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Cronaca

Casa, Lepore: “Serve l’intervento dello Stato. Meno studenti e più turisti? No grazie”

Il sindaco ha parlato del tema alloggi in un incontro organizzato dall’Unibo: "Presto variante urbanistica per utilizzo di aree in disuso". Protesta studentesca durante il dibattito, lui commenta: “Giusto protestare, vi aspetto a Palazzo d’Accursio”

C’è una sfida, in atto, in città. Una sfida non silenziosa, ma manifesta, colorata, rumorosa. Il tema al centro della contesa è quello della casa. I contendenti sono due: gli studenti all’angolo rosso, le istituzioni a quello opposto. La metafora pugilistica viene dal fatto che uno dei contendenti, cioè gli studenti che non trovano casa, prova a menar colpi a cadenza quotidiana, specialmente nei periodi in cui la tensione abitativa si fa più densa: occupazioni, manifestazioni, cortei. Al lato opposto, invece, un grande incassatore: le amministrazioni locali. Come spesso capita anche nelle sfide più accese, il problema principale è una certa mancanza di comunicazione. Se da una parte, quella studentesca, viene reclamato un diritto sacrosanto, dall’altra c’è il Comune di Bologna che rimane stretto nella morsa tra queste proteste e lo Stato. Una morsa stretta, e con poco spazio di manovra. 

Le iniziative del Comune

Come sottolineato dalla vicensindaca Emily Clancy, per anni, forse decenni, il tema della casa è uscito dalle agende dei governi e delle amministrazioni che si sono susseguite. Inoltre, molti dei doveri a cui il Comune viene chiamato, spesso non sono di competenza comunale: “È nostro compito affrontare i grandi temi che stanno attraversando la città. Il diritto all’abitare è certamente prioritario, e su questo abbiamo messo in campo un Piano per l’abitare che rappresenta un progetto corposo – ha commentato il sindaco Matteo Lepore a margine di una conferenza stampa organizzata dall’Università di Bologna proprio per parlare del rapporto tra città e popolazione studentesca –. Noi, però, non possiamo sostituirci allo Stato, alla Regione e all’Ateneo nell’accoglienza degli studenti. Il tema è urgente, ma ripeto, è responsabilità dello Stato. Il diritto allo studio è responsabilità di Stato e Regione e scaricare le colpe sul Comune equivale a fare il gioco delle tre carte. Noi mettiamo a disposizione le aree ma gli investimenti devono essere statali e le borse d studio della Regione. Mancano ancora trecento posti letto per ragazzi che hanno la borsa di studio: noi abbiamo messo a disposizione aree e immobili. Ora occorre che ii finanziamenti li metto lo Stato”.

In questa breve dichiarazione, Lepore conferma che oltre al Piano per l’abitare – che avrà bisogno di tempi più lunghi rispetto all’emergenza casa che richiede, invece, risposte hic et nunc – il Comune si prepara ad agire in tempi rapidi per provare a risolvere, almeno in parte, la crisi abitativa. Nel suo intervento, il sindaco ha annunciato che “presto” il Comune presenterà “una variante urbanistica per il riutilizzo di aree in disuso. Io però mi sono stancato: non degli studenti che protestano, e che anzi invito a farlo anche a Palazzo d’Accursio, ma di chi dovrebbe fare e non fa”. L’accenno del sindaco è ad alcuni studenti appartenenti al collettivo Cambiare Rotta che all’inizio della conferenza sono entrati in aula, armati di cartelli e megafono, interrompendo il dibattito e protestando contro il caro affitti.

“Lo Stato – continua Lepore nel suo intervento – ha 600 milioni di euro PNRR per l’abitare e ancora non ha trovato il modo di utilizzarli propriamente. I soldi vengono investiti negli studentati privati, ma mettono in pratica una vera sostituzione etnica, e cioè quella degli studenti con maggiore capacità di spesa a discapito delle fasce meno ricche. Questa sostituzione non è degna di una città e di una università come Bologna. Il diritto allo studio si può ottenere offrendo studentati pubblici e aree in disuso. Sono diciotto le aree in disuso ferroviarie o militari presenti in città, ma il costo per metterle in piedi è tre volte maggiore rispetto a nuove costruzioni. La loro proprietà è statale, e per fortuna non sono ancora in mano a fondi cinesi o americani. Ma dobbiamo sfruttarli, e non venderli per ripagare il debito pubblico e farle diventare aree esclusive e respingenti come già capita in molte città. Noi teniamo molto questo punto, ma da soli non riusciamo: serve una politica nazionale per farlo”. Il discorso verte poi un tema strettamente collegato a quello della residenzialità pubblica, e cioè quello degli affitti brevi: anche qui, secondo Lepore – e come già aveva detto Clancy – è necessaria “una legge nazionale che li regoli. La legge di cui si sta discutendo in questi giorni non risolve il problema e finché non ci sarà una legge nazionale il problema non sarà risolto. La comunità studentesca rappresenta un valore assoluto per questa città e noi non vogliamo perderla. Questo è un obiettivo fondamentale, altrimenti non c’è futuro per questa città. Si discute spesso se debbano diminuire gli studenti in favore dei turisti: no grazie, io non voglio fare a cambio”.

I numeri

E i numeri presentati durante l’incontro tra Simona Tondelli, Prorettrice vicaria dell’Università di Bologna, consolidano ancor di più la posizione degli studenti all’interno del territorio bolognese. Circa la metà degli studenti viene da fuori regione, a confronto di una media italiana del 25 percento. All’Unibo ci sono, poi, 7mila studenti stranieri. Alcuni dati provenienti da uno studio del Dipartimento di Economia dell’Ateneo, inoltre, sottolineano la ricchezza che gli studenti portano nel territorio: ogni studente fuori sede, in media, spende circa ottocento/mille euro al mese, per un totale di spesa di 1.2 milioni di euro al mese. Inoltre, per ogni dodici/tredici studenti si genera un posto di lavoro.

“Bologna è cresciuta nella sua popolazione negli ultimi dieci anni – commenta ancora Lepore –. Ci sono oltre 500mila persone che vivono la città, tra residenti e non residenti. Siamo un milione di residenti nella Città Metropolitana, e stiamo aumentando, specialmente tra i più giovani. Stiamo accogliendo moltissimi migranti italiani: due migranti su tre che vengono qui sono italiani. Siamo, quindi, piacevolmente invasi dagli italiani tra i 18 e i 34 anni. Lo studio e il lavoro sono le prime motivazioni, ma che si accompagnano a tante altre cose, come i diritti civili e la sanità. Con questa tendenza, pur avendo la natalità in calo, noi arriveremo nel 2030 ad avere 400mila residenti” conclude il sindaco.

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