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Cronaca

Situazione casa disastrosa e la città si sta impoverendo: Bologna sotto la lente del Sunia

INTERVISTA | Turismo e lavoro povero, affitti brevi da regolamentare e ceto medio penalizzato. Queste alcune tematiche affrontate dal segretario regionale del sindacato inquilini che fa una panoramica della situazione abitativa in città

"E' disastrosa anche in relazione al fatto che sta cambiando la città, anche se facciamo finta di non accorgercene, c'è una trasformazione sociale ed economica significativa" è la fotografia della situazione abitativa bolognese di Valentino Minarelli, segretario regionale dei SUNIA - Sindacato Unitario Nazionale Inquilini e Assegnatari - dell'Emilia-Romagna che parla di rischio per la tradizionale "Bologna accogliente, fatta di rapporti e relazioni". 

E' tutta colpa del modello di turismo selvaggio?

"E' un guadagno per le proprietà immobiliari, non tanto per le attività perché c'è tanto lavoro povero. La città stessa si sta impoverendo. Una parte del patrimonio privato può di certo favorire una forma di turismo agile e non costoso, ma deve essere regolato. Persone e famiglie vengono sfrattate. Sugli affitti brevi l'unico contentino che ha dato la ministra Santanchè è che nei centri storici dei Comuni capoluogo delle Città metropolitane, i soggiorni non potranno avere una durata inferiore a due notti consecutive, invece i sindaci, compreso il nostro, chiuse una legge nazionale per regolamentare queste attività". 

Com'è la situazione a Bologna?

"La città turistica ti porta un sacco di lavoro povero e temporaneo. C'è una riduzione significativa di migliaia di canoni concordati per giocare tutto sugli affitti brevi e turistici, l'emergenza abitativa vale migliaia di famiglie, sono numeri certificati. Non si è percepito per tempo che le politiche abitative di Bologna non era adeguata all'evoluzione demografica della città. Già 4 anni fa, quando è stato avviato il cantiere del Tecnopolo, si è parlato dell'arrivo di 1.500 tecnici, dove li facciamo dormire? Non adeguiamo le politiche abitative all’evoluzione e alla pianificazione del nostro territorio, che Philip Morris avrebbe creato disagio abitativo in Valsamoggia era da prevedere da parte del sistema delle imprese che deve anche dare soluzioni. L'Università ha lavorato per ricreare un incremento dopo il covid, senza un piano abitativo decente, se dai in gestione al privato la questione, ti ritrovi 500 euro a posto letto, del resto il privato vuole una redditività immediata del suo investimento. Il costo degli alloggi nei campus oggi sono come quelli del mercato privato".

Studenti, personale sanitario e forze dell'ordine parlano di trasferimenti per la difficoltà a trovare la casa, e a pagarla: "Un’indagine condotta a livello nazionale da CGIL- UDU-SUNIA rileva una situazione davvero critica: “Dalle 1228 risposte date al questionario dagli studenti bolognesi, il 74% di coloro che studiano all’Università di Bologna denunciano un’elevata difficoltà nel trovare un alloggio. I problemi più ricorrenti sono la carenza di camere, le condizioni poco dignitose degli appartamenti e i costi elevati, ma pesano anche le truffe e le discriminazioni razziali. E anche quando l’alloggio si trova, non sempre soddisfa le esigenze degli studenti, infatti il 34% vorrebbe cambiare alloggio”.

Complice, spiegano "la carenza di alloggi pubblici, dal momento che in città ci sono soltanto 1.673 posti letto sotto il Diritto allo Studio.
Il 24% dei fuorisede segnala di essere in seria difficoltà economica per coprire tutti i costi collegati all’alloggio. Oltre all’affitto, infatti, bisogna pagare le spese condominiali e le bollette che possono arrivare a pesare 300 euro al mese. Così, il 39% degli studenti deve prendere una camera doppia, mentre il 46% dichiara di aver svolto una qualche attività lavorativa durante il percorso di studio" denuncia Carlo Nadotti per la Rete degli Universitari - UDU Bologna. 

Abbondano anche i tentativi di truffa e le garanzie non proprio legittime...

Il sindacato studentesco insieme alla CGIL e al SUNIA ha attivato un servizio di supporto telefonico attraverso uno sportello studentesco contro il caro affitti ed a breve verrà pubblicato un vademecum con tutte le informazioni utili.
Oltre alla popolazione studentesca, ci sono le richieste delle agenzie immobiliari anche alle famiglie, come abbiamo verificato, copia della busta paga e garanzie di tutti i tipi: "La norma di legge prevede l'impegno a versare una cauzione fino a 3 mensilità e eventualmente che una somma in garanzia per eventuali danni". niente di più.

Si predilige l'affitto o l'acquisto?

"In relazione a una evoluzione della condizione sociale del paese, chi va alla ricerca di un alloggio in affitto non è in condizioni economiche per comprare. La morosità incolpevole ha messo sul chi va là il locatore. Se il 75% degli italiani ha comprato casa quando c'era inflazione a due cifre negli anni 70-80, è perchè lo Stato garantiva mui al 3-5%, non è un caso che siano fallite tutte le cooperative,  sono rimaste solo proprietà indivise, tipo il 'Risanamento' che ha capacità e cultura di gestione consolidata. 

Le scelte della politica hanno incentivato il sogno della casa di proprietà sulla base di un mercato del 'posto a vita', quindi il connubio lavoro-alloggio-casa, ma è cambiato tutto, non solo in tema di precarietà, ma anche di evoluzione del mercato, sono cambiate le imprese, siamo passati da un'idea industriale fatta di grandi imprese solide, a un nanismo spaventoso che per alcuni aspetti va vantaggio di flessibilità, ma che porta alla durata di vita dell'azienda a quella dell’imprenditore, guardiamo quelle nascono e che muoiono tutti gli anni. I paesi nordici lo sanno da sempre, chi viene assunto e viene trasferito, viene accompagnato anche nell'abitare, c'è un sistema controllato sociale, in Germania la popolazione in affitto è al 40%, esistono canoni sociali anche nel privato, presidiati, in alcuni casi, dalle stesse organizzazioni sindacali. 

La città non ha colto tutti questi elementi, ricostruire gli immobili dismessi ha costi significativi, caserme, immobili finiti nelle pance delle banche e iscritti a bilancio a prezzi speculativi, l'idea di fare alloggi popolari presuppone risorse economiche elevate. 

Assistiamo a molte rinegoziazioni di mutui, si è passati da media 20 anni a 24 anni perché è difficoltoso far fronte alle rate. Va riequilibrato il sistema dell'affitto in tutto il paese - insiste Minarelli - e soprattutto va aumentata l’offerta, pubblica e privata. Si è scelto di incentivare gli housing sociali, ovvero l'impresa che può edificare purchè il 20% sia dato in affitto a canone calmierato, è finita che tutto è stato venduto a libero mercato, gli affitti a 800-900 euro costano come un mutuo, quindi si è scelto di acquistare. 

Chi cerca casa?

Bologna città ha una platea di oltre 5mila famiglie che hanno requisiti per avere un alloggio popolare, negli ultimi anni qui Regione e Comune hanno investito un po' di risorse per ristrutturare gli alloggi pubblici, ma, quando va bene, si assegna qualche centinaio di alloggi all'anno, vengono assegnate meno case di quelle che si liberano perché non ci sono finanziamenti per ristrutturare.

A Bologna Acer ha ristrutturato oltre mille appartamenti, ha utilizzato tutte le risorse disponibili. In Emilia-Romagna, su 55mila alloggi pubblici, 4.500 non hanno piani di riqualificazione per mancanza di risorse, mediamente sono necessari circa 16-18mila euro per unità. Le graduatorie delle Acer della regione parlano di 25mila nuclei familiari con requisiti, ma all'anno se ne assegnano un migliaio, anche se se ne liberano 2mila, il mercato privato viaggia anche su questa onda.

La fascia grigia è il ceto medio, che non ha diritto al pubblico e non può più permettersi il privato. I nuclei che cercano casa nella regione perchè cercano alloggi con affitti più bassi sono circa 66mila, con Isee sotto 35mila euro - quindi ancora ceto medio - e nel 2022 hanno fatto domanda di contributo affitto.  


 

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