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Approfondimento Lizzano in Belvedere

La neve, la nuova seggiovia, il turismo bianco. Vi raccontiamo il Corno alle Scale

Le temperature sono in costante rialzo e la neve, sempre più spesso, tarda ad arrivare. Ma chi lavora nell'accoglienza è soddisfatto, e il sindaco di Lizzano insiste sul discusso impianto di risalita

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Il primo sentimento, visitando i comuni dell’Appennino attorno al Corno alle Scale, è quello tipico di molti posti di montagna: polenta, cacciagione e funghi porcini intasano i menù dei ristoranti, finimenti in legno in ogni bar dai 600 metri sopra il livello del mare in su, qualche foto ingiallita di Alberto Tomba appesa all’angolo di specchi puliti alla bell’e meglio, la neve rannicchiata ai lati delle strade. Eh sì, la neve. Perché sembra che ogni anno non arrivi, ma poi eccola lì. In ritardo sulla tabella di marcia anche quest’anno, come lo era stato per l’anno scorso. E come è sempre stato, a quanto dice il sindaco di Lizzano in Belvedere Sergio Polmonari: “Per noi è sempre stato normale, anni così ne ho visti tanti in vita mia. Era normale raccogliere i rami dei ginepri attorno all’Epifania per poi farci un grande falò. E anche lì la neve non c’era”. E il cambiamento climatico? “Io credo che la natura abbia un suo ciclo, con alti e bassi. Certo, magari ci saranno anche influenze del comportamento umano, questo non va negato, ma per nessun montanaro è una notizia che la neve, in qualche anno, possa arrivare tardi. Io, ripeto, di anni così ne ho visti tanti. Solo che allora non ci si faceva caso”.

I dati

I giorni di neve, in effetti, negli ultimi quindici anni non sono cambiati poi tanto: secondo i dati di 3Bmeteo, elaborati dal meteorologo Edoardo Ferrara, le giornate di neve sull’Appennino bolognese, in particolare sul Corno alle Scale, non sono diminuite. “Non c’è un trend specifico per il Corno alle Scale: il numero di giorni con precipitazione subisce la normale oscillazione intrannuale meteorologica, indotta dal posizionamento delle alte e basse pressioni che prescinde l'aspetto climatico. Dal momento che la località è situata a quote elevate, in inverno quando ci sono precipitazioni queste sono essenzialmente nevose, nonostante un aumento generale della temperatura media. Quest'ultimo fatto si palesa soprattutto nelle fasi anticicloniche, che risultano più calde e determinano una fusione più rapida della neve caduta nella località che quindi può così risultare sprovvista di neve al suolo più frequentemente rispetto al passato”.

Corno alle Scale, giorni di neve 2008-2023 - Dati 3Bmeteo

“In poche parole – continua Ferrara – negli ultimi 15 anni non si evidenzia un calo delle giornate di precipitazione, che nella località in autunno-inverno sono essenzialmente quasi sempre nevose data la quota elevata. Tuttavia, quando il tempo migliora e si ha a che fare con anticicloni subtropicali, temperature spesso superiori alle medie influiscono su una maggiore fusione della neve presente al suolo”.
In pratica, negli ultimi 15 anni ha nevicato in modo più o meno omogeneo, ma sono diminuiti i giorni in cui la neve è rimasta effettivamente a terra. Infatti, secondo il rapporto “Nevediversa” di Legambiente, le temperature medie nel comprensorio sono aumentate di 1,8 gradi tra il 1961 e il 2018.

Temperature negli ultimi 30 anni a Lizzano in Belvedere - Grafico Meteoblue

Il trend delle temperature in rialzo, e delle variazioni sui rovesci, è ancora più evidente a bassa quota, dove l’effetto delle alte e delle basse pressioni è più attenuato. A Bologna, ad esempio: “Per quanto riguarda invece la città di Bologna – continua Ferrara – il trend è evidente, ossia negli ultimi 15 anni si palesa un calo delle giornate di neve sul capoluogo emiliano. Questo è dovuto proprio al fatto che fa mediamente più caldo, e quindi le precipitazioni risultano più frequentemente a carattere piovoso durante la stagione invernale”.

Bologna, giorni di neve 2008-2023 - Dati 3Bmeteo

Impianto in (ri)salita

È in questo quadro che si inserisce la questione dell’impianto di risalita che il Comune di Lizzano in Belvedere ha in programma da anni. Il progetto, dal valore di oltre 6,5 milioni di euro, prevede la realizzazione una nuova seggiovia che ne sostituisce una già presente, quella del monte Cupolino. Al progetto si sono opposti sia il gruppo regionale di Europa Verde sia, più ferocemente, il comitato “Un altro Appennino è possibile”, che ne ha contestato l’impatto ambientale. “Quello che contestiamo è il fatto che ci troviamo di fronte a una grande infrastruttura, che verrà realizzata in un’area molto delicata dal punto di vista ambientale -ha detto ad Altreconomia Vittorio Monzoni, che per il comitato ha seguito gli aspetti legali della vicenda -. Questo progetto è stato presentato ufficialmente come un ammodernamento dell’impianto già esistente, ma non è così. Per questo chiediamo innanzitutto che venga sottoposto alla Valutazione di impatto ambientale”. Valutazione che, ad oggi, ancora manca. Eppure, il sindaco di Lizzano, Sergio Polmonari, non vuole sentire ragioni: “Andare avanti? Ma certamente, ci mancherebbe altro. È una razionalizzazione degli spazi sciabili, fatta senza toccare niente. Non c’è bisogno di toccare un metro quado di terreno”. Una posizione confutata da Letizia Zanotti, botanica e ricercatrice dell’Università di Bologna oggi in pensione, che sempre ad Altreconomia ha sottolineato come “la perdita dell’habitat, l’erosione del suolo, gli effetti sulla flora e sulla fauna porteranno a effetti negativi e irreversibili su un ambiente alto-montano quanto mai fragile e da proteggere”.

Il nuovo impianto di risalita, almeno per il momento, è in ghiaccio. La gara d’appalto bandita dal Comune di Lizzano, con scadenza 12 gennaio, è andata deserta. “Studieremo il da farsi con i nostri tecnici” ha detto Polmonari, ma la costruzione della seggiovia potrebbe essere bloccata da una sentenza. Lo scorso maggio il Tar ha sposato la linea difensiva della Regione Emilia-Romagna, la quale considerava il nuovo impianto di risalita solamente un’appendice dell’impianto già presente, rigettando quindi il ricorso del comitato “Un altro Appennino è possibile”. Ma il comitato ha presentato, a settembre, il ricorso al Consiglio di Stato, e per farlo ha raccolto oltre 12mila euro in donazioni grazie ad un crowdfunding. La disputa è ancora lontana da una conclusione.

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