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Martedì, 30 Aprile 2024
Politica

Due anni di Lepore sindaco. Intervista a Di Benedetto della Lega

Il punto del capogruppo della Lega in Consiglio comunale su alcuni macrotemi come sicurezza, casa, educazione e mobilità

Sono passati due anni dall’inizio del mandato di Matteo Lepore come sindaco di Bologna. Due anni segnati dai residui da eventi negativi, come le scorie della pandemia da Covid-19 e come l’alluvione dello scorso maggio. Sono stati anche due anni di grossi progetti, basti pensare alle linee del tram, al Passante di mezzo e alla Città 30: tre opere che cambieranno profondamente la viabilità e la vivibilità di Bologna. Insieme all’articolo che prova a segnare un bilancio tra ciò che è stato annunciato in campagna elettorale e ciò che finora è stato fatto, BolognaToday ha deciso di intervistare alcune voci dell’opposizione, partendo dai punti salienti evidenziati nel programma metropolitano 2021-2026: crescita economica; diritto alla salute; verde, mobilità sostenibile e trasporti; educazione, cultura e sport; casa e comunità.

Parola a Matteo Di Benedetto, capogruppo della Lega in consiglio comunale.

Iniziamo con le infrastrutture, forse il tema più emblematico di questi primi due anni di amministrazione Lepore.
Le infrastrutture sono sicuramente un macro-tema dove ci sono forti contrapposizioni. È il tema su cui si estrinsecano quelle che sono le forti divisioni di prospettive della città tra il sindaco e la sua giunta e le minoranze, che viene secondo me molto esasperata anche da Lepore stesso per avere un tema di scontro per non rispondere alle mancanze oggettive nelle sue proposte. Per esempio, l'esasperazione dello scontro che viene portata avanti, da una parte della maggioranza, tra la bicicletta e l'autoveicolo, è funzionale all'alimentazione meccanica di scontro a non mettere il focus su quelle che possono essere invece le proposte concrete. Sulle infrastrutture Lepore vuole fare grandi rivoluzioni. Lui ha voluto mettere in campo una serie di opere che cambiano la città nell'insieme: il Passante di mezzo, il tram e contemporaneamente tutti i cantieri che stanno cercando di mettere in piedi legati al PNRR. Tutti insieme contemporaneamente sono obiettivamente un problema dal punto di vista della gestione della viabilità e della mobilità. Loro la trasformano, dal loro punto di vista, in un'opportunità, perché l'obiettivo dichiarato è quello di fare sì che il cittadino trovi scomodo girare in auto e alla fine non la usi più, e usi un altro mezzo. Quindi generare una difficoltà nella vita quotidiana del cittadino rispetto a questo tema. È un'impostazione che non condivido, e lo dico da ciclista. Io non ne faccio una bandiera politica perché secondo me non dovrebbe essere una bandiera politica, però mi sposto in città tendenzialmente in bici perché fortunatamente ne ho l'opportunità.

Cosa non condivide nello specifico?
Ha senso l'incentivo al passaggio alla mobilità dolce e la strutturazione di infrastrutture adeguate rispetto all'obiettivo di favorire e rendere appetibile: questa opzione io lo condivido. Ma in questo modo è impositivo. Se invece si creano delle mancanze rispetto alla vita quotidiana e al traffico – e questo è un passaggio che molte volte non avviene perché molte persone usano l'auto per necessità – allora è solo una imposizione e dal nostro punto di vista non è condivisibile. Rappresenta quella volontà che lui ha e anche la sua maggioranza ha di imposizione di una visione di vita e di un modello. A volte sembra quasi che siano persone investite della verità. È legittimo, anche io da cattolico penso di sapere la verità, però non mi legittima ad imporla agli altri. Anche io, ovviamente, ritengo di avere una verità e di avere delle certezze rispetto ad alcune questioni. Però non mi sento investito e legittimato a trattare gli altri a volte quasi come sudditi se la pensano diversamente da me o a considerare come di poco conto quello che è il loro punto di vista, la loro opinione, la loro prospettiva di vita. Con la questione della mobilità, alcune scelte hanno un carattere un po’ autoritario.

A proposito di viabilità: la Città 30.
La Città 30 è stata fatta prima di aver messo in piedi le giuste infrastrutture. Ho percepito che anche all'interno dello stesso PD alcuni hanno detto “ma perché non facciamo prima il tram e poi la Città 30? Perché farlo subito?”. Avrebbe avuto senso. Io in commissione mi sono sentito dire “sì è vero, la legge dice così, ma la legge è sbagliata”. È una posizione che ha un carattere, e in un certo senso una matrice, autoritaria. Le leggi sbagliate provo a farle cambiare al Parlamento. Non mi arrogo il diritto di ignorarle. Anche il tribunale di Norimberga ha detto che alcune leggi non erano giuste. Sì, grazie: lì si trattava di diritti fondamentali, qui stiamo parlando di ordinaria amministrazione e quindi di temi che sono “negoziabili”. Tra l’altro, sulla delibera Città 30 loro che le associazioni di categoria non facciano ricorso al TAR e che passi il tempo per presentare ricorso. Quella delibera lì, soprattutto quelle esecutive che seguiranno, se impugnate dal TAR hanno un grosso rischio di saltare e di essere cassate. Ad ogni modo, anche qui il modello è impositivo. Il cambio di modello della Città 30 è così significativo che io avevo proposto di controllare e passare strada per strada. Io l’ho proposto come ordine del giorno, loro l’hanno presa come provocazione ma io ero serio. Secondo me sarebbe servito un po'più di tempo e dare un maggiore respiro partecipativo alla scelta anche per strutturarla in maniera più adeguata e poi applicarla. Mi è stato risposto che ci sarebbero voluti anni: sì, magari ci mettevo tre anni, ma in tre anni arrivavi ad avere una proposta più calata nella realtà, e mi permetto di dire che sarebbe stata anche più conforme al Codice della strada, oltre che a ricevere un responso migliore dalla cittadinanza.

Sulle piste ciclabili.
Sulla viabilità stanno rispettando quello che era il loro programma di mandato, per esempio sulle ciclabili, anche se lì qualche appunto c'è da fare. Mi sembra che rincorrano tanto i numeri per poter dire “abbiamo fatto tot chilometri di ciclabili, tot chilometri di risultato, tot nuove strade” invece che farle meglio. La scelta sulla vernice utilizzata, al di là della singola partita di via Saragozza che aveva dei problemi, è una scelta discutibile. Perché non hanno fatto come in via Gorizia a Zola Predosa dove hanno usato un tipo di vernice diversa, più costosa, che però ha molto più grip per le ruote e che aiuta molto di più la bicicletta a stare sulla corsia? Perché costa di più. Perché usare quell'altra che nel giro di poco tempo rischia di andar via? Perché tu vuoi ottenere subito il risultato per poter dire “ho fatto questo o quello”. Magari era il caso di fare un po’ meno, ma fatto meglio.

Altro sulle infrastrutture che non la convince?
Si era parlato, se non erro, di fare sei nuovi parchi urbani: per ora non ci sono. Si è parlato di rigenerare il polo fieristico e ad oggi, al netto della Corte dei conti che pone dei dubbi sulla gestione delle risorse da parte della Fiera, per ora non si è vista nessuna rigenerazione (il Piano di sviluppo presentato dalla Commissione urbanistica è successivo all'intervista, ndr) . Un altro punto in campagna elettorale, se non erro, era la riqualificazione del Parco Nord che mi sembra che stia stentando a partire.

Mi sembra di capire che, in generale, che secondo lei non ci sia tanto ascolto o tanta collaborazione con la minoranza.
Allora la proposta da parte nostra c'è. Ma, soprattutto sulle infrastrutture, dopo l'elezione della Schlein c'è stato un cambio di rotta da questo punto di vista. Prima, io ho avuto diversi ordini del giorno che sono stati approvati. Quello per accogliere i rifugiati ucraini, quello per la disabilità, quello per il Kiss&Ride e altri. Tutti questi, se fossero arrivati dopo l’elezione di Schlein, sono sicuro che non sarebbero stati approvati. Ho avvertito un profondo cambio di rotta nell’approccio politico. Prima c'era assolutamente un margine di dialogo e di ascolto, ora molto meno. È quasi impossibile avere un ordine del giorno discusso, non dico approvato, ma discusso. Vengono tutti rimandati in commissione a data da destinarsi e che alla fine non vengono mai trattati. Ci sono ordini del giorno che risalgono al 2021. 

Parliamo della crescita economica della città.
I numeri sono positivi, assolutamente. Secondo me è poco dovuto all'Amministrazione, perché Bologna è naturalmente un nodo centrale uno snodo centrale dal punto di vista logistico dei trasporti e infatti il pol logistico di Bologna sta crescendo tantissimo, con tantissime imprese anche multinazionali che sono nate qui e che mantengono qui anche la loro sede nonostante si siano espanse anche in Europa e nel resto del mondo. Sei ben collegato: questo è talmente tanto vero che al miglioramento dei collegamenti è conseguito un raddoppio dei tempi di permanenza dei turisti su Bologna, che prima la usavano solamente come una base di appoggio, adesso si fanno anche due giorni interi e questo è dovuto a una ripresa naturale dell'economia, ma soprattutto a un miglioramento del collegamento grazie alla posizione strategica di Bologna, perché l'amministrazione in sé non mi pare abbia fatto molto. Anzi, non dà particolari aiuti alle attività di vario genere. Poi è vero che il fenomeno del turismo va gestito, ci sono degli aspetti critici legati all'aumento dei turisti, però è innegabile che abbia dato una spinta all'economia molto significativa. Di certo chi vuol trovare lavoro a Bologna oggi lo trova, questo grazie al tessuto imprenditoriale che c’è. Certo, non sempre si riesce a fare quello che si desidera, questo è scontato, però si trova lavoro.

Bologna sta attraversando una profonda crisi abitativa.
La crisi abitativa è un fatto. Da quando il PD - perché ha governato per vent'anni - ha cambiato il piano urbanistico a Bologna nel 2021, le richieste per la costruzione di nuove abitazioni sono zero. C'è una interrogazione mia di alcuni mesi fa dove chiedo conto di questo. Parliamo del piano urbanistico del 2021, quello con cui annunciavano “seimila case nuove entro cinque anni”. Il PUG però ha condizioni troppo strette, in cui una parte delle costruzioni devono rimanere in capo alle imprese costruttrici e trattate come alloggi ERP. Queste condizioni sono ritenute insostenibili da tutti gli imprenditori, e di fatto ha bloccato il mercato, l'ha paralizzato. Ci viene detto “eh, voi della destra volete consumare suolo”. No, perché le stesse condizioni sono valide per le opere di rigenerazione urbana.

Io ho chiesto con diversi ordini del giorno di cambiare il PUG almeno sulle opere di rigenerazione urbana, ma ovviamente non sono mai stati approvati. Anche se non sono un grande fan di Smith, in questo modo calerebbe la domanda e dai almeno una parte di responso alla pressione che si è creata. È chiaro che forse non è dovuto solo questo ma questo inciso c'è. Il fatto di aver impedito anche le opere di rigenerazione urbana è grave, il fatto di non riconoscerlo è grave. Clancy, quando annuncia il Piano per l'abitare, sostanzialmente continua a considerare gli imprenditori del mondo dell'edilizia come un aspetto da sopportare e non come un partner con cui collaborare. Ed è grave: non è vero che tutti gli imprenditori sono cattivi e che vogliono solo speculare. Considerarli come quasi un nemico da sopportare in casa non va bene, soprattutto se questo poi si traduce in atti amministrativi che vincolano e impediscono agli imprenditori di fare il loro lavoro. Li hanno lasciati letteralmente con l'acqua alla gola, ma i primi a subirne gli effetti non sono stati gli imprenditori, che magari si sono reinventati da un’altra parte, ma sono i cittadini e gli studenti. Questo si somma all’arrivo dei turisti, e al fatto che circa quattromila abitazioni negli ultimi tre anni sono passate da un uso residenziale medio-lungo ad un affitto breve e turistico. Così ti ritrovi con un’offerta che è addirittura calata rispetto alla domanda che è esplosa: per forza poi lievita tantissimo il costo dell'affitto. Se tu hai uno stipendio normale a Bologna non ce la fai, o è molto difficile.

Sicurezza.
C'è un problema strutturale della sicurezza, e i numeri lo dicono, che è dovuto anche secondo me a un'impostazione anche qui sempre ideologica della giunta, o comunque della maggioranza. Emblematico fu il caso dei poliziotti che identificavano i ragazzi che si picchiavano in piazza Maggiore e alcuni tra Coalizione civica, Sardine e altri insorsero gridando allo stato di polizia. Quella misura era stata presa d'accordo col Comune.

C’è un problema anche per la movida?
A Bologna una volta c'erano tantissimi locali notturni, oggi ce ne sono molti meno. Cala l'offerta, ma la domanda è rimasta uguale, per questo vedi i ragazzi girare per strada. Voler indurre con la forza, anche lì, e imporre la propria visione come sembrava volessero fare a inizio mandato, dove si parlava di spostare la movida verso la Fiera, è un progetto fallito. Ovviamente non puoi dire ai ragazzi dove andare la sera a divertirsi. Il centro è bello, quindi vogliono andare in centro, ma se non hanno un posto in cui stare allora stanno fuori. Anche lì, una collaborazione positiva con gli imprenditori del mondo della notte sarebbe positiva per la città. Non puoi imporre una visione, ma capire la realtà e cercare di gestirla al meglio per il bene della comunità, senza imporre una tua prospettiva o un tuo obiettivo politico. Qui nasce il problema della ‘malamovida’: non lo risolvi totalmente, ma sicuramente lo attenui. 

Lei parla spesso della mancanza di forniture per la polizia locale.
Torno al caso dei poliziotti contestati dalla sinistra. Era talmente tanto ideologizzata come impostazione che fa capire come, per alcuni, qualunque cosa faccia la polizia a prescindere è sbagliata, anche se è una misura che esce da un dialogo con le amministrazioni. Questa impostazione da parte dell'amministrazione non aiuta. Per esempio, la polizia locale chiede le body cam, perché nella prospettiva della sicurezza integrata la polizia locale fa operazioni in sicurezza, ad esempio quando ci sono gli sgomberi, piuttosto che operazioni anche di particolare intensità o con un certo grado di pericolo. La polizia locale comunque partecipa spesso insieme alle altre forze dell'ordine, ma non ha l'equipaggiamento adeguato. Non gli viene fornito, e non gli viene dato perché di base non devono avere nulla, nessuno strumento. Perché? Perché la polizia è il male, e va contenuta. Dal punto di vista della sicurezza integrata il Comune è chiamato a dare delle risposte, però non viene fatto e questa è una scelta politica.

Ultimo punto: educazione e sport.
Dal punto di vista culturale e anche educativo è preoccupante come, anche lì, si pensa a voler imporre un certo tipo di visione anche nelle scuole e a considerare la libertà educativa e il primato educativo dei genitori come un ostacolo tra la Giunta e la possibilità di scegliere le proposte educative da dare alle nuove generazioni. Io sono andato al Righi, ma capisco chi sceglie di andare in una paritaria. Invece sono state fatte delle scelte contro l'offerta delle paritarie e contro la libertà educativa dei genitori, magari portando determinate proposte nelle scuole, magari senza il consenso dei genitori, è sbagliato. Considerare il primato educativo dei genitori sulla libertà educativa come degli ostacoli non è una visione che condividiamo.

Per esempio?
Ad esempio, proposte legate al cosiddetto gender nelle scuole ci sono state a Bologna, e non c'è stato un reale consenso informato, perché oggi non si sa come funziona. Il consenso informato comunque non è sullo specifico sul materiale che viene dato o sulla o sull'attività concreta che viene fatta, ma è un generico consenso, un'attività che può essere banalmente contro il bullismo. Ora, chi è che è e non è a favore di attività contro il bullismo? Sono tutti a favore di attività che sono contro bullismo. Se però poi dentro la realtà tu ci metti, per esempio, temi legati alla fluidità di genere per bambini che sono 0-6 o 6-12 è preoccupante. A un bambino di sette anni a cui non lasci attraversare la strada da solo non puoi dire che può scegliere il proprio genere, perché non è pronto per fare determinate scelte o per affrontare determinati temi. La politica non dovrebbe favorire queste situazioni, ma dovrebbe garantire il primato educativo dei genitori. Questo non viene fatto.

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