, già lo scorso lockdown la stazione è stata chiusa perché appena ha nevicato, dopo giorni di temperature alte, praticamente abbiamo dovuto chiudere e abbiamo lavorato solo una giornata. Se dovessero davvero chiudere gli impianti, ci saranno tanti danni all'economia. Di solito apriamo il ponte dell'8 dicembre, dipende dal meteo e dalla quantità di neve. Il gestore della stazione sta già producendo neve programmata perché adesso le temperature sono adatte. Sperando che non siano tempo, lavoro e soldi buttati al vento: sparare la neve ha un costo enorme, ma essere pronti per partire è la priorità".

Si può riaprire in sicurezza?

"Assolutamente sì. Innanzitutto perché si tratta di uno sport all'aperto, individuale, quindi il distanziamento è assicurato e per di più, con quel tipo di abbigliamento, molto protettivo, contagiarsi è difficile. Inoltre ci saranno ingressi contingentati, skipass limitati, insomma tutte le misure necessarie per evitare assembramenti e code. Abbiamo anche pensato, per esempio, ad un noleggio stagionale così da evitare attese e sanificazioni dell'attrezzatura".

"Per quel che riguarda invece l'indotto, i ristoranti e i rifugi già da mesi rispettano le regole come tutti gli altri. Infine, sull'attività della Scuola Sci sicuramente se dovessimo aprire punteremo sulle lezioni singole o gruppi di famiglie, quelle collettive saranno molto penalizzate così come già accade con i gruppi scolastici che non verranno più in alta quota a causa della sospensione delle gite".

Cosa significherebbe perdere anche questa stagione?

"Non oso immaginare. Noi le nostre famiglie le manteniamo così, sarebbe veramente dura. Già lo è adesso ma perdere anche questo inverno non possiamo più permettercelo. Se chiude la stazione di sci muore tutto quello che c'è a valle e si rischia uno spopolamento della montagna che non possiamo più permetterci. Il nostro territorio vive del 60% del turismo invernale, il turismo bianco non è paragonabile a quello estivo. O veramente arrivano aiuti concreti dallo Stato, ma veri, oppure non voglio immaginarlo. La situazione è critica per noi e per tutti, in Italia ci sono 1.500 maestri di sci e 350 scuole sci".

Si sceglie di chiudere per non rivedere le immagini di febbraio scorso

"Questo è vero, quel week-end era l'ultimo prima della chiusura, quando già era nell'aria un lockdown, e la gente è scappata letteralmente affollando gli impianti sciistici ma bisogna considerare che adesso c'è maggiore consapevolezza e attenzione. Adesso tutti sanno cos'è il covid e come bisogna comportarsi".

"Siamo consapevoli della gravità della situazione e della volontà di tutelare la salute pubblica, ci mancherebbe, però bisogna pur lavorare per far vivere la propria famiglia. Altrimenti non si sa come fare".


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