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Cronaca

Fine vita: "Mia madre in Svizzera per terminare una sofferenza insopportabile"

È la lettera straziante della figlia di Paola che ha scelto il suicidio assistito a causa di una malattia inguaribile e un lungo calvario durato 10 anni

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Felicetta e Virginia si erano autodenunciate dopo aver accompagnato Paola, una donna bolognese, in Svizzera per "l'aiuto al suicidio", poco più di un anno fa. Nei giorni in cui l'argomento "fine vita" è molto discusso, soprattutto dopo la delibera della Regione, la figlia ora racconta in una lettera lo strazio e il dolori durato 10 ani: "Mia mamma, ha ottenuto in Svizzera ciò che avrebbe voluto poter ottenere nella sua casa a Bologna, ovvero l'aiuto medico a terminare una sofferenza ormai divenuta insopportabile a causa di una malattia irreversibile, il morbo di Parkinson - scrive - La malattia le impediva quasi completamente di muoversi e di parlare".

Paola ha maturato la decisione "nel  corso di una lenta ma terribile e inesorabile evoluzione della patologia, durata 10 anni. E’ stato un graduale e implacabile decorso verso la totale immobilità. Era vigile e lucida, ma in un corpo diventato gabbia senza spazio né speranza. Che come lei stessa diceva “stringe, ora dopo ora, inesorabile la morsa”. La malattia era arrivata a uno stadio che non le consentiva più di vivere, di essere autonoma in nulla, tranne che nel pensiero - racconta la figlia - Ha dovuto recarsi all’estero in quanto non aveva  garanzia di poter accedere, e in che tempi, all’”aiuto al suicidio” in Italia. Non era infatti chiaro, in assenza  di una legge, se fosse in possesso di uno dei requisiti previsti dalla sentenza della Corte Costituzionale per ricevere quel tipo di aiuto medico, cioè non era certa di rientrare nei casi di persone “tenute in vita da trattamenti di sostegno vitale”.Non c’era nemmeno un termine entro il quale il Servizio sanitario avrebbe dovuto dare una risposta. Mia mamma ha dunque preferito una soluzione molto più faticosa, ma certa nell’esito e nei tempi. Lei per sua fortuna poteva permetterselo economicamente, molti altri invece no".

"Mesi di strazio"

"Per me sono stati mesi di strazio - scrive - nell’assistere alla sofferenza di mia mamma, e non mi sono ancora ripresa da quel trauma, dalla rabbia di sentirmi impotente, di non poterla  aiutare a  ottenere quello che voleva. Proprio lei, che è sempre stata una donna abituata a vivere a modo suo, piena di passioni che la portavano a sfidare ogni luogo comune e convenzione sociale. Non dimenticherò mai la  serenità, direi persino la gioia - se non sembrasse improprio utilizzare questo termine parlando di scelte del genere - con la quale ha accolto prima la visita di Marco e Virginia, e poi quando sono venute a prenderla Virginia e Felicetta per portarla in Svizzera". 

"Mancanza di regole precise"

Non sono un’esperta, ma mi pare chiaro che la mancanza di regole precise che chiariscano le modalità di applicazione delle regole esistenti pone le persone già gravemente malate in uno stato di confusione totale. So  che  la  Regione  Emilia-Romagna ha approvato delle “linee di indirizzo” per rispondere alle richiesta di chi vuole essere aiutato a morire senza soffrire. So che prossimamente si voterà anche una legge regionale che darebbe finalmente certezze definitive alle persone sulle modalità di accedere a quello che è già un loro diritto. Spero che chi fa parte del Consiglio regionale vorrà cogliere questa opportunità. Ora  che è passato del tempo, non penso  più soltanto a mia  mamma, ma a chi  altro può cadere in una  condizione simile. Non dobbiamo infatti dimenticare che le sofferenze atroci non sono mai  una scelta, ma uno stato di salute che a tutti può capitare. Per molti malati irreversibili l’attesa è la tortura peggiore. Se quello che ha passato Paola non sarà successo invano potrò riguardare con spirito  diverso a quelle settimane terribili.

Fine Vita: le ragioni del sì e del no a confronto. Intervista doppia | VIDEO

"La Regione può stabilire le regole"

"Non è una Regione a poter ampliare o restringere quel diritto - scrive l'Associazione Luca Coscioni - Quello che può fare è stabilire regole certe e scadenze precise che obbligano il Servizio sanitario regionale a dare una risposta alle richieste delle persone affette da sofferenze intollerabili e che chiedono aiuto per porre fine alla propria vita. La nostra legge di iniziativa popolare 'Liberi Subito”' ha proprio questo obiettivo, fissando un termine di 20 giorni per la risposta da parte del Servizio sanitario". 

"La Delibera istitutiva del Comitato regionale per l’etica clinica non interferisce con la questione. Le 'linee di indirizzo' delle quali si parla in questi giorni - spiegano - non avendo (a quanto pare) la forma nemmeno di una Delibera, non creano obblighi al Servizio sanitario, né garantiscono diritti alla persona che presenta la richiesta di aiuto. Ecco perché, oltre a emanare linee di indirizzo che consentono un pieno coinvolgimento e la formazione degli operatori sanitari, è indispensabile che il Consiglio regionale adotti anche una legge che introduca norme vincolanti per tutti. Adottare una legge regionale rappresenta anche una garanzia per evitare che le procedure adottate siano in futuro cancellate con un tratto di penna di un Assessore. È importante che le regole in materia siano stabili e affidabili, e che chi le vuole cambiare si assuma la responsabilità di proporre regole diverse trovando una maggioranza in Consiglio regionale per approvarle. Dopo il sostegno pubblicamente espresso, non solo da Luca Zaia in Veneto, ma anche da Giovanni Toti in Liguria e da Attilio Fontana in Lombardia, ci sono le condizioni per una approvazione trasversale nei Consigli regionali, fuori dal recinto dei partiti e delle coalizioni senza girare la testa dall’altra parte di fronte all’urgenza delle persone malate. Chiediamo dunque a tutte le consigliere e a tutti i consiglieri regionali di assumersi le proprie responsabilità e di esaminare e votare la proposta di legge presentata da 7.289 cittadini". 

Le vicende giudiziarie

Indagati Marco Cappato, Virginia Fiume e Felicetta Maltese. Secondo l'Associazione Coscioni questi i possibili scenari: 

  1. Accoglimento della richiesta di archiviazione con motivazioni che possono essere sia quelle prospettate dal pubblico ministero nella sua richiesta sia quelle addotte dalla difesa degli indagati nella memoria depositata e in discussione. Non è, comunque, escluso che possa farlo anche con sue motivazioni, diverse da quelle delle parti. In tal caso pronuncia decreto motivato e restituisce gli atti al pubblico ministero.
  2. Può ritenere necessarie ulteriori indagini, le indica con ordinanza al pubblico ministero, fissando il termine indispensabile per il compimento di esse, altrimenti provvede entro tre mesi sulle richieste.
  3. Ritiene necessario l’approfondimento del giudice del merito, quindi dispone con ordinanza che, entro dieci giorni, il pubblico ministero formuli l’imputazione (la cosiddetta imputazione coatta). Entro due giorni dalla formulazione dell’imputazione, il giudice fissa con decreto l’udienza preliminare.
  4. Potrebbe sollevare la questione di legittimità costituzionale – le motivazioni, ovviamente, possono essere anche diverse da quelle prospettate nella proposta q.l.c.; non dimentichiamo che l’art. 580 del codice penale ha ancora un tema costituzionale da sondare ossia relativamente alla dosimetria della pena circa l’azione di agevolazione rispetto a quella di istigazione, questione questa sollevata dalla corte di assise di Milano e ritenuta dalla Corte costituzionale assorbita nella precedente decisione (anche se quest’ultimo aspetto potrebbe essere più di pertinenza del giudice ordinario.

I numeri in Emilia-Romagna

  • 7.013 i testamenti biologici scaricati dal sito dell’Associazione Luca Coscioni

  • 367 le persone che si sono rivolte al Numero Bianco dall’Emilia Romagna

  • Almeno 65.852 i firmatari del Referendum Eutanasia Legale (dati su 681.696 firme, ossia il totale delle 392.233 online e 289.463 firme cartacee digitalizzate)

  • 21.843 le DAT (Disposizioni Anticipate di Trattamento) depositate, al 2022, negli Uffici di Stato civile di 280 comuni della Regione (su 330)

  • 164 il numero di abitanti per ogni DAT depositata (media italiana attuale: 1 ogni 209).  - dati Associazione Luca Coscioni) 

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