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Bologna scende in piazza per una legge sul “suicidio assistito”| VIDEO

Corteo stamane in direzione dei palazzi della Regione per depositare le firme raccolte a sostegno della proposta di legge regionale sul fine vita. Guida Marco Cappato, tesoriere associazione Luca Coscioni

L’Emilia Romagna è la terza Regione a depositare le oltre 7.200 firme raccolte per portare in Consiglio Regionale “Liberi Subito”, la proposta di legge dell’Associazione Luca Coscioni per regolamentare il “suicidio assistito”, ovvero l’aiuto medico alla morte volontaria. La consegna stamane, dopo un corteo che da viale della Fiera marcerà verso viale Aldo Moro con le scatole contenenti i moduli con le firme . A guidare il serpentone Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.

 Dopo il deposito la proposta di legge - già dichiarata ammissibile dalla Consulta di Garanzia Statutaria - sarà esaminata dall’Assemblea legislativa, che effettuerà una istruttoria in Commissione e poi la sottoporrà a discussione, presentazione di emendamenti e votazione in Aula.

"La proposta di legge popolare - spiega l'Associazione Coscioni - nel pieno rispetto delle competenze regionali e in ottemperanza a quanto previsto dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale (sentenza con valore di legge), mira a garantire tempi e procedure a chi, avendo i requisiti indicati dalla succitata sentenza, intende fare richiesta di verifica delle proprie condizioni per accedere al cosiddetto “suicidio medicalmente assistito” attraverso il Sistema Sanitario Nazionale".

L’Emilia Romagna è la terza regione dopo l’Abruzzo e il Veneto a ricevere il deposito delle firme.  Piemonte e Friuli Venezia Giulia hanno raggiunto la soglia di firme necessarie  e sono prossime al deposito, mentre altre regioni si stanno preparando per iniziare la raccolta delle firme. 

L'ultimo viaggio di Paola, in Svizzera per morire

Nel frattempo Marco Cappato, rappresentante legale dell’Associazione Soccorso Civile, Felicetta Maltese e Virginia Fiume, che avevano accompagnato lo scorso 6 febbraio la signora Paola in Svizzera per la morte volontaria tramite autosomministrazione del farmaco letale, sono ancora in attesa della decisione del GIP di Bologna in merito alla richiesta di archiviazione proposta dalla Procura della Repubblica.

La signora Paola ha dovuto recarsi all’estero in quanto non poteva accedere “all’aiuto al suicidio” in Italia perché, come già accaduto a Massimiliano, Romano (affetto da parkinsonismo) e Elena Altamira (paziente oncologica), non era in possesso di uno dei requisiti previsti dalla sentenza della Consulta 242/2019 relativa al caso Cappato-Antoniani, ovvero non era “tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale”. 

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