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Cronaca

L'angoscia dell'attesa, il dramma dei famigliari, i traumi di chi è sopravvissuto: il racconto degli psicologi impegnati a Suviana

"Tre giorni lunghi come tre mesi". I sanitari dell'Ausl hanno supportato diciassette persone, tra mogli, figli e amici dei quattro operai inizialmente dispersi. Ma anche i soccorritori nei momenti più difficili

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Giorni vissuti nell’angoscia per il proprio marito o il proprio padre disperso a decine di metri sott’acqua tra le macerie. Il dolore indicibile quando il corpo, rinvenuto dai sommozzatori, viene riconosciuto. E il trauma, quello che una normale giornata di lavoro diventata in pochi secondi una strage ha lasciato negli operai che, da quella maledetta centrale elettrica, sono riusciti a fuggire quasi per miracolo. A fianco delle forze impegnate senza sosta nei soccorsi, allo stabilimento Enel di Bargi, sul lago di Suviana, ci sono state anche le squadre di psicologi. Il loro ruolo è stato quello di supportare i famigliari dei quattro operai risultati inizialmente dispersi, aiutare gli operatori a comunicare ai presenti gli sviluppi delle ricerche e accogliere anche chi, tra i soccorritori, si è sentito per un momento schiacciato dall’enormità della tragedia. “Sono passati tre giorni, ma sembra di esserci stati tre mesi”, racconta Gabriella Gallo, direttrice della Psicologia Territoriale dell’Azienda Usl di Bologna che ha coordinato le due squadre di esperti.

Assorbire la comunicazione

Nel cortile davanti alla centrale, gli psicologi hanno allestito uno spazio riservato ai parenti delle vittime. Il servizio di supporto psicologico nei casi di emergenza è entrato in azione già il giorno successivo l’incidente grazie a un coordinamento regionale. Cinque sanitari Ausl a cui si sono aggiunti i tre professionisti messi a disposizione da Enel Green Power. Come i vigili del fuoco e le forze dell’ordine, quando sono arrivati sul posto anche gli psicologi si sono trovati in una situazione molto complicata: “Il nostro compito è stato di rimanere vicino a chi aveva raggiunto la centrale per avere notizie di uno dei quattro dispersi, e che venivano aggiornati costantemente dai soccorritori. Il nostro ruolo era quello di aiutare le autorità a comunicare la notizia del ritrovamento dei cadaveri, e supportare i parenti in quello che si chiama ‘assorbimento della comunicazione’”, spiega Gallo.

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L'attesa delle mogli e dei figli, la reazione al ritrovamento del corpo

In totale gli psicologi hanno preso in carico diciassette tra mogli, parenti, figli, fratelli e sorelle e amici di Adriano Scandellari, Paolo Casiraghi, Alessandro d’Andrea e Vincenzo Garzillo, che hanno vissuto giorni d’angoscia e apprensione: “C’è chi ha vissuto la fase delle ricerche con la speranza di trovare il proprio caro ancora vivo, e chi invece, con il passare delle ore, ha capito che non c’era più niente da fare”. Fino al tragico momento del ritrovamento del cadavere e dell’identificazione: “Il trauma è stato molto forte - prosegue la dottoressa -. Un vero shock, con grande disperazione, tremori… Per due persone abbiamo richiesto anche l’intervento dei medici perché hanno avuto un crollo”.

Anche i soccorritori sopraffatti

La portata dell’evento ha messo a dura prova anche i soccorritori, spiega la dottoressa: “Ci sono stati vigili del fuoco e operatori della Protezione Civile che hanno avuto attimi di cedimento, sopraffatti dalle giornate di lavoro senza sosta”. E dallo scenario senza precedenti che molti si sono ritrovati ad affrontare: “Prima l’incendio, poi il crollo dei solai e l’allagamento di tre piani… È stato un incidente davvero grave, una reazione emotiva rispetto a un’esperienza così traumatica e drammatica è fisiologica”.

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L'affiancamento a chi è in ospedale

Ora i parenti delle vittime attendono la riconsegna della salma. Inizierà così l’elaborazione di un lutto non meno doloroso degli ultimi tre giorni che hanno vissuto. Negli ospedali di Parma, Pisa, Cesena e Bologna, invece, continua l’attività degli psicologi dell’Ausl a fianco dei famigliari che assistono quattro dei cinque operai rimasti feriti. A questo si aggiungono anche gli incontri di gruppo e individuali che gli psicologi continueranno a fare con gli operai che si trovavano nella centrale al momento dell’esplosione e che sono riusciti a fuggire: “C’è chi ha visto i colleghi feriti, chi ha chiamato i soccorsi, chi è rimasto ad assistere alle operazioni di recupero e si è lasciato andare al pianto soltanto quando è stato trovato l’ultimo corpo - sottolinea Gallo”.

Immagini dell'interno della centrale di Bargi

Ferite profonde

La strage di Suviana lascerà profondi ferite nelle comunità dei territori colpiti non meno che nelle persone direttamente coinvolte nella tragedia. Per questo, spiega la direttrice, è importante avviare subito dei percorsi ed evitare che il trauma subito si cristallizzi in disturbi psicologici o disagi emotivi che possono durare nel tempo: “Dal disturbo post traumatico da stress alla depressione, fino al disturbo della personalità. Se questo evento traumatico, così come il lutto, non viene elaborato dai famigliari o dagli operai, nel tempo può causare vere e proprie patologie psichiche. Il lavoro di emergenza che facciamo – conclude Gallo - si tratta proprio di evitare che questo accada”.

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