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Elezioni Bologna 2021

Elezioni, Marta Collot candidata sindaca: "L'asse PD-M5S incarna in salsa bolognese la politica delle larghe intese"

INTERVISTA. Le candidate adesso sono due. Oltre a Lepore correranno alle amministrative di ottobre Palumbo e Marta Collot di Potere al Popolo, che spiega: "Se Bologna è una vetrina tirata a lucido, noi vogliamo far luce sul retrobottega"

Bologna ha una nuova candidata per le prossime elezioni amministrative. E' Marta Collot di Potere al Popolo. Ha meno di 30 anni e le idee molto chiare anche rispetto il panorama politico locale, ed è il lizza per il mandato post-Merola. Al momento è la seconda candidata donna insieme a Dora Palumbo (Sinistra Unita), mentre dal centrodestra tutto ancora tace.  

Partiamo da un commento alle primarie e alla coalizione allargata a sinistra. Un compromesso che porterà dove secondo lei? 

"Secondo noi è un compromesso che porterà solo a sostenere i progetti del PD. Lo stesso Lepore è un uomo di sistema che già prima della pandemia sosteneva che a contare fossero i voti dei padroni dell’immobiliare, è stato in giunta per 10 anni e ha condiviso ogni scelta. Oggi c’è l’illusione di poter influire sull’uso delle risorse del PNRR, sull’andamento delle grandi opere, ma è un film che abbiamo già visto tante volte, l’ultima con le regionali in cui Bonaccini non ha neanche fatto di finta di dare un assessorato agli ecologisti.

Parliamo subito del voto utile e del senso o del non senso che ha? Un messaggio agli elettori timorosi di disperdere preferenze e gli effetti invece di una buona opposizione? 

"Alle scorse regionali mi sono trovata un prima linea su questo argomento: si diceva che rischiavamo di far vincere i barbari leghisti, che la vittoria della Borgonzoni avrebbe portato al nuovo fascismo. Ora esattamente gli stessi partiti e le stesse persone governano con la Lega, Borgonzoni è sottosegretaria alla cultura. A Bologna c’è bisogno di rappresentare chi è escluso dal sistema politico: parliamo dei giovani che vanno bene solo quando devono spendere, delle famiglie che non possono più permettersi gli affitti spinti in alto dalla turistificazione, di chi lavora nelle catene di sfruttamento degli appalti e delle cooperative. Se Bologna è una vetrina tirata a lucido, noi vogliamo usare queste elezioni per fare luce sul retrobottega, dove si lavora e si vive.

Di cosa ha davvero bisogno Bologna nel post pandemia? 

"Abbiamo visto in questa pandemia che il tanto decantato modello emiliano romagnolo ha prodotto un numero di vittime secondo solo alla Lombardia di Fontana. Bologna ha bisogno prima di tutto di recuperare la dimensione di città pubblica, amministrata dal popolo per il popolo, un tipo di amministrazione che nasceva dall’idea del socialismo. 
Quindi, Bologna ha bisogno di tornare a pensare a ospedali e poliambulatori diffusi sul territorio, invece del modello di Case della Salute che è stato importato dai paesi scandinavi, ma è stato fatto diventare un mezzo per fare più attività sanitaria privata. 
E tra le tante cose di cui Bologna ha bisogno, c’è bisogno che il Comune si metta alla testa della lotta contro lo sfruttamento: internalizzando i servizi che finora sono stati sparpagliati producendo servizi peggiori e lavoro peggiore per i dipendenti delle cooperative, imponendo a chiunque lavori col pubblico il salario minimo di 9 euro l’ora, attuando i risultati dei referendum per l’acqua pubblica e contro i soldi pubblici agli asili privati".

Salva qualcosa del mandato Merola?

"È difficile trovare qualcosa che possa compensare migliaia di persone sfrattate, il centro ridotto a un parco giochi per turisti, i grandi progetti fallimentari come FICO. Per non parlare di quelli futuri come la linea rossa del tram che è ecologista solo nella retorica.
Ogni tanto Merola ha provato a darsi un’immagine “di sinistra” con iniziative a costo-zero, ma per differenza risultano ancora più pesanti i silenzi su mille questioni su cui il Comune rifiuta di posizionarsi trincerandosi dietro le competenze. Faccio un esempio: la questione palestinese che a Bologna ha sempre avuto grandissima solidarietà sia dai residenti storici sia dalle “seconde e terze generazioni” che in realtà sono bolognesi a tutti gli effetti, ma vengono tenute ai margini dalla politica cittadina.

È  la seconda donna candidata oltre a Palumbo. Punterà sul genere nella sua campagna elettorale?

"Le tematiche di genere fanno parte del DNA di Potere al Popolo e verranno trattate collettivamente in un tavolo di lavoro, con le modalità che abbiamo messo in campo per tutti i punti focali su cui abbiamo deciso di incentrare la battaglia politica in città (ambiente e mobilità, lavoro e appalti, giovani e formazione, città e periferie, salute, donne e genere). Aldilà delle retoriche ufficiali, in questa città stanno emergendo i problemi della parità di salario, delle risorse contro la violenza. E come in tutta Italia la pandemia ha battuto prima di tutto sulla disoccupazione femminile. Più della metà dei 14mila posti di lavoro persi a Bologna erano di donne, tra le casse integrazioni la quota femminile arriva al 60%. Solo per maternità sono almeno 1000 le donne che hanno dovuto lasciare il lavoro. Durante questa campagna ci saranno iniziative dedicate. E come facciamo sempre, l’obiettivo è continuare dal giorno dopo le elezioni".

Cosa pensa dell'asse PD /5stelle? Quali i rischi?

"L'asse PD/5 Stelle incarna - come avevamo sospettato - in salsa bolognese la politica delle larghe intese che si è costituita anche a livello di governo. Draghi è venuto per conto dell’Unione Europea  e di Confindustria in vista di una ristrutturazione degli assi portanti dell'economia italiano tramite il PNRR, e questo significherà anche lo sblocco dei licenziamenti collettivo contro cui Potere al Popolo sta organizzando una giornata nazionale di lotta il 30 giugno. Dietro a Draghi abbiamo visto tutte le forze presenti in Parlamento unirsi in nome dell'unità nazionale. Questo sta anche a dimostrare la morte dei 5 Stelle, che sono nati dall'antipolitica e adesso decidono di abbracciare definitivamente l'ipotesi di governance del PD". 

Dal centrodestra cosa si aspetta?

"Niente! Il centrodestra non può costituire una vera alternativa per le classi popolari e i nomi delle possibili candidature a sindaco uscite sui giornali negli ultimi giorni stanno lì a dimostrarlo. Qualcuno ha provato a riciclarsi nell’operazione Conti, altri cercheranno solamente di sottrarre fette di potere in città al sistema PD-cooperative in una spartizione della torta costituita dai fondi europei in arrivo". 

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